Il qualunquismo da bar ne fa sparare tante, di stronzate. Una fra tutte, “il giorno dopo una sbornia fatti un bel sorsaccio di vodka poi vedrai che starai benone”. Certo. Il sedicente dottorino di turno aggiungerà pareri illustri per confermare la bizzarra teoria, ma in realtà, fidatevi, non l’ha mai testata su se stesso. Un amico di un amico lo ha fatto, ovviamente, e pare che dopo stesse da dio. Bukowski credo facesse di cognome. Provate dunque a sfidarlo quando avrà un hungover da urlo a imbracciare la boccia di vodka, sedersi, concedersi una sentita sorsata e poi uscire come niente fosse per andare là fuori a produrre il proprio stipendio.
Ad ogni modo.
Una delle altre stronzate da bar più comuni è “mai incontrare il proprio eroe di gioventù”. Pare che tutte le glorificazioni costruite negli anni si sgretolino di fronte a quel vecchio panciuto e stempiato che proprio ora vicino a te si sta strofinanfo il naso con la manica mentre cerca di tirarsi su i calzoni sbrindellati con la mano già occupata a sorreggere una lattina di birra calda. Bah. Io francamente non ho mai incontrato nè Gianluca Vialli nè Brian May nè tantomeno il leone blu di Voltron, quindi non posso dire se questa roba sia vera. Poi due giorni fa ho visto che in una libreria di Haight Street c’era Ozzy Osbourne che autografava cose.
“Wow – ho pensato – non sarà stato l’idolo della mia gioventù, ma fa comunque parte di quell’olimpo di rockstar che ha contribuito a tenere lontani i giovani dal rap!”. Tanto basta. Andiamo a ‘sta libreria. Già 5 o 6 ore prima adolescenti e non con magliette tributo per il divora-pipistrelli stazionano emozionati sul marciapiede. Brufoli e metal da sempre vanno a braccetto, se poi li sistemiamo tutti nel reparto fumetti il pacchetto è completo. Scopriamo tuttavia con fastidio che l’astuto Ozzy non ci autograferà cd o vinili, ma solo una copia del suo libro che dovremo preventivamente acquistare all’entrata per 30 dollari. “Trust Me, I’m Dr. Ozzy“, si chiama, che poi a me suona più come una minaccia che come una rassicurazione. In sostanza è una raccolta di tutti gli articoli apparsi nella sua rubrica di Rolling Stone, dove spiega alle nuove generazioni come spappolarsi il fegato con droghe e alcool e redimersi a un passo dalla tomba. Decidiamo senza pensarci troppo su di mandare affanculo Ozzy e di andare a mangiare qualcosa in zona. Finito di rimpinzarci ripassiamo davanti alla libreria per vedere quanti fan hanno ceduto al ricatto e si sono accaparrati il libro pur di vedere da vicino il dead man walking del black metal. Tanti, a quanto pare. Assistiamo addirittura all’arrivo di Ozzy in auto, vediamo la sua testa intrufolarsi tra la folla acclamante e scomparire tra gli scaffali. La polizia ci fa sgombrare la strada. Senza rendercene conto ci eravamo anche noi avvicinati all’auto per strappare un fotogramma di quella che alla fine dei conti rimane pur sempre una leggenda del rock. Niente da fare. Pochi secondi e quella nuca con un’evidente ricrescita bianca scompare dal raggio visivo. Per soli 30 dollari potremmo vederla da vicino nell’anonimo retrobottega di una libreria del quartiere hippie della città, ma decido di tenermi questo bonus per un eventuale concerto. Chissà, se si sono riformati tutti, dai Take That agli Stone Roses, magari Iommi e Ozzy rimetteranno su il carrozzone. Con l’aiuto del roadie insostituibile in questi casi, Polmone D’Acciaio.
De Niro ci aveva già spiegato come trattare i nostri eroi
Deluso dall’occasione sprecata ritorno a casa con la coda tra le gambe. Nel frattempo Jason, un tamarro italo-americano conosciuto a Brooklin con tanto di canottiera a coste e catene penzolanti, mi contatta per dirmi che stavolta è certo: Lady Gaga sarà la nuova cantante dei Queen. Pare che il suo ultimo singolo sia stato composto insieme a Brian May e la collaborazione abbia portato a grandi risultati. Ascolto il pezzo. Non mi pare proprio. Decido di non contraddirlo e gli assicuro che mi informerò. “Cristo santo – penso – Vialli è andato a giocare alla Juve, Brian May sostituisce Mercury con Lady Gaga e alla fine dei conti il leone blu di Voltron non ha mai risposto alle mie letterine. Forse è vero ciò che si dice al bar sui tuoi miti dell’infanzia. BASTARDI”. Che se uno avesse avuto Ozzy come mito poi oggi ci sarebbe rimasto ancora peggio, rincoglionito come è, col pannolone e impossibilitato anche solo a salutare i fan in attesa sotto il sole (tutti in maglietta nera, tra l’altro) da 5 ore. Sti cazzi.
La sera decido di andare alla zombie parade. In un modo o nell’altro, il mio incontro con un non-morto oggi me lo sono concesso. Palma d’oro per Alice in Zombieland ma anche il nano sfigurato che mormorava storto “Braaaains..or cigareeeeettes” mi è piaciuto molto.
E’ dunque deciso. La prossima sbornia la combatterò con il bicchiere del mattino dopo. Croissant e vodka tonic dovrà essere. Per forza. Forse quella del bar è vera saggezza popolare. Quella che tanto ci faceva ammirare i nostri nonni, anche quando forse ne raccontavano una di troppo. Tanto, come recitava un cartelo dalla parade, “Shoots happen”. Tanto vale cogliere l’occasione al volo, e strappare i poster dal muro della nostra cameretta. I nostri miti non terrebbero mai una nostra foto sul comodino, figuriamoci appesa al muro con le puntine.