Street Wear Parade, ovvero la musica ai tempi dei saldi di H&M

Da quando ho la possibilità di registrare dati sul mio usurato hard disk cerebrale, i ricordi circa i saldi di gennaio e febbraio sono da sempre associati a sensazioni di angoscia, crisi di panico, richiesta di aiuto materno e darwinismo sociale da quattro soldi.

L’evento più atteso da donne e metrosessuali della città è calcolato con gregorianica precisione e cronometrata aspettativa pre-coitale, e chi si prepara a lanciarsi nella Battaglia campestre de i-cesti-con-tutto-a-5-euro non di rado saluta i propri cari con rassegnata accettazione del proprio destino.
danger,salesLa ricerca dell’occasione da acquistare con cieca fiducia circa il prezzo originale esposto è una sorta di rito di passaggio che ogni teenager deve sostenere per potersi dire finalmente un po’ meno teenager, e la riuscita nella friabilissima scala sociale degli studenti delle medie è in qualche modo correlata a quanti stracci sudici cuciti da bambini cianotici si riesce a collezionare nel Sale-Day.
Davvero, non c’è una cazzo da ridere. E’ roba seria. Ho visto ragazzine minorenni scambiarsi insulti da carcerati e accapigliarsi sudate fino allo stremo graffiandosi la faccia. E per una volta non mi hanno accreditato 29,90 $ dalla carta di credito, per vederle. Il catfight del nuovo millennio è una mutanda da 7,99 gettata in un’arena di studentesse salentine fuori sede.

Ora, non siamo certo qui a giudicare queste catarsi o le aspettative di consumo a basso costo delle nuove generazioni, perchè pochi di noi possono dirsi vergini sotto questo tipo di pratiche, ma il fattore che più mi ha colpito negli ultimi anni è il sottofondo musicale che accompagna lo shopping nei principali negozi di abbigliamento.
Per necessità di nessuna voglia di approfondire tratteremo qui solo il contesto dei negozi di abbigliamento, e in particolare delle principali catene internazionali, i cui prodotti è noto sono creati da bambini taiwanesi pagati in frustate e dischi di Michael Bolton, e la cui qualità farebbe implodere in una supernova Enzo Miccio. No, non parleremo delle botteghe dell’equo e solidale.

Loro i cd li danno dei Sud Sound System.

Comunque.

La prima volta ad esempio che a Bologna entrai da Pull & Bear ebbi un’epifania. Mi si presentò sotto la cristallina forma di un “Ma che cazzo??!” tagliente come un colpo di naso di Maryl Streep e inevitabile come l’herpes dopo una serata al Cassero, e si trasformò presto in un senso di confusione e voglia di ballo di gruppo sotto iboprufene e rum. Una pungente base techno-trance pulsava da casse enormi piazzate strategicamente ovunque, e anche i commessi ormai lobotomizzati dalla cura Paul Kalkbrenner plus Xanax battevano gli scontrini a 150 bpm. La gamma di colori delle magliette esposte, interamente compresi tra il giallo e l’arancione, non aiutò la sottostimolazione. Finito di fare la piramide umana in mezzo al negozio con i miei nuovi amici gabber salutai educatamente e me ne andai.
Soldi spesi: 0 €

Vicino Pull & Bear si può incappare in un’orda di orchi di Sauron travestiti da quattordicenni alla moda, piazzati a piantonare l’entrata di H&M. Se un tempo gli adolescenti il sabato si sfondavano il cranio con cannoni lunghi un braccio nei parchetti dispersi tra i sobborghi urbani, oggi la tendenza è di scomporsi il fegato da McDonald’s e andar poi ad esibire la propria acne in triacetato davanti H&M. Una volta entrati nel negozio il nuovo singolo di Rihanna vi invoglierà a lasciar perdere e rivalutare quei calzoni di vostro padre che in effetti non sono così male, ma stoici e invogliati dal brand così giovanile e accessibile scalerete i piani uno ad uno fino ad arrivare nella vostra sezione di appartenenza. Fashion macht frei. Madonna farà di tutto per farvi uscire da lì, e Lady Gaga entrerà a rimorchio in scivolata puntandovi dritto le caviglie. Ora la voglia è davvero scemata, anche perchè nel frattempo una maglietta con la serigrafia di Duffy Duck vi si è appena sgretolata tra le mani appena presa dallo scaffale, e il commesso froscio con i capelli anti-gravità vi ha già adocchiato il pacco con fare felino. Il nuovo singolo dei Tokio Hotel sarà per voi il definitivo cartellino rosso ed è da ipotizzare che non farete ricorso contro la squalifica di 20 anni imposta dal giudice sportivo. Se ne riparlerà quando dovrete vestire il vostro futuro figlio novocainomane per salvarlo dalla moda cyber-punk(abbestia) lanciata dal figlio negro di Luca Giurato.
Soldi spesi: 0 €

Scendendo lungo l’impon(i)ente via Indipendenza ci si ritrova all’altezza dell’ex cinema Metropolitan, dove la multinazionale spagnola Zara ha imposto uno dei suoi punti vendita, l’unico con opzioni cromosoma Y. Entrate. Una volta scrutati con sospetto dal silente gorilla all’entrata e superata la turbina d’aereo posta per creare escursioni termiche letali all’avventore, troverete un’atmosfera decisamente diversa. E’chiaro che il negozio voglia fare un po’ la parte del cugino fighetto che non approva lo stile di vita laido e bifolco degli altri suoi simili, e la musica si presenta in maniera molto più soft. Un po’ pop, un po’ rock, un po’ mediocrità e un po’ banalità. Praticamente la carriera musicale dei Negramaro. L’atmosfera comunque ne guadagna in vivibilità, girare in tondo per trovare nulla di indossabile risulterà rapido e indolore, ma incazzati per non aver ancora comprato nulla acquisterete a caso una cintura a scacchi davvero elegantissima. Se siete Alfonso Signorini.
Soldi spesi: 6,99 €

A questo punto le opzioni low cost cominciano a scarseggiare. Benetton ammazza troppi indios mapuche, Sisley ne ammazza troppo pochi, da Bata ci sono fragranze degne dello spogliatoio dei Chicago Bulls e di catene come Yamamay Camaieu e simili non so un cazzo perchè indossare intimo femminile dozzinale mi fa venire fastidiose irritazioni all’interno coscia. Un pò delusi e rassegnati ad abbandonare il circuito di abbigliamento giovane e dinamico, risalite la china fino a via ugo bassi, diretti a quella pizzetta tiepida di Altero che magari vi scalderà il cuore.
Soldi spesi: 1,50 €

A questo punto però il destino si ripiglia dal coma farmacologico con un colpo di coda degno del miglior Ron Jeremy. Le vibrazioni vi entrano nelle vene e vi pompano il sangue a velocità tripla. Il subwoofer vi calcia il cuore e in linguaggio morse vi dice ti amo stallone vieni e prendimi qua. Il neon vi abbaglia i manichini hanno tette enormi le vetrine scintillano. Siete entrati da Terranova. Finalmente il negozio che cercavate. L’effetto dell’LSD della pizzetta di Altero comunque si esaurirà prima che acquistiate quella camicia a righe orizzontali con le toppe sui capezzoli e quei pantaloni della tuta con scritto “ti spacco il culo” per il lungo della gamba destra. Improvvisamente un rapper senza troppi dogmi morali vi urlerà nell’orecchio un pezzo che siete quasi sicuri parli di sodomia a bordo piscina. Dopo di lui un cantante country dallo spiccato accento rumeno tenterà di associare una base dance ad un pezzo sull’amore tra le diverse razze. Amore tra razze inteso come zoofilia. Necrozoofilia. Pedonecrozoofilia ora che ascoltate meglio. L’idea di scoparvi un arrosto di vitellino o uno speck è troppo disgustosa anche per voi, o almeno lo è abbastanza da mandare affanculo anche quel posto e tornare in strada.
Soldi spesi: 0 €

Basta, è finita. Avete speso 8,49 € e in mano vi ritrovate solo un residuo di pizzetta psichedelica e una cintura slavata. Che vi guarda pure beffarda, cintura figlia di puttana. Prima di considerare il vostro pomeriggio completamente fallimentare correte dal Disco D’Oro e investite in un disco o telefonate ad una amica a caso e offritele un aperitivo all’aperto. Magari ricordandovi nostalgici di Radio Standa o della radio interna della Coop, così inoffensive ed eleganti nel suggerirvi tra un pezzo dei Queen e uno di Robbie Williams quale ottimo prodotto per lo scolo fosse disponibilie nel reparto malattie imbarazzanti.
La vita sarà breve, ma il ciclo vitale della merda che stavate per comprare lo è molto meno. In qualche modo avete vinto voi su di loro. Pensatela così. Loro d’altra parte se potessero non vi comprerebbero. E questo a me basta per farmeli stare sul cazzo.

Un pensiero su “Street Wear Parade, ovvero la musica ai tempi dei saldi di H&M

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...