Ho capito di essere diventato adulto quando passando per le strade universitarie invece di offrirmi del fumo hanno tirato fuori i documenti e me li hanno mostrati. Per non sembrare scortese li ho anche controllati. Ho finto di chiamare in centrale con il mio cellulare quando in realtà dall’altro capo c’era soltanto il silenzio del mio imbarazzo e la mia spiazzante mancanza di polso. “Tutto a posto ragazzi andate pure”.
Mi chiamo Claudio, sono dello scorpione e sono morto.
Io di professione faccio l’attore. Niente di importante sia chiaro, ma diciamo che qualche ruolo di secondo piano sono riuscito a interpretarlo. Il culmine della mia carriera l’ho raggiunto a 7 anni, quando insieme ad altri coetanei ricoprii il ruolo del bambino entusiasta in una di quelle pubblicità televisive per giocattoli da edicola. Erano braccialetti al neon che promettevano di animare la festa, qualunque cosa si intenda per festa quando hai 7 anni. Il copione prevedeva che insieme ad una biondina vestita di azzurro irrompessi in un party triste dove gli altri bambini si annoiavano a morte. Alla vista dei nostri braccialetti fluo, tuttavia, lo stereo impazziva pompando musica caraibica e tutti tiravano fuori da qualche parte coriandoli e stelle filanti. Una figata pazzesca, giuro. Lo spot andò in onda per un anno intero nelle pause tra un cartone e l’altro. Roba raffinata eh, parliamo dei maggiori network nazionali.
Per anni sono stato “il bambino dello spot”. A scuola la gente mi guardava con invida e ammirazione, e le maestre strizzavano l’occhio complici al mio atteggiamento da piccola star canaglia. Non si sa mai. Magari un giorno avrei vinto un Oscar. E loro avrebbero potuto ragliare alle amiche: “Io a lui ho insegnato la capitale del Camerun”. Puttane arriviste senza spina dorsale.
Col tempo il successo è scemato. Ho raccattato un po’ di comparsate su fiction nazionali, prima come bambino prodigio poi come ragazzino intraprendente poi adolescente turbato e infine studentello universitario con problemi di cuore.
Nel frattempo i social network sono arrivati al loro apice e ogni tanto qualcuno mi postava il video dello spot di 20 anni prima. “Guarda cosa ho ritrovato Cla!!1!1!!! La riaccendiamo questa festa?’?’??”. Dove lo avessero pescato lo sa solo Dio. Una roba piuttosto seccante perchè a confronto lo spezzone di io che con cammino dietro Luca Zingaretti vestito da mormone meritava ben più attenzioni e like.
Negli ultimi tre anni non ho mai lavorato. Ho rubato una laurea triennale senza significato e scroccato vitto e alloggio alla mia famiglia. Le mie fidanzate non hanno mai sopportato il mio ego non si sentivano mai all’altezza e son sempre stato fondamentalmente solo. Non ne potevo più. Per questo ieri ho deciso di uccidermi. Perchè quando sei morto la gente si ricorda delle cose belle che hai fatto. E anche chi non si ricorda di te all’improvviso si ricorda. E se non ti conosce affatto si ricorda uguale.
Quando qualcuno muore, che sia un cantante un attore un presentatore uno sportivo un amico-di-amico un militare un animale famoso un regista o tutte queste cose messe insieme, la gente gli rende tributo. Scrive pensieri carini su di loro. Posta le loro foto e i loro video più celebri. Esterna la sua commozione
cerebrale. Si sente sinceramente triste. Non c’è niente come un bel video tributo ad un qualunque dittatore illuminato della Micronesia per rimediare un pompino da una studentessa di Scienze Politiche. O una citazione colta del bassista tossico di una pop band dell’Ohio per aumentare il proprio ranking all’interno del microcosmo rockettaro della propria città.
Perchè cosa c’è di meglio per esorcizzare la morte che una celebrazione collettiva che ci ricordi che noi sì, siamo ancora vivi, e lo saremo finchè manterremo la sua memoria. O viceversa adesso non ricordo.
L’altra notte ho inscenato la mia morte. Ho lanciato la mia vespa a tutta velocità giù dalla scogliera come avevo visto fare un vecchio film e ho aspettato che la gente ne parlasse. La prima a dare l’allarme è stata mia madre. Povera. Poi sono arrivati i giornalisti della cronaca locale. Infine il tam tam dei social network.
E’ stato solo allora che ho capito quanto in realtà la gente mi volesse bene. Come un novello Tom Sawyer 2.0 ho assistito alla mia celebrazione postuma su Facebook e Twitter, scoprendo che in realtà il mio cameo in quel film di Virzì dove interpretavo il garzone non era stato dimenticato (32 condivisioni, 97 like). La sparatoria tra boss mafiosi dove venivo coinvolto insieme alla mia scolaresca era rimasta altrettanto nella memoria (41 condivisioni, 71 like). La scena in cui alzo la mano per rispondere ad una domanda della maestra Delcati si è confermata pilastro della mia crescita come uomo e attore (101 condivisioni, 97 like).
La gente ha pianto la scomparsa del giovane astro nascente del cinema italiano. Produttori e registi che negli scorsi anni hanno rimbalzato con sdegno le mie candidature hanno avuto parole di miele per la mia memoria e il mio talento. Donne che nemmeno rispondevano ai miei saluti hanno espresso rammarico per non avermi conosciuto meglio. Nessuno ha postato il video dello spot di 20 anni fa. Come fosse una vergogna esporre in piazza il vessillo del mio fallimento, della mia mancata ascesa all’Olimpo. La morte ha azzerato il sentimento più sincero in favore di una ammucchiata selvaggia di empatia e affetto come nemmeno nelle ultime pagine del Profumo di Suskind. Ero visibilmente commosso.
Non sono più tornato indietro. La gente ancora oggi mi crede morto. Le case di produzione rimasterizzeranno i film dove sono comparso anche per pochi secondi. Il mio fan club nuovo di zecca ha promesso di estrapolare tutte le mie scene per produrre un documentario i cui proventi andranno a sostenere le famiglie delle vittime delle scogliere. La casa di produzione dei braccialetti fluo ha deciso di donarli a bambini del terzo mondo. Ha fatto più opere buone la mia morte della mia vita.
Sono passati tre giorni dalla mia morte. Nessuno parla più di me. Ma il ricordo delle mie gesta so essere vivo nel cuore dei miei fan. Ieri pomeriggio è morto un famoso chitarrista. Ora la mia timeline di Facebook è colma di messaggi celebrativi in suo onore. Ad una occhiata superficiale parrebbe che la gente si sia di nuovo dimenticata di me. Che queste condoglianze a tempo determinato siano vuote come il programma elettorale di un qualsiasi grillino. Ma so che non è così. L’affetto che si dimostra per la gente famosa crepata è per sempre. Vero?
..vero?
e dimmi, come si sta dall’altra parte? io quello spot comunque non lo ricordo.