Breve guida all’elettrice del 2014

Mi chiamo Tommy sono alto 1 e 79 e ho meno anni di Michael Hutchence degli INXS prima che si ammazzasse al Ritz di Sidney con una cintura al collo mentre praticava autoerotismo. Domenica scorsa sono andato a votare perchè parlare di politica fa scopare scriverne ancora di più farla invece mi sa che te lo fa fare solo a pagamento coi travestiti con tettazze enormi io questa cosa non l’ho mica capita bene.

A me piace la politica perchè in campagna elettorale tutti parlano dei candidati tutti si interessano tutti si informano tutti dibattono dei dibattiti. A me personalmente frega zero della politica che tanto lavoro in nero vivo in una doppia subaffittata senza contratto non ho un mezzo intestato mai versato contributi praticamente per lo Stato non esisto quindi figurati cazzo gliene frega di venire ad aiutare me che sono il fantasma del fallimento del welfare state.

Io seguo la politica perchè la politica è un ottimo argomento per conoscere ragazze insicure che nascondono dietro il cartello YABASTA un vuoto cosmico insanabile dato dall’intima consapevolezza che tanto tutto quel volantinaggio l’urlare nei megafoni il manifestare fuori dalla scuola non cambierà gli equilibri economici globali non darà un burrito al piccolo Ramirez del Nicaragua nè tantomeno darà sostanza al proprio sogno di studiare in una università americana con un axolotl o un loris lento come mascotte della squadra di football.

William_Hogarth_032In campagna elettorale è facile scopare se sai che domande fare alle ragazze e quindi come stimolare i suoi ferormoni chapanequi o imperialisti. Questo un esempio di quiz da sottoporre alle ragazze incontrate di sera due settimane prima delle elezioni. In base alle possibili risposte capirete la loro appartenenza politica e di conseguenza gli argomenti da sviscerare con sincera passione mentre pensate a come caricarla sullo scooter per portarla il prima possibile a casa vostra.

1) L’altra sera ho visto almeno tre programmi tv di approfondimento preleettorale e ho capito che in realtà questa classe politica non vuole ascoltare le mie necessità ma solo sfruttarne il potenziale mediatico per creare proclami da prima pagina. Non ti senti soffocare certe volte?

Risposta 1: sì.
Risposta 2: no.
Risposta 3: questa retorica della classe politica che non mi rappresenta ha rotto il cazzo non è mai esistita una classe politica specchio del popolo italiano credi che Fanfani fosse visto dagli elettori come il ragazzo della porta accanto Obama ci ha rovinato con sta stronzata del politico compagnone voce dei più disagiati lo odio e odio pure te ora che ci rifletto
Risposta 4: perchè sei senza pantaloni?
Risposta 5: offrimi un altro Moskow Mule e possiamo andare a scopare senza più far finta di scambiare opinioni

2) Credo che la messa in secondo piano delle tematiche ecologiste nei programmi elettorali sia un errore di valutazione che pagheremo caro tra 50 anni. Tu guidi un mezzo elettrico?

Risposta 1: sì.
Risposta 2: no.
Risposta3: la vera domanda è dove è finito il buco nell’ozono perchè negli anni ’80/’90 non si parlava d’altro e ora è stato soppiantato da un orso bianco che galleggia su un pezzo di ghiaccio alla deriva nei mari del nord se ci fai caso è dal nuovo millennio cioè dopo la caduta delle torri gemelle che non se ne parla più ma si parla solo del surriscaldamento globale che certo è collegato ma parliamo di un rapporto di causa-effetto tra i due allora da dopo le torri si parla solo di effetto ci scordiamo delle cause potrebbe essere una coincidenza ma forse no
Risposta 4: il mezzo elettrico è per finocchi
Risposta 5: non ho i soldi per pagarmi le fette biscottate col marchio coop dell’euro che ride figurati un mezzo elettrico anzi mi paghi un altro giro a me alla mia amica?

3) La gestione degli spazi televisivi è spesso  squilibrata verso i partiti di maggioranza e lascia poco spazio ai partiti minori che in questo modo non potranno mai sfruttare quel megafono mediatico che ancora oggi influenza il 70% dell’opinione pubblica. Tu guardi la tv?

Risposta 1: sì.
Risposta 2: no
Risposta 3: la tv è per finocchi e per mia nonna che guarda i quiz su RaiUno
Risposta 4: la tv è l’oppio dei popoli del nuovo millennio non capisci ora con la rete hai accesso ad un pluralismo spontaneo che certo magari non verifica sempre le fonti ma offre spunti di riflessione in continuazione e lascia spazio ad un vero dibattito che può creare qualcosa di bellissimo
Risposta 5: io non ho tv troppo mainstream meglio un live degli Einstürzende Neubauten su un canale di video broadcasting indipendente con server in Islanda crittografato in Esperanto

In base ad un sistema di punteggi ancora da stabilire, le risposte date forniranno un preciso profilo dell’elettrice che si nasconde dietro quel bicchiere ormai a metà. Ad esempio:

L’oltranzista
Questa categoria è anche detta pornocomunista. Non disdegna lo shopping ma sostiene con forza il ritorno della politica nelle piazze. Si scatta foto che chiama selfie con hashtag di sostegno al politico incensurato di turno, scrive status politici in prossimità delle elezioni che poi sconfesserà poche settimane dopo con check-in in locali in riviera alla moda. Alcune di queste mostrano il proprio corpo per raccattare i voti degli elettori più deboli. Nonostante sia chiaro a tutti che non è una militante va avanti per la sua strada oltre ogni ragionevole decenza e prova a convincere le sue amiche che sì le sue nuove meches sono fighe ma ci pensi mai all’Electrolux?
Chi vota: partiti della sinistra a caso o riformatori con poco appeal

L’indignata
Non ne può più della classe politica attuale e sogna di andare a Berlino a maturare la sua vena artistica. Ragiona in base a statistiche su occupazione e fallimento delle startup. Ogni punto dei programmi politici è risibile se confrontato con quelli  dei Grandi del passato e ingolla litri di superalcoolici tenendo banco sul perchè siamo un Paese di merda che merita di sprofondare nell’Adriatico. Alla fine rimane comunque in Italia.
Chi vota: boicotta il voto e ci tiene che tutti lo sappiano

L’affiliata
Non ha una sua idea precisa ma mamma e papà sostengono quelli lì quindi se ne sbatte e per quieto vivere molla il voto senza particolari ripensamenti o sensi di colpa. Quando si parla di politica si attacca a Whatsapp e si eclissa in una chat di gruppo dove regnano sovrane emoticon buffe e messaggi vocali di pochi secondi.
Chi vota: destra riformista ma anche sinistra qualunquista

L’antipatica
Deve per forza mettersi contro fino a sostenere tesi impossibili come lo sparare ai barconi dei migranti non perchè ci creda ma per esser quella che si discosta dal pensiero dominante. Non ama i negri o i gay ma nemmeno i politici viscidi, il sushi e le canzoni pop.
Chi vota: direi Lega ma non sono ancora riuscito a ricollegarle ad un partito

La grillina
Basta non se ne può più è ora di fare un repulisti cambiamo il mondo chattiamo finchè l’Italia non torna in pista esclamiamo banniamo proponiamo cancelliamo assaltiamo sconcertiamo riscriviamo educhiamo maleduchiamo sospettiamo complottiamo e scie chimiche. Tante. Troppe.
Chi vota: movimento 5 stelle

Che poi la soluzione sarebbe quella di lasciar parlar di politica chi ha quantomeno studiato per farlo ed evitare di riempirsi la bocca con teorie sentite dire per caso che facciamo nostre solo per mostrare di avere un punto di vista originale. Ci sono anche i Mondiali in arrivo. C’è il giro d’Italia. C’è la guerra alle porte. Gli argomenti da bar non mancano. Per favore, quindi. Non fate finta che vi interessi. Provate a fare una prova. Provate a immaginare le cose che dite in bocca ad un’altra persona. Non vi sembrerebbe un pallone gonfiato del cazzo che non sa di cosa sta parlando?

Ecco.

 

Cosa si nasconde dietro le feste Erasmus

Il seguente pezzo narra le vicende di un vecchio amico di (this), Tommy. Qui e qui potete leggere le sue passate avventure su queste frequenze. Non c’è bisogno che vi dica che il suo linguaggio e i suoi atteggiamenti razzisti e omofobi potrebbero urtare la vostra sensibilità. Quindi se preferite una lettura più costruttiva vi linko qui il blog di Selvaggia Lucarelli. Godetevelo tutto.

P.S. Se siete studenti Erasmus leggete solo i grassetti. Apprezzerete di più la vostra condizione attuale e forse non soffocherete il vostro compagno di stanza Jerman con un cuscino di Snoopy dopo che vi ha rubato l’ultimo grammo di afghano.

C’è stato un periodo, nella mia vita, in cui ero convinto che andare alle feste Erasmus fosse una figata pazzesca. Tutta quella gente da ogni parte del mondo che scambiava saperi ed esperienze come liquidi seminali in una gita scolastica mi faceva sentire un novello Marco Polo in un mondo multietnico, colorato, linguisticamente stimolante e sociologicamente necessario.

Al tempo frequentavo i corsi di semiotica, e come ogni studente di queste materie ero convinto che il mondo fosse realmente interessato alle teorie più esplorative della filosofia del linguaggio e della glottologia. Mi riempivo la testa di autori assurdi e teorie ingiustificabili per fare colpo sulla candidata della serata, andavo nella casa di turno e dopo qualche sorso di cocktail preparato sulla scrivania di una tripla a 250€ al mese spese escluse ero in pista di lancio per la conquista intellettuale.

Mi chiamo Tommy, ho ormai raggiunto la soglia dei 30 anni e da almeno 7 ho capito che gli studenti Erasmus sono la metastasi del cancro che lentamente ucciderà la nostra generazione. Una generazione cresciuta con il mito dell’Unione Europea e della cooperazione tra Stati per la valorizzazione delle risorse locali. Un cancro alimentato dall’edonismo promiscuo degli ultimi anni ’80 e dall’entusiasmo yuppie di una novella società post-sovietica che ancora non aveva considerato pro e contro di una libertà intellettuale acerba e ostinatamente localizzata. Chi parte per l’Erasmus a 20 anni vuole affermarsi come uomo di mondo ma finisce come tutti a studiacchiare per esami facilitati e a partecipare a feste orgiastiche benzinate a vino low cost e gente scalza che suona strumenti del proprio Paese.

Al primo anno di università facevo fatica a conoscere gente. I ragazzi autoctoni erano ancora schierati a testuggine tra di loro per l’entusiasmo delle scorribande condivise al liceo, mentre i fuorisede tendevano a fare gruppo per sostenersi e fingere di non avere nostalgia dei loro campi arati e delle feste del patrono di paese. Io vengo da uno squallido paesino del nord ovest e il mio concittadino che ha viaggiato di più è Enzo il fattore che tutte le settimane andava in città a comprare giornalini porno e birra estera per noi ragazzini entusiasti. Per ambientarmi meglio nella città ho cominciato a partecipare a feste di matricole ed Erasmus. Un bel paradosso a pensarci oggi perchè di tutti quei neomaggiorenni che stappavano birre calde e parlavano delle differenze tra una regione e l’altra ben pochi sapevano anche solo dove si trovasse il palazzo del comune o la biblioteca pubblica. Ho vivacchiato così per gli anni necessari, e una volta ottenuta la laurea son tornato a casa dei miei genitori. Anni belli, a pensarci bene, ma comunque filtrati dagli occhi di un ragazzetto amico delle droghe e per nulla oggettivo nei giudizi. Lunedì scorso sono tornato qui. Sette anni dopo. E sono finito in una festa Erasmus. Questo è quello che è successo.

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La spesa del perfetto Erasmus: Baci Perugina, tre bottiglie di limoncello e due confezioni di preservativi extra resistenti

Sto comprando birre in un supermercato del centro, già in ritardo per incontrare i vecchi compagni di studio. Siamo tornati in città per un week end revival: il programma è andare nel nostro pub di fiducia e raccontarci storie dei tempi dell’università, aggiornandoci sulla nostra vita attuale. Una bella merda a pensarci bene dato che nessuno di noi ha un lavoro che rimarrà lo stesso dopo i 6 mesi di contratto di apprendistato e le storie dei tempi dell’università le conosciamo già tutti. Oltretutto siamo già amici su Facebook quindi sappiamo abbondantemente i cazzi degli altri. L’unico ad avere una fidanzata è Antonio da Messina che si è congedato da lei con una scusa tipo vado a seguire un corso di aggiornamento. A luglio. Di sabato.

Mentre conto le monete per pagare le Peroni butto un occhio alla spesa delle tre tizie davanti a me. Sono tre spagnole bellocce, avrano sì e no 24 anni, e la loro spesa comprende tre bottiglie di limoncello cioccolatini e alcuni pacchi di preservativi. “Wow – penso – le ragazze sì che sanno come si organizza una festa cazzuta”. Prima che me ne possa rendere conto sono fuori dal supermercato a fumare con loro. Il sole batte forte, io lo spagnolo manco lo capisco, ma il messaggio è chiaro. Stanno festeggiando la despedida dal loro anno di Erasmus. Torneranno in Spagna a giorni. Un peccato perchè “a noi gli italiani piacciono tantissimo e vorremmo venire qui a trovare lavoro“. In bocca al lupo penso e intanto sono già in strada per casa loro, ospite improvviso di una festa di despedida che neanche so bene cosa voglia dire ma ci sono cioccolatini e limoncello quindi perchè no. I miei vecchi amici li ho liquidati col vecchio trucco del non ti rispondo alle chiamate. Hasta luego.

Mentre cammino ignorando ciò che dicono nella loro lingua penso che se ricordo bene le feste di studenti e soprattutto quelle Erasmus sono grosso modo così:

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Fucking Erasmus

Quello che invece mi ritrovo davanti è una mansarda soffocante piena di neomaggiorenni biondi o troppo poco biondi, intenti ad addentare manciate di patatine e a tracannare quella che loro chiamano la miglior sangria che berrai mai. L’aria già pesante è stuprata da musica folk cilena, Bella Ciao dei Modena City Ramblers in almeno tre lingue diverse e svariati pezzi di Manu Chao che forse anche lui si è dimenticato di aver composto o comunque non ne va certo orgoglioso. La padrona di casa è una tedesca scalza che gira per la casa brandendo un cannone grosso come un femore che premurosamente chiede a tutti gli invitati chi cazzo siano. Io sto cercando di capire quale tra i vini appoggiati sul tavolo di plastica non provenga dallo scaffale di un pakistano mentre perlustro con lo sguardo la stanza in cerca di qualche sguardo complice. Contro ogni aspettativa non c’è il santone bianco coi rasta, ever green tragicomico di ogni festa di studenti international che dispensa racconti e suggestioni su come la keta cingalese sia in effetti ottima per raggiungere il nirvana dovreste provare una volta cioè pazzesco non sai che viaggio.

Mi soffermo su un cinquantenne sudato che fuma un sigaro alla vaniglia da pochi spiccioli mentre cerca di convincere una ventitreenne che sul serio è uno scrittore e sul serio ha pubblicato diverse cose. Parla con la bocca impastata e si esprime così male che mi viene la curiosità di sapere se davvero la sua mano abbia regalato qualcosa ai posteri che non sia un abuso premeditato. Decido di scambiarci quattro chiacchiere. Pare venga da Roma ed è in città per seguire la tournee di suo figlio attore di teatro fisico che performa arti figurative immaginarie. Non so cosa stia dicendo e quando capisco che si scoperebbe anche me mi dileguo con una scusa.

Nel frattempo la padrona di casa si sta facendo spogliare con la scusa di un gioco alcoolico da due bosniaci con una evidente erezione che spunta dai loro shorts di triacetato. Le spagnole stanno cantando a cappella un coro della loro tradizione contadina e un calabrese con i peli che escono dal colletto della maglietta batte le mani a tempo, convinto di conquistare così la benevolenza necessaria a strappare la sega di fine serata. Un francese le accompagna ticchettando una lattina di birra con l’unghia del dito indice.

erasmus-party

Fai pace con questa cosa. E’ così.

Dopo oltre due ore di “In Italia è così” “In Austria è così” “In Francia è così” e di battute su costumi e cibi tipici mi sento già abbontamente sazio. Ho subito palpeggiamenti da una albanese che parlava con forte accento abruzzese e ho ascoltato tutte le motivazioni di una separazione tra un milanese e una napoletana con problemi di legnosità a letto. Il vecchio pederasta romano è tornato alla carica con una irlandese di 22 anni invitandola a Gabicce dove pare si beva il miglior Bellini della riviera e lui queste cose le sa perchè sa godersi la vita. Le tre spagnole stanno clamorosamente lesbicando tra loro mettendosi baci perugina ovunque succhiando limoncello. Alla fine lo sapevano davvero come organizzare una festa. L’argomento più stimolante affrontato durante la serata è stato il monologo di un texano che si vantava di aver ucciso durante un viaggio in Asia cuccioli di panda per diletto della sua consorte 45enne. Io nel dubbio me la squaglio.

Uscendo dalla casa controllo il cellulare. 32 chiamate dagli amici al pub. Li ho fatti aspettare abbastanza. Mi incammino con le mani nelle tasche verso ciò che nella vita conta di più:

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Grazie come sempre a Mindtapes per i preziosi contributi offerti

Scusa, amore, ma si è fatta una certa

Mi chiamo Fabio sono del sagittario e nell’oroscopo credo solo quando devo dare un esame all’università.

Che poi l’università l’ho cominciata solo per giustificare un ragionevole periodo di vacanza lontano da casa dei miei, prima di subentrare a mio padre nel lavoro che ha finanziato i miei vizi negli ultimi 12 anni. Sia chiaro, sono tuttora convinto che il corso di Storia della Danza e del Mimo sia il giusto grimaldello per entrare a testa alta nel difficile mondo dell’arte, ma ecco ho sviluppato un moderato scetticismo sulle possibilità di arricchimento offerte da corsi di laurea che non insegnino a limare il legno o a creare un sistema adiabatico chiuso che impedisca di scambiare calore con l’ambiente esterno. Il contrario di sistema adiabatico è invece sistema diatermico. Nozione fondamentalmente inutile per il 60% della popolazione mondiale. 60% della popolazione mondiale che ironia della sorte è la stessa percentuale di umani a rischio disoccupazione e povertà estrema. Dove eravate durante le lezioni di fisica alle scuole superiori? Ecco. La vendetta è un piatto che va servito freddo. Possibilmente con contorno di privazioni e sentimento di inadeguatezza. Stronzi.

Ho avuto relazioni stabili ho avuto flirt di una notte ho avuto storielle da autostazione di un mese ho avuto mesi in cui mi uccidevo di seghe.
Tutto nella media.
Tremendamente nella media.

Non è che le donne mi facciano paura. Parlerei più di una progettualità scostante osteggiata da una contrattualizzazione a progetto che se da una parte mi impedisce di guardare lontano dall’altra mi spinge a tener gli occhi aperti per trovare nuove opportunità. Tutto qui.
Tutto nella media.
Tremendamente nella media.

uomo-amore-città-bolognaL’unico vero amore della mia vita l’ho conosciuto quando arrivai in questa città per studiare. Lei era bellissima e misteriosa. La conobbi sceso dal treno quasi per caso, mentre aspettava chissà chi ma giureri fosse lì per me. Ebbi una epifania pari solo a quella di un teenager degli anni ’90 che vede per la prima volta Natalie Imbruglia nel video di Torn. Mi scontrai con lei con la delicatezza di un goffo ciccione che si fa largo tra la folla per arrivare alle pizzette fredde di un aperitivo. Con una scusa la convinsi a farmi conoscere le strade della zona universitaria, a passare sotto i monumenti che fino a quel momento avevo visto solo in fotografia, a mangiare il cibo da strada locale, vero termometro della civiltà di una popolazione.

L’estate era in dirittura d’arrivo e solo la consapevolezza di aver aperto un nuovo capitolo della mia vita sopiva l’amarezza di un nuovo autunno alle porte. Città nuova, indipendenza garantita comunque da un assegno mensile dei genitori, convivenza con gente di tutto il mondo e finalmente materie da studiare che io e solo io avevo scelto con la consapevolezza e la maturità di un 19enne con le idee chiare e le palle del proprio futuro ben strette in pugno.

Le prime settimane ci siamo annusati a vicenda. Lei veniva da alcuni anni di relazioni turbolente con persone che non ne avevano gradito lo spirito libero e la voglia di mostrarsi. Io francamente ero bloccato da questo suo passato così burrascoso e per adeguarmi adottai atteggiamenti e abitudini che oggi ricordo con tenerezza. Abbigliamento sdrucito e una rigida dieta fatta di droghe scadenti e vino in offerta, ritmi di vita da barbagianni e igiene personale discutibile. Il tutto ovviamente condito da una inammissibile condotta universitaria e alcuni problemucci con lo Stato.

fattanza-cittàCon il tempo ho imparato a battere il mio sentiero personale e ad equilibrare le pulsioni autolesioniste con il mio amore incondizionato per lei. Insieme siamo cresciuti fino ad ottenere la maturità di relazione che solo chi sa perdonare può godersi. Intanto le ondate di studenti che ogni anno arrivavano per conoscere la città mi davano sempre più una sensazione di invasione del territorio, cominciai a ricordare con nostalgia i primi tempi in quel luogo che ormai non c’era più, ferito a morte dalle sferzate di un giovanilismo forzato che mal si accostava alla bonarietà borghese della città.

Mi accorsi con stupore che la nostra relazione mutava col mutarsi della città. Più le spinte dal basso proponevano uno svago deviato e irrazionale, più noi ci chiudevamo a riccio per preservare la nostra intimità e complicità. Ma non sempre ciò che più ami può fiorire al buio di una stanza, protetto dalle fredde correnti del cambiamento. Quanto si può andare avanti facendo finta di nulla? Cosa ci tiene ancora insieme, il ricordo o il futuro?
Chi si avvicina ai 30 anni vive ogni giorno come un conflitto. Accelerare o frenare. Guardarsi indietro o progettare. Procrastinare o procrastinare assai. La strada dell’eccesso porta al palazzo della saggezza, sosteneva Blake evidentemente ancora strafatto di oppio e sconvolto dai primi sintomi dell’itterizia. Io a quel palazzo non ci arrivai mai. Mi fermai prima. Ma lei proseguì.

La vedo ancora oggi, mutata e mutante, che fa della propria bellezza l’unica carta giocabile per attirare le attenzioni su di sé. Non c’è gioia nei suoi occhi, non c’è memoria di quel che è stata. Vedo solo rassegnazione e consapevolezza che i ricorsi storici hanno cicli di vita ben più brevi di quelli che il Vico ci voleva rifilare.

Non l’ho potuta più guardare con gli stessi occhi.
La magia, come per incanto, era svanita.

Lei era di un altro.
Lei era di altri.
Lei era di tutti.
Come è sempre stato e sempre sarà, nonostante lo sguardo innamorato di un ragazzino che da questa città si era fatto rubare il cuore.

Tutto nella media. Tutto tremendamente nella media.

“E guardo il mondo da un caffè, mi annoio e te?”. Fotografia narrata e irrispettosa di una città in declino

E’ normale salutare qualcuno solo perchè lo si vede tutti i giorni? Se lo si incrocia sempre allo stesso bar in pausa caffè, oppure se egli corre insieme a te al parco, o ancora prende il vostro stesso bus la mattina, è lecito accennare un gesto di saluto? E se la persona in questione è una ragazza, il saluto verrà interpretato come un grossolano approccio oppure come la cortesia di uno sconosciuto? E in tal caso, dopo quanti saluti posso chiederle di leccarle la figa? Dovrei forse prima presentarmi? La vita qui fuori è decisamente più complessa di come me la avevano descritta.. Io in questo tavolino sto bene. Questo tavolino è dove io voglio rimanere per sempre, per tipo le prossime 4 ore, per adesso. Il caffè va bene lo zucchero va bene la brezza primaverile va bene Bologna val bene una messa e tutto ciò che mi succede intorno sarà da questo momento lo specchio di una città che nonostante tutto si prodiga per non annegare nel suo stesso ego. A partire da un qualunque balordo seduto al bancone di un pub già dalla tarda mattinata. Tipo quello lì.
[sfila occhiali da sole]

il-collezionistaQuando vedi la gente fare le cose sembra sempre che sappia il fatto suo. Voglio dire, guardate tutta quelle persone in palestra o al bancone di un negozio o di un bar, oppure gli sbirri di quartiere che girano con palmare e divisa stiratissima. Hanno lo sguardo di chi sa esattamente cosa sta facendo e quale sarà la sua prossima mossa. In realtà vi basterà essere nel loro ruolo per una sola volta per capire che anche il più navigato mestierante o cosplayer di un bottegaio svizzero ha insicurezze da vendere. Quella tipa alla fermata del bus che inconsapevolmente guardate con sguardo porcino da venti minuti (che tu sia dannato, 25 barrato direzione Fossolo Due Madonne) sta pensando alle sue terribili caviglie grosse, il professore di semiotica che tanto vi ammalia con discorsi degni del miglior Mascetti non è in realtà sicuro di poter salvare il suo matrimonio di copertura mentre il calciatore che compare nelle figurine attaccate sugli scooter degli adolescenti nasconde in realtà un terribile segreto che lo soffoca da sette anni. Io per vivere scrivo i messaggi in sovraimpressione. Sì, sono quello che nelle stanze dei bottoni delle televisioni nazionali scrive i messaggi che passano in grafica durante i vostri programmi preferiti. “Hai un talento speciale ma nessuno lo ha ancora scoperto? Partecipa al nostro nuovo format telefonando a questo numero che in realtà vi rimanderà ad un centralino ad Islamabad” e “Vostro figlio non vuole andare via di casa anche se ha ormai 40 anni e un lavoro stabile alla tavola calda sotto casa? Mandate un SMS a questo numero troppo lungo da memorizzare in quattro secondi netti”. Può sembrare un lavoro del cazzo ma intanto ciò che scrivo io viene letto in contemporanea da una media di 2 milioni di italiani a volta. Quanti di voi possono dire lo stesso? Ecco. Vi piscio in testa a tutti, volenti o nolenti. Solo la Bibbia e il catalogo IKEA raggiungono con regolarità così tante persone. E scrivere su una di quelle due testate è il mio obiettivo a medio-lungo termine. Ora sono in pausa. Questa birra ormai troppo calda per essere bevuta che ho davanti a me mi guarda da quarantasette minuti. Sono venuto in questo pub del centro per guardare le ragazzine che escono dalle scuole, ma forse le ragazzine dopo la scuola non vanno al pub.  E’ l’una del pomeriggio passata ormai e solo ora mi rendo conto che io quando uscivo da scuola andavo al negozio di fumetti a cercare l’ultimo numero di Bastard!! o Berserk e non certo a bere birra di seconda scelta in un pub irlandese che puzza di hamburger cotti da ancora surgelati. L’ultimo sorso e torno a casa, che ‘ste nuove generazioni non si lasciano avvicinare così facilmente e poi il barista mi guarda con sguardo strano sicuro mi si vuole fare sa il fatto suo ci mancava solo il barista ricchione e metallaro.
[sorso]

bologna-metalE’ solo l’una di pomeriggio e già il primo balordo della giornata si è seduto al mio pub. Ormai quella birra sarà piscio e sicuro tra poco pescherà arachidi con quelle mani cenciose senza usare il cucchiaino. All’una di pomeriggio. Che io manco ci dovevo stare qua al bancone. Dovevo solo cucinarmi un hamburger e tornare in sala prove con gli altri a finire l’ultimo pezzo prima di registrare il nuovo album. Mi sta guardando. Sicuro ha capito chi sono. Ha capito che io nemmeno vorrei farlo ‘sto lavoro di merda. E mi giudica un miserabile per questo. Il grande Trojal, voce e lead guitar della prima band bolognese di gothic metal scandinavo ridotto a spillare birre di importazione. Certo, 10 anni fa era diverso. Dieci anni fa il nostro datore di lavoro era il Governo degli Stati Uniti. Il-Governo-degli-Stati-Uniti. Quei bastardi  hanno comprato il nostro primo singolo per utilizzarlo nelle torture ai danni dei terroristi. I figli di puttana mettevano i terroristi in una stanza illuminata a giorno per 24 ore e sparavano il nostro pezzo a mille in loop per evitare che si addormentassero anche un solo maledetto minuto. Tortura della privazione del sonno, la chiamavano. E pare che il nostro pezzo fosse perfetto a questo scopo. Vai te a capire. Ora credo non si possa più fare perchè quegli stronzi di kamikaze confessavano le cose più assurde dopo pochi giorni di questo trattamento. A me non me ne frega un cazzo di cosa dicono quelle scimmie, per me possono pure confessare di scoparsi le maniglie delle loro porte però i soldi che ci passavano per i diritti ci facevano comodo eccome. Ogni assegno che incassavo era uno stronzo che aveva subito il trattamento. E che Odino mi strafulmini se non ne ho ricevuti a mucchi di quei maledetti assegni. A mucchi.. Ma guarda intanto questo stronzo schifoso al bancone se non sta scannerizzando alla grande quella sedicenne seduta al bar di fronte. Potrebbe essere sua figlia, pederasta del cazzo. Certo, la signorina ha il suo perchè. Forse diciotto li ha pure, ora che la squadro meglio. Sì sì. Diciotto sicuro.
[arachide senza cucchiaino]

Se mio padre non mi paga quella vacanza a Formentera insieme alle altre giuro che gli giuro che mi ammazzo. La maturità va festeggiata come si deve, ciccio. Così gli dirò. Sicuro sgancerà la grana. Passare l’estate a Bologna, e per giunta alla fine del liceo è proprio da sfigati. E amen se in spiaggia tutti vedranno le mie caviglie grosse. Metterò più in mostra le tette. Magari è la volta buona che Laila si fa avanti, invece di fare solo del sexting su Whatsapp. Ecco. Appunto. Questa deve essere lei. Ma cosa vogliono quei due dentro al pub? Mi guardano con uno sguardo strano. Ho qualcosa di strano? Stanno ridendo di me? Ecco, hanno visto sicuro le caviglie che spuntano dagli stivaletti. Fottuti geni da boscaiolo di mia madre.
[sexting]

bicicletta-a-bolognaLa vera condanna di Bologna è il Medioevo, altro che punkabbestia in Piazza Verdi. Dimmi te se in tutto il centro storico le strade devono essere ciottolate di maledetti sanpietrini grossi come il debito pubblico dell’Irlanda. Va bene belli i portici e figo il ghetto ebraico ma se devi andare di corsa in bici a prendere una ricarica per le catene da giocoliere incendiabili questo posto è l’inferno. Se poi come ‘sta ragazzina hai dei tacchi da pornostar, ciao. Dove dovrà andare così conciata? E’ l’epoca dei fisiatri questa. Soldi facili per loro, con le nuove generazioni di tipe tirate a balestra anche solo per andare a buttare il rusco. Fortuna che la mia Adele non indossa quelle scarpe de merda. Ora che ci penso non indossa affatto scarpe. Ho una fidanzata che cammina scalza in città. Ma che cazzo mi è passato per il cervello? Davvero ho pensato per 40 anni che la risposta a tutto fosse nel pacifismo nella non violenza nell’amore libero e nei pantaloni di lino e canapa comprati al mercato? E se avessi sbagliato tutto, se la mia risposta al mondo altro non fosse che una domanda la cui unica risposta è “Anche no”?E questo qui, vuole essere investito dalla mia eco-bicicletta che attraversa senza guardare???
[campanello]

Ecco. Pure il freakkettone in bici ci voleva per concludere ‘sta giornata. A fare la guardia all’ambasciata americana in Pakistan, dovrebbero mandarli. Maledetti freakketoni fuori tempo massimo. Come quelli di ieri al concerto di Jon Spencer. Non c’è niente di peggio di un disagiato che si vuole adattare al contesto scimmiottando chi li circonda. Sei ad un concerto rock? Bene, allora tira su le braccia, urla “ROCK’N ROOOOLL!!!” e metti le mani in quella posizione che non vuol dire un cazzo ma qualcuno ti ha detto che è il gesto dei rocker. Sì sì, lo sai di cosa sto parlando. Quella con il pollice l’indice e il mignolo aperti, saltando con l’entusiasmo di chi nella vita vorrebbe fare il violinista nei Blindosbarra e con la luce negli occhi di chi ha appena capito un libro di Terzani. E no, la kefiah non te la metti ad un live dei Blues Explosion. Perchè se vuoi far propaganda stai in giro a dare volantini di carta con slogan contro l’abbattimento delle foreste, senza neanche renderti conto dell’ironia della cosa. E perdio basta fare foto al palco per far vedere agli amici che non vai solo ai live di ugulatori micronesiani un giorno qualcuno ti spiegherà che il flash non illumina cose a venti metri di distanza. Un po’ però ti capisco, i rigidi schemi della decrescita ti impediscono di acquistare oggetti funzionanti se la tua vecchia compatta può ancora ritrarti con i tuoi amici mentre tutti alzate il pollice-indice-mignolo urlando “ROCK’N ROOOOLL!!!”. Croce e delizia di Bologna, la sua ospitalità naif e crudele. “Venite qui ragazzi di tutta Italia/Europa/Calabria, vi offriremo anni di studi superficiali a costi esorbitanti però hey poi non penserete mica di rubare lavoro ai ragazzi di qui vero?”. La grande truffa che Bologna ha portato a compimento è stata quella di mascherare il proprio decadimento da opportunità di ricreare qualcosa che non esisterà mai più. O che comunque non tornerà ad esistere grazie al tuo triennio più due di pisciate sotto i portici e limonate rubate a studentesse spagnole.
E questo tizio al bar che mi saluta chi cazzo è?
[accendino]

Perchè sfilare nudi a Bologna non porta necessariamente alle dimissioni

dildo-islandUno strumento per monitorare le discussioni sui social media che forse non esiste ma è soltanto il mio insindacabile parere dice che i trend topic di questi giorni sono 3: Minetti, Radiohead e Polverini. Ora, premesso che a questi tre soggetti si associano tre azioni differenti e a loro modo noiose ovvero sfilare nuda, tornare a Bologna e dimettersi dal proprio posto, un semplice gioco di reinterpretazione della realtà (quello, per capirci, tanto caro a Capezzone) renderebbe almeno un poco interessante questa prima settimana autunnale. Allora la Minetti potrebbe dimettersi dal proprio posto mentre i Radiohead potrebbero sfilare nudi, magari per una qualche causa umanitaria. Tuttavia questo porterebbe la Polverini a Bologna e dato che in effetti quella salsiccia al profumo di revisionismo dalle nostre parti non ce la vogliamo ripensiamo gli scambi. I Radiohead potrebbero dimettersi dal ruolo di gruppo più sopravvalutato degli ultimi 20 anni, la Minetti potrebbe fare un salto a Bologna che in effetti di zoccole (nella concezione barese del termine) non ce ne sono mai abbastanza e per finire la Polverini dovrebbe sfilare nuda. Cosa che escluderei a priori dato che è già stata messa in agenda dai Maya per giustificare il casino di fine dicembre. Allora boh, facciamo che i Radiohead spogliano la Minetti mentre la pingue Polverini si dimette dal ruolo di chi ritorna a Bologna. E Bologna si dimette dal ruolo di chi ritorna su se stesso, ripensando a come non infastidire chi si sta spogliando. nakedD’altro canto, chi vorrebbe le dimissioni di una che si sta spogliando? Fosse Thom Yorke per carità, alzerei la mano per primo, ma metti che tutto ciò fosse per un motivo nobile tipo le dimissioni di Sallusti che comunque da qualche parte dovevo infilare come fai a dirgli di no. L’opzione di spogliare il dimissionario Sallusti mentre torna a Bologna mi pare forzata e in effetti non so come l’intervento della Polverini possa in fondo modificare l’impianto di questa teoria. Comunque in qualche modo farraginosa, me ne rendo conto. Di solito si fa subentrare un deus ex machina per sbrogliare una situazione ormai compromessa, ma gli escamotage mi escono sempre artificiosi quindi mettiamo che una delle azioni in più sia “sta per andare al gabbio“. Al fresco suona troppo Starsky e Hutch e dietro le sbarre un fumetto con il sempiterno eroe romantico Gambadilegno braccato da quel cocainomane metrosessuale di Topolino. Mettiamo allora che Gambadilegno si spoglia a Bologna per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere le dimissioni del deus ex machina. “Troppo facile così” sarà lo slogan scandito dalla folla inferocita, che da che mondo è mondo non è una folla inferocita se non ha forconi e torce ripescate in cantina per l’occasione dopo i bei tempi dei cappucci bianchi a punta del papà. Il re non potrebbe ignorare la richiesta del popolo e alla fine andrebbe a finire in una maniera male. Roba tipo che paghi tasse o biglietti a caro prezzo per le mancanze altrui. Che siano queste dipartite di aiutanti o aiutanti partite con soldi pubblici. O aiutanti ripartite in frazioni uguali e vendute a Sandro Bondi al mercato vicino piazza Maggiore da un pakistano che nasconde un segreto. Piazza dove io nel dubbio siederò stasera, osservando felice lo splendore del mondo che mi circonda.

(grazie a Mindtapes per il solito prezioso supporto audiovisivo)