Future Film Festival 2012 a Bologna. Apocalipsi nau in salsa maya 3d

film-catastrofici

Licenze geografiche ignorate per manifesta fine del mondo

Mi ricordo come fosse ieri la prima volta che vidi uno di quei film catastrofici che di solito italia 1 propone quando da altre parti trasmettono finali di champions league, discorsi alla nazione o nuove puntate di Ma Come Ti Vesti. Era il 1995 e, armato di almeno un paio di anni di esperienza nell’affitto di VHS splatter horror e di una notevole riserva di ciocorì e chinotto, entrai al cinema per vedere Virus Letale. Dustin Hoffman, Kevin Spacey, una dozzina di scimmie, Donal Sutherland, Morgan Freeman, molti aerei militari e Rene Russo tutti insieme per spiegare al mondo come l’ebola-AIDS fosse il prossimo nemico dell’umanità. Alla fine il film si rivelò una cagata pazzesca; forse il mondo non era pronto per l’avanguardismo di tutte quelle esplosioni e di quel napalm su civili indifesi.
Così attesi un anno e mi recai nello stesso cinema per vedere il nuovo film del Fresh Prince di Bel Air. Will Smith, insieme a Bill “balle spaziali” Pullman, Jeff “la mosca” Goldblum e James “doom generation” Duvall, stavolta prendeva a calci in culo gli alieni che in Independence Day tentavano di sottrarci (o distruggere, non ho mai capito) il nostro amato pianeta. Quando alla fine anche l’enorme navicella che gravitava sopra l’Africa fu abbattuta da indigeni armati di soli bastoni e lance capii che anche quel tentativo era fallito.
Basta, mi dissi. Niente più film apocalittici. Niente più asteroidi vulcani terremoti alluvioni incendi virus ere glaciali rettili uragani alieni pirana aerei nebbie bombe atomiche valanghe tunnel vortici maya o silvio muccino (le virgole inseritele voi, potrete trovare nuovi fantastici titoli da sottoporre al prossimo produttore di colossal! tipo alieni pirana! o affamati uragani alieni! fantastici!).

future-film-festivalPoi quest’anno scopro che il Future Film Festival di Bologna (rassegna internazionale di cinema, animazione e nuove tecnologie) propone una selezione di film incentrata sul tema della fine del mondo, piuttosto coerentemente con le puntate SNAI dei maya sull’anno in cui i conquistatori sarebbero stati massacrati da un esercito di tigri albine armate di AK-47 (era così la profezia no?) e pregna di revival d’autore. Un paio su tutti l’Esercito delle 12 Scimmie e La guerra dei mondi. No, non quello di Tom Cruise. Maccheccazzo. Sì, quello del 1953 di Haskin, feat. H.G. Wells e Orson Welles. L’anno scorso mi chiusi al Duse una settimana per riuscire a vedere tutte le favolose anteprime, tra splatter survival zombie 3D, alieni alcoolisti e animazioni su futuri ucronici al limite del mad max. Quest’anno si svolge invece alla cineteca Lumiere. Peccato, perchè i tentativi di rianimazione del Duse sono ormai sempre più rari. Meglio, in effetti, perchè avrò così tutto sotto casa e per cibarmi tra una proiezione e  l’altra non dovrò ricorrere al solo Spritz Bar che da anni è sinonimo di ristoro molesto e low cost al FFF.

Sul programma sbrigatevela voi (cliccando qui). Tra gli altri vi cito le anteprime di film come Chronicle di Trank, Deadball di Yamaguchi, From Up on Poppy Hill di Miyazaki, e soprattutto Zombie Ass (Toilet of the Dead) di Iguchi. Per capire meglio di cosa parlo allego in fondo il trailer di quest’ultimo. Da paura.

Se poi passate da Via D’Azeglio per andare a salutare ancora una volta il buon Lucio (a proposito, ciao), date un’occhiata alle vetrine dei negozi. I ragazzi dell’Accademia delle Belle Arti hanno creato una installazione che durerà tutta la durata del festival (ah, già, dal 27 marzo al 1 aprile 2012) chiamata Vetrine in Catastrofe. Buona apocalisse a tutti!

Sanremo di merda

E vabbè lo so che faccio battute scontate ma appena penso a Gianni Morandi mi scatta un automatismo che ho contagiato pure a mia mamma.

E comunque in questo momento in tv ci sono Signorini e la De Filippi che ballano il twist. E ho appena scoperto che l’evento di questo sabato non sarà la battleofthemerd al millennium – Spittycash vs Trucebaldazzi per chi non lo sapesse e voci di corridoio parlano di una zingarata con Beppe Maniglia in cassa dritta – e nemmeno Bob Sinclair allo chalet delle rose, ma bensi la presenza di Ruby Rubacuori in una delle discoteche più tamarre di tutta la romagna. Qui potete insultare liberamente lei e il locale.

Sanremo dicevamo. Io personalmente non vedo l’ora di sentire l’esibizione dei Modà. I giovani che portano una ventata d’aria nuova pare sarà il tagliente commento di Vincenzo Mollica. Di Anna Oxa e dei suoi trip da neofricchettona rimasta sotto con gli oroscopi di Internazionale credo ci parlerà abbastanza il buon Milo Infante su RaiDue.

Due loculi più in la a quello di Mike Bongiorno c’era la bara dei La Crus. Trafugata anch’essa e catapultata sul palco di Sanremo, non ha ricevuto la stessa attenzione mediatica del grande Mike perchè in fin dei conti non se li è mai cagati nessuno nemmeno da vivi. Il classico gruppo troppo alternativo per entrare nel mainstream ma troppo pop per rimanere nell’underground e, a prescindere da questo, un gran bel gruppo di merda. Concordo in pieno con bastonate sul fatto che siano risorti per esigere il premio della critica. Anche se in realtà la concorrenza di Battiato nelle vesti del neomoralizzatore culturale è molto forte. Chissà se si presenterà con la cassa dritta anche lui.

Comunque le sorprese migliori  arrivano sempre dalla categoria nuove proposte. Per dimostrare che Sanremo nonostante le accuse di essere regno dei matusa è anche gggiuovane, ecco che Gianni ci propone il bel Anansi coi suoi dreadlocks – si aprono le scommesse sul numero di giornalisti e presentatori che non riusciranno a pronunciare la parola e ripiegheranno sul più classico treccine – e un giovane cantautore ispirato da Nek che infatti si chiama Neks.

Come poteva mancare poi il tradizionale cantante dal nome proprio. Quest’anno è il turno di Micaela. Almeno non è il più classico Giovanni, Francesco, Luca M o Sandro. Ci scorderemo in fretta anche di lei non preoccupatevi.

Degni di nota anche Le strisce con il brano Vieni a vivere a Napoli. La risposta immediata sarebbe ma anche no, però con un nome cosi uno che ti fa questa proposta deve nascondere qualcosa. Per forza.

E' sempre bene ricordare questa figura quando si cita un savoia

Pupo si è offeso perché la canzone Italia amore mio non è stata inserita tra le canzoni patriottiche da cantare nella serata dedicata all’unità d’Italia. Perché non esistono canzoni belle o brutte, esistono canzoni che piacciono o non piacciono. All-in! Cosi ha sentenziato in una moderata discussione da Giletti.

Eh no caro Pupo. Ci sono le canzoni e poi ci sono le canzoni di merda. E la tua è proprio una canzone di merda. E in più cantata con un figlio di puttana come Emanuele Filiberto, quindi taci e non rompere i coglioni.

Davide van de Sfroos è stato accusato di tradimento dai leghisti perché nella serata dedicata all’unità canterà viva l’italia. Peccato che abbia sempre detto di non aver mai votato Lega.

Piccola divagazione personale: sono estremamente felice dell’assenza degli ultimi due vincitori Marco Carta e Valerio Scanu. Anche se, dico la verità, l’idea di un possibile duetto tra i due mi ha fatto veramente salire l’adrenalina meglio di un SuperHoffman.

Comunque sono ben contento di non averli in mezzo alle palle. Mica per le loro canzoni eh. Per non dovermi ritrovare poi a discutere con qualche coglione su argomenti del tipo “oh che bravi i sardi” “ma dai che bei ragazzi che sfoggiate” “ah ma cosa vi fa il sole della vostra terra”. E magari poi vedere Gianfranco Agus che commenta la cucina sarda mentra mangia i malloreddus a scrocco a casa della signora Carta con Lamberto Sposini che dallo studio gli urla  “facci vedere un po’ come si vive nell’antica terra di Sardegna”. Cristo che palle. E poi tutti a dire “eh ma la Sardegna ha un qualcosa di magico”.

Ma andatevene affanculo per favore, prima ci dichiariamo indipendenti meglio è. E Marco Carta fuori dai coglioni insieme a quella cricca di casalinghe pervertite che anima il forum delle Mamme fan di Marco Carta. Se non ci credete guardate qui.

Per concludere con qualche altro stereotipo, ecco che arriva Al Bano e il suo mondo di antichi valori ancestrali del legame con la terra, della fedeltà, del rispetto, dell’amore, della fede, della presenza di Dio in ogni nostro atto. E i suoi due divorzi monopolizzeranno le discussioni delle nostre nonne per due mesi buoni. Intervallati ogni tanto da acuti a caso a tradimento nel bel mezzo delle interviste.

Pare che Gianni abbia scelto personalmente il miglior concime per i fiori del palcoscenico.