Giovedì 27 gennaio sono andata al vernissage di Arte Fiera.
Premetto che per me il mondo dell’arte (poi quella contemporanea) è un universo ignoto, dunque fin dal primo istante mi sono sentita come Giacobbo ad un convegno di analisi matematica.
Sappiate innanzitutto che al posto mio a questa occasione mondana e glamour doveva esserci la ex Miss Italia, quasi Miss Universo, valletta di Mike “the walking dead” Bongiorno e neomamma Roberta Capua, la quale però è stata colpita improvvisamente da un art attack altresì noto come Squarhaus.
Già colpevole di incolmabili mancanze e assolutamente priva della fisicità della “Robi”, mi sono trovata a combattere con la grave colpa di avere meno di trent’anni e la deprecabile idea di voler veramente vedere le opere delle oltre 200 gallerie partecipanti ad Artefiera 2011.
In un’atmosfera lunare con luci da banco frigo della Coop sfilavano infatti giovedì sera platesse bolognesi congelate da iniezioni di botox, pericolanti su tacchi smisurati ed accompagnate da Ken “Vernissage Party” in giacca con capello alla Ridge Forrester.
In un carillon di pubbliche relazioni ed un acceso contest di leccata libera poco spazio alle gallerie internazionali (semi – vuote) ed alla novità, molto spazio allo champagne rosée (con un deca si prendeva il più economico: e pensare che il povero Max Pezzali un deca voleva pure farselo bastare in pizzeria!).
Presenziano all’opening, insieme agli altri comuni mortali, Vittorio Sgarbi accompagnato da due cariatidi, l’”artista” bolognese Sissi con il suo abito feat. peli sotto le ascelle in pura lana, Philippe Daverio che c’era sì sì eh perchè c’era ma non si è visto e (last but not least) il Cavaliere del Lavoro, Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Commendatore dell’Ordine della Legion d’Onore e Balì Gran Croce d’Onore e Devozione al Sovrano Militare Ordine di Malta (sì, è tutto questo, verificare su wikipedia per credere) Luca Cordero di Montezemolo.
Le tendenze? Tele monocolor, annunciazioni pixelate, peni in pompa magna, Adolfi Hitler che abbracciano Ludovichi Van ed ovviamente gli immancabili neon.
In definitiva potrei dire, parafrasando Franco Battiato, a questa amena serata preferisco l’insalata.
Per fortuna, come direbbe il Principe Antonio de Curtis è intervenuta la grande LIVELLA del pagamento del parcheggio, che ha costretto tutti, VIP, imprenditori, curatori d’arte e cialtroni freelance ad una coda di un’ora e mezzo sotto la pioggia.
Thumbs up invece per Artefiera OFF ed Art White Night (Abramovic! Ericailcane! Tante cose!).
capelli unti
Errori di distrazione
Primo proposito per il 2011: evitare gli errori di distrazione e rileggere sempre ciò che si scrive.
Quando sono rientrata in ufficio ed ho trovato la festante e-mail in cui la mia collega mi augurava “Buon ano” ho subito pensato che mi volesse augurare qualcosa di simile al video qui sotto, e non mi è piaciuto.
Volevo vedere Jon Spencer
Ci son dei giorni che quando mi sveglio esco direttamente senza farmi la doccia. E sembrano i giorni più adatti per andare a fare colazione nei bar più fighetti di tutta Bologna. Non so se lo faccio apposta ma forse si, mi viene quasi automatico appena ho i capelli abbastanza appiccicosi col nido di rondine in testa e che appena tira un po’ di vento se ne muovono solo due e gli altri restano attaccati. Che so c’è questo bar, si chiama bar 500, è pieno di signore per bene impellicciate, di manager in pausa caffè e di signore che dopo che portano il figlio a scuola aspettano al bar che il figlio esca da scuola. Mia mamma le chiamava le signore del pene. Perché non facevano un cazzo dalla mattina alla sera.
E comunque oggi è proprio uno di quei giorni, ho pure la barba lunga e i capelli sono abbastanza unti. E c’è pure il sole e quando c’è il sole sembra che tutti si debbano vestire meglio perché devono apparire più belli col sole. E andare al bancone del caffè 500 e ordinare il caffè mentre mi tolgo la cispa e aspettare perché devono portare un bicchiere d’acqua che costa cinquanta centesimi al tavolino che ogni cosa che ordini al tavolino costa un euro in più e quindi anche il bicchiere d’acqua da cinquanta centesimi costa un euro in più adesso quel bicchiere costerà un euro e cinquanta. E stare al bancone e vedere la scena mentre ho la barba lunga la cispa e forse puzzo pure un po’ di chiuso bo, mi fa sempre un po’ ridere e mi mette di buon umore la mattina.
E mentre mi tolgo la cispa penso che stasera ci sono i Massimo Volume, che li voglio vedere da un sacco di tempo, che Emidio Clementi mi piace un sacco e che Stefano Pilia viveva sotto casa della mia ragazza che vive con un mio amico che suona la chitarra. E anche lui si chiama Stefano Pilia solo che è molto più scarso e gli mandano ancora le bollette di Stefano Pilia l’altro, quello bravo.
E invece la barista non mi caga, allora glielo devo richiedere un caffè macchiato ma sto al bancone perché se mi siedo costa due euro e non voglio spenderli due euro per un caffè macchiato. E continuo a pensare che ieri sera potevo andare a vedere Jon Spencer a Verona. Cazzo Jon Spencer lo aspettavo ancora da prima dei Massimo Volume. E avevo pure il biglietto gratis. Cazzo il biglietto gratis per Jon Spencer non capita mai. Cazzo chi altro ce l’aveva il biglietto gratis per Jon Spencer per il concerto di ieri? Nessuno cazzo. Io. E non ci sono andato. E potevo essere li a fare woooh mentre lui mandava il microfono in saturazione meglio di trucebaldazzi e fare wooo mentre lui faceva ffff sul microfono e invece non ci sono andato perché non volevo andarci da solo. E il treno costava troppo e non sapevo come tornare perché non volevo aspettare fino alle 5 del mattino che poi stamattina mi dovevo alzare e uscire senza lavarmi per andare a prendere il caffè al bar 500.
E invece non ci sono andato e ho detto cazzo Jon Sencer. Mentre mi bevevo il caffe e continuavo a pensare chissà se la signora dietro di me che legge la cronaca di san pietro in casale sul Resto del Carlino pensa che sono un barbone. Può darsi. Ma di sicuro l’han pensato anche ieri sera. Che invece che andare al concerto di jon spencer son rimasto a Bologna. E son finito in un posto un po’ brutto. Ma veramente brutto. Un posto molto carino a dire degli altri. Sarà che ho un po’ di gusto dell’orrido ma a me questo posto non sembrava per niente carino. Civico 32, Cortile Cafè si chiama. C’erano un po’ di trentenni e un po’ di quarantenni e anche dei ventenni e dato che noi non eravamo ancora nella cerchia degli enta e degli anta mi sentivo un po’ fuori posto. O forse solo perché avevo la felpa e la barba lunga e i capelli un po’ sporchi ma comunque meno sporchi di come li avevo stamattina. E anche perché continuavo a pensare cazzo dovevo andare a vedere Jon Spencer cosi domani scrivo di quanto mi sono eccitato mentre lui faceva fff sul microfono e io dicevo woooh woooh con la birra in mano e invece no ero al Cortile Cafè e alla mia destra c’erano un signore quarantenne con una signorina trentenne seduti su due poltrone. Ma due poltrone tipo di casa. Di quel tessuto tipo velluto che se ci passi la mano cambia colore ma non è velluto e però lo sembra. E invece alla mia sinistra c’erano due quarantenni con altre due trentenni tutte e due bionde. E i due quarantenni erano vestiti quasi uguali e mi ricordavano Jordan Cheese e i suoi compari e mi facevano davvero ridere perché leggevano Snaps questo giornale di fotografie di serate che però sono serate di posti che non mi piacciono e mi faceva ridere perché mi sembravano dei drogati di Facebook che non riuscivano a smettere di guardare foto e addirittura leggevano, anzi guardavano questo giornale fatto solo di foto che tra l’altro c’era pure della gente brutta in locali brutti che mi sembravano peggio del bar 500 e di questo Cortile Cafè dov’ero ieri. E poi commentavano gli sfondi e le nuove applicazioni dei rispettivi iPhone. E trattavano da coglione un bangladese che vendeva delle orecchiette ridicole quando non c’era bisogno di fargli il pippone di quanto fossero ridicole quelle orecchie da coniglio. Figurati se non lo sa lui che le porta in testa dieci ore al giorno.
Cazzo chissà se Jon Spencer inizia i concerti urlando come nelle prime tracce dei cd, magari è salito sul palco e ha urlato this is blues power cazzo e io ho anche il biglietto gratis e magari all’entrata staranno pensando ma guarda questo coglione che ha un biglietto gratis per Jon Spencer e non viene al concerto.
E invece sono in questo posto nel centro di Bologna e per quattro birre e tre bicchieri di vino ci hanno fatto pagare trentotto euro e cinquanta. Cazzo trentotto euro e cinquanta non sono andato a vedere Jon Spencer perché non avevo soldi e mo mi tocca pagare una birra sei euro e cinquanta perché in questo posto per gente per bene si paga il coperto anche se ti prendi una birra. O ma mica ho ordinato da mangiare. Ho preso una birra, però a quanto pare solo perché entri nel locale c’è il coperto, perché ti offrono lo spazio e quindi paghi il coperto per un posto dove la birra costa già tanto ed è anche sgasata. E penso che aveva ragione Danilo a dirmi che in certi posto la birra va presa solo in bottiglietta.
Magari ieri al concerto di Jon Spencer la birra era anche buona, o magari non c’era birra come al concerto dei White Stripes di qualche anno fa a Bologna, dove non sono andato però mi hanno detto che vendevano solo cocacola acqua e aranciata. E sentire Jon Spencer fare ffff nel microfono e non avere la birra mi avrebbe fatto girare parecchio il cazzo però magari servivano il vodka tonic e cazzo se avrei voluto fare woooohh mentre lui faceva fffff nel microfono.
E invece stasera ci sono i Massimo Volume e sono pure gratis e sono con i Bachi da Pietra all’Estragon. E ho ancora i capelli unti e la barista del bar 500 è anche un po’ contrariata perché le ho dato cinque monete da venti centesimi invece che un euro intero. Però sono un po’ di buon umore perché ho bevuto il caffè in un posto peggio di quello di ieri sera senza farmi inculare nel prezzo e allora metto nel lettore gli smart cops e mentre c’è quel pezzo che dice siete nella merda ormai passa in strada un camion dell’autospurgo e cambio canzone perché mi sembra quasi di mancargli di rispetto a quelli li che lavorano davvero nella merda mentre io alle dieci e mezzo sono ancora in giro con i capelli unti.
Nocche dure come mattoni
Ho deciso di manifestare con un rap il mio desiderio di riscatto sociale.
Ragazza con gli UGG all’uscita del Galvani
Nell’ostile città dei punkabbestia con i cani
Mi guardi con disprezzo perché sono stanca e struccata
Dal tuo mascara waterproof io mi sento giudicata
Devi ancora capire le tue aspirazioni
Ma mentre fumi e non aspiri
Guardi i maschi, quei coglioni
Ragazza con gli UGG all’uscita del Galvani
ti senti un pò migliore con i tuoi boots australiani?
Il Liberty Piaggio è la tua idea di viaggio
Il tuo ceto sociale ti da maggior coraggio
Da quando il Rosa Rosae non fa più le colazioni
Ti sei dimenticata anche le declinazioni
Ragazza con gli UGG all’uscita del Galvani
Che non conosci l’acne e non hai pensieri strani
La prossima volta che mi sfregi il motorino ti uccido.
NB: Il titolo dell’articolo è dedicato a Joe Cassano.
Vi sembrerà incredibile (o no?), ma anche lui ha fatto il liceo classico.
Contro il carovita, dischi gratis per tutti
Non c’è niente da fare, la voglia di lasciare 20 euro ad un negoziante per un cd che probabilmente conterrà tre tracce belle su quindici è sempre meno. Il fanatismo del collezionista musicale è ormai incentrato sui vecchi vinili che mecche come il Disco d’Oro offrono a pochi euro. L’acquisto di pochi brani digitali è una pratica derisa da chiunque abbia un minimo di confidenza con il peer2peer, e sempre più ci si ritrova a scaricare via torrent intere discografie di gruppi improbabili solo per bulimia digitale. Già nel 2001 la chiamavo “sindrome di Fastweb”, quando appena stipulato il contratto con i ragazzi di Cinisello Balsamo scaricavo a nastro film e dischi che mai avrei visto nè sentito, salvo poi cancellarli un mese dopo per far posto ad altri file che avrebbero avuto simile destino.
Il vero problema tuttavia dei programmi peer2peer è la logica on demand: so che esiste un bel disco, vedo se altri lo hanno, e in quel caso me lo arraffo. Bella lì. Ma perchè affannarsi tra forum e official sites per raccogliere informazioni quando puoi andare su New Album Releases, vedere le prossime uscite (e sottolineo prossime) e scaricarle direttamente in file .rar? In effetti non c’è motivo. Oggi l’homepage apre con il nuovo disco dei Motorhead, in uscita nel 2011, già disponibile al download. Questo post doveva essere una recensione parallela di due dischi, il nuovo dei Charlatans e il nuovo di Cyndi Lauper. Mentre li scaricavo (la versione free del download è un pò più lenta) ho navigato un pò e ho trovato altri mille gruppi che avrei voluto inserire. Forse la sindrome di Fastweb (o Alice, Infostrada o vattelapesca) non muore mai. Ma tanto li si scarica solo per vedere se ci piacciono, poi li si va a comprare. No?