Ho pisciato a fianco a King Khan

Saranno almeno due anni che ogni volta che vado a un concerto mi vien da pensar male. Ma non da pensare male nei confronti dei gruppi o dei locali. Insomma, a volte anche quello, specialmente nei confronti dei locali, però molto spesso mi vien da pensare male nei confronti di una parte del pubblico, che non lo so bene, però secondo me buona parte del pubblico dei concerti delle volte non lo sa mica come ci si comporta.

Che so, la settimana scorsa, ad esempio, sono andato a Venezia al Guilty Boat Party. Ed è stato proprio una gran serata. Polenta e rock’n’roll su un battello, mica capita tutti i giorni. Appunto, rock’n’roll su un battello in movimento, ecco, non è che ti lamenti se qualcuno ti sbatte addosso o ti rovescia del rum e cola sulla maglietta da tamarro. Ad esempio, paghi 40 euro per il Gods of Metal e poi magari dopo dieci minuti ti lamenti se durante il concerto degli Slayer ti arriva un po’ di polvere. Insomma.

Ora, King Khan and the Shrines fanno un casino della madonna, il pubblico è per un buon ottanta per cento composto da maschi indemoniati, la sagra degli uccelli come ha detto Claudio, con metà di loro che stanno appesi ai tubi che reggono il telone, l’altra metà che invade il palco e poi, ecco, non puoi lamentarti se sopra un battello in movimento con un concerto dei pazzi ti arriva un po’ di rum e cola. Almeno credo.

Per quel che ne so, dei concerti del genere magari uno si ricorda dell’ascella fetida spiaccicata in faccia dal punkettone a fianco o della scarpata sui denti di uno che fa stage diving a tradimento. Non è che ti ricordi del gusto del cocktail fruttato variegato alla vaniglia del Congo Belga. Oppure, per caso, ti ricordi del rum e cola rovesciato in faccia. Ecco. Ma non è che ti lamenti, lo metti in conto. Credo.

E poi cazzo, c’è King Khan che suona, che cazzo vuoi, che ci sediamo sulle sedie in plastica come alla festa del paese a discutere delle elezioni comunali e del prossimo assessore ai giardini pubblici?

Che poi, per dire, io mica lo so come ci si comporta a un concerto di King Khan and the Shrines, però, ecco, di sicuro non ci si comporta come questa tipa che sta a fianco a me e continua a sentirsi fuori luogo. Cazzo questi qua fanno un casino nero, una roba che non so se ha un nome ma sarà tipo posthardsoul’n’core che non so se esiste ma se anche non esistesse lo decido io ora, mica solo quelli di rockit possono inventarsi generi musicali a piacimento. E insomma con quest’arabo-isrealiano che sta facendo esplodere il battello e tutti quelli che ci sono dentro tu ti fermi e pensi, ah che palle questo qua con il rum e cola che balla.

Ora, hai davanti uno che è vestito con una giacca che in confronto Wilson Pickett potrebbe apparire come il peggior burocrate del Pci della stagione ‘72/’73. Non so, mettiti a ballare. Invece no, devi stare attento a non rovesciare il rum e cola sulle tette di questa cogliona che non vorrei dire, però, ecco, secondo me non ha proprio capito come ci si comporta ai concerti.

E non so se c’era all’Hana-Bi qualche giorno fa. Però se non c’era lei c’era di sicuro qualche sua amica. E anche la sua amica, sempre che lo fosse, secondo me mica lo ha capito come ci si comporta in certi casi ai concerti.

Ecco, all’Hana-Bi, giovedi mi pare, suonava questo tizio svedese piccolino minutino paffutello che ti veniva voglia di prenderlo in braccio e abbracciarlo. The tallest man on earth si chiama, il più alto uomo sulla terra, che suona un po’ di autopresa per il culo dato che è alto poco più di uno e sessanta e magari l’ha fatto apposta perché in Svezia sono tutti stangoni e alle elementari lo pigliavano per il culo chiamandolo appunto The Tallest man on earth, però detto in svedese, che non lo so come si dice in svedese e tuttavia queste sono solo supposizioni.

Comunque, suonava questo tizio qua, con due chitarrine facendo degli arpeggi e un accordo pieno ogni tre o quattro canzoni. Pubblico seduto sulle sedie bianche di plastica come alle feste di paese e qualcuno pure sulla collinetta. Insomma, roba tranquilla. Però ecco, anche li, non ne sono sicuro, però credo che la ragazza con la maglietta bianca e la spalla scoperta, ecco, forse lei non aveva ben chiaro come comportarsi. O forse lei lo aveva ben chiaro e tutti noi no, però ecco, con uno che suona e canta così non credo ci sia bisogno di fare head banging e strattonarsi come ad un concerto di Joe Strummer nel 1979. Va bene che la comparsa dell’omino sul palco ha decuplicato la quantità di feromoni presenti nel raggio di cinquanta metri quadri, però ecco, mi sembra che non ce ne fosse bisogno di agitarsi così tanto. Che ha fatto talmente tante foto che alla fine fotografava pure i tecnici che si erano messi a smontare i cavi.

Comunque non è che io so come ci si comporti in questi concerti eh, però che so, avrei voluto vederla quella tipa del rum e cola mentre pisciavo a fianco a King Khan a poppa del battello. Che magari non è per niente una bella scena ecco, magari avrebbe anche avuto ragione a lamentarsi però, insomma, era un bel momento. Mi è sembrato un po’ come quel tizio che tre anni fa mi disse di custodire gelosamente un mozzicone di sigaretta gettato da Slash. Non sarà come fare head banging al concerto del piccoletto svedese, però ecco, insomma, io ho pisciato a fianco a King Khan. Mica cazzi.