Incattivirsi contro Sanremo ha ancora senso?

Bullismo durante Sanremo
Cosa succede agli italiani quando la TV nazionale trasmette Sanremo? Quale corda di insoddisfazione e rancore tocca questo festival, innocuo per 50 anni e oggi valvola di sfogo della più feroce cattiveria da tastiera?

Un tempo le reazioni si dividevano tra pro e contro, le discussioni a riguardo si limitavano al “lo hai visto quel cantante?” “No.” e tutti amici come prima. Per qualche mese le radio trasmettevano varie hit monouso e qualche ultimo classificato sbancava a caso le classifiche italiane. Punto.

Oggi Sanremo è la cosa più vicina ad un talent alla X-Factor o the Voice, ma con in gara uno spettro di cantanti che va da “Ero in classifica quando Andreotti era portaborse” a “Facciamo presto che domani ho la verifica di geografia”. Ora, senza soffermarsi su questa linea adottata per raccogliere quattro generazioni di spettatori, il vero problema è che il pubblico non ha ancora capito la differenza tra X-Factor e Sanremo. Certo, si vota da casa, si canta più o meno bene e si indossano capi orrendi in entrambi. Ma la necessità dell’interazione è ben diversa.

Mi spiego. Stiamo parlando di un programma che probabilmente era in sottofondo mentre venivate concepiti, e che già allora risultava fuori dal tempo. C’è davvero bisogno che tiriate fuori tutta la cattiveria possibile per sottolinearne l’inadeguatezza? O seguire l’onda di chi usa Twitter una settimana all’anno per smerdare una vecchia gloria che si rimette in gioco vi fa sentire parte di qualcosa di più grosso?

Bè, sorpresa: quel qualcosa di più grosso è il bullismo. Bullismo dei peggiori tra l’altro, perchè inflitto in maniera vigliacca tramite un account che vi identifica come @CippaLippa86. Che differenza c’è tra quattro ragazzotti scemi che strattonano un ragazzino nerd con un maglione di merda, e seicento scimmie che si accaniscono sul vestito di una cantante vittima di un fashion designer ubriaco? La differenza è che almeno i primi ci mettono faccia e mani. Che poi vorrei vedere come sono vestite tutte queste paladine del buon gusto mentre twittano l’ennesima arringa contro l’ardito accostamento di tessuti ora in onda. Ad andar “bene” parliamo di pigiami di pile con orsetti e calzettoni di spugna comodoni.

Se GarageBand ha dato a tutti la certezza di essere delle rockstar, lo smartphone di essere dei fotografi e la GoPro dei registi, i social network hanno convinto orde di macachi tecnologicizzati di essere dei Bill Hicks pungenti e unici nel loro genere. Bè, non è così.

Durante Sanremo il popolo si ribella cosí al padrone, cercando quello spiraglio di autodeterminazione che non gli è concesso nella vita politica. Per quattro giorni all’anno può insultare il servizio pubblico, le personalità e tutto il sistema dello spettacolo impunemente, salvo poi offendersi se uno di loro fa la battuta sbagliata (vero, difensori di Ezio Bosso, che inveite contro Spinoza ma avete le chat di Whatsapp intasate di montaggi in cui Andrea Bocelli viene perculato in ogni modo ma quella dai è cecità è meno pesa?). Questa Rivoluzione d’Ottobre digitalizzata non è altro che una gangbang di autocelebrazione conformata alla massa, la cui iperbole orgasmica è il retweet di profili simpaticoni con qualche migliaio di fan in più.

Sanremo può non piacere (e ci mancherebbe), ma in quel caso fate altro. Ci sono un sacco di libri da leggere, strumenti da suonare, concerti da vedere, film da riguardare e donne/uomini da conquistare. Ingobbirvi sul telefono dandovi cinque alti virtuali per il vostro comune dissenso non aumenterà la qualità del vostro tempo libero. Giuro.

Contro la ciccionizzazione di Bologna

Mi sono perso il momento esatto in cui si è deciso che lo standard minimo per uscire la sera d’estate fosse la sagra del cinghiale biologico. Sempre che il cinghiale biologico esista sul serio. Sempre che il biologico esista sul serio.

Fateci caso, non esiste proposta culturale/musicale/cinematrografica a Bologna che non preveda a lato una serie di stand enogastronomici che con l’offerta della serata c’entrano tanto quanto valgono più di 100 anni di lotte sindacali per il Jobs Act: zero. E il discorso non vale certo per la sola Bologna, ma per una volta guardiamo nel nostro piatto (letteralmente).

Da qualche parte a Palazzo D’Accursio hanno deciso che eventi e festival per essere allettanti debbano annoverare tra le proprie offerte panini al sesamo integrale, kebab di seitan tofuizzato e polpette di sostegno subsahariano. E poco importa che in un attimo l’atmosfera da Festa-dell-Unità-lunga-un-estate invada anche i festival più interessanti. Insomma “A qualcuno piace fritto” sosterrebbe caustico Billy Wilder se non fosse morto da 13 anni.

Imago-Bologna
Siamo nel mezzo della tratta media del turista da guida Mondadori in visita al Belpaese (Roma-Firenze-Venezia) ma non abbiamo canali, Michelangeli o Fori, dunque si è deciso che per bloccare un giorno i viaggiatori a Bologna è necessario vendersi come la città del cibo, del cinque alto al colesterolo, del “non esiste spaguetti bolonese”. Una bella scocciatura per chi non ne ha mezza di americani in calzoncini che cercano mortadella da trafugare nei bagagli al check in. E dire che la tradizione musicale e l’intraprendenza artistica non ci sono mai mancate.

Esistono per fortuna realtà che guardano alla ciccionizzazione di Bologna con temperato scetticismo, affidando a musica e arti visive il compito di saziare i nostri stomaci voraci.

Imago, tra tutti, è il festival che ha cercato di offrire l’intrattenimento più soprendente, grazie ad una selezione mai banale dei musicisti e a una scelta delle location da mettere i brividi. Vi dice niente il Cimitero della Certosa? Bene, immaginatelo di notte. Fatto? Bene, ora metteteci un sottofondo di jazz nella sua forma più delirante contaminato dall’elettronica d’avanguardia. Ci siete riusciti? Io no, d’altra parte di musica non capisco un cazzo quindi mi sono fatto spiegare da uno degli organizzatori che musica avrei potuto sentire alle loro serate. La risposta è stata “elettronica di ricerca influenzata da suggestioni etniche, di grande lirismo e impatto. Da Campbell Irvine a Caterina Barbieri, musa della musica sintetica modulare, passando per il techno-ambient Polar Inertia e 80Mesh, esperimento che valorizza il movimento generato dal suono per modulare la sabbia”. Ho annuito con fare grave, ovviamente, mentre controllavo il loro sito di nascosto sul mio cellulare per trovare almeno una parola di cui conoscessi il significato.

Imago-Bologna
La molteplicità dell’identità è al centro della sperimentazione audio visiva di quest’anno (hipster trasformisti di tutto il mondo:unitevi!). Le scorse serate si sono svolte al Museo Civico Medievale, altra location ad alto rischio di Sindrome di Stendhal. Domenica 28/6 alla Certosa ci sarà l’evento di chiusura, durante il quale sarà anche possibile infilarsi in tour organizzati degli angoli più suggestivi. Buone notizie per gli amanti dei festival-solo-festival, gli appassionati di musica non esattamente in quattro quarti, i profanatori di tombe e i sabba entusiasti. Quanti di voi hanno detto “Non ho mai fatto un giro dei canali sotterranei di Bologna nè un giro alla Certosa di notte”?

Bè questa è l’occasione per espiare almeno metà delle vostre colpe.

(Per inciso, alla serata è vietato mangiare. Giuro.)

Per maggiori informazioni questo il link al sito ufficiale e questo alla pagina Facebook.

Il quadrato semiotico degli hippie AKA come sono sopravvissuto ad una serata con 3 generazioni di freak

La fine dell’estate è notoriamente una merda, a meno che non siate disoccupati in attesa di risposte alla vostra mail con tanto di CV o un organizzatore di sagre del porcino. Curiosamente, però, entrambe queste categorie convivono serene all’interno dell’evento più malinconico e geriatrico attualmente in programma nelle vostre città: la Festa dell’Unità. Li puoi incontrare qui mentre ti vendono i loro risotti o le sottoscrizioni ad un partito che non esiste. Li osservi mentre servono bevande costose per finanziare attività dal basso. Subisci il loro sguardo sgomento quando gli confidi che sì, la tua laurea ti è servita a trovare un lavoro.

Sono andato alla Festa dell’Unità di Bologna per vedere il concerto degli Inti-Illimani, band cilena portabandiera del comunismo militante degli anni ’70 e sostenitrice del flauto di pan ad ogni costo. Mia madre li vide in concerto alla Sapienza di Roma in quegli anni, quando alzare il pugno sinistro aveva un significato più complesso del provocare una curva di fascistelli dopo un gol e le maree di studenti sognatori cantavano in coro la hit dell’estate “El Pueblo unido jamas serà vencido” (scaricala qui in versione suoneria per il cellulare). Mi ha talmente stremato negli anni con i loro dischi che ho deciso di vederli dal vivo. Questo è ciò che ho vis(su)to.

Arrivo allo stand Estragon intorno alle novemezza, dopo aver acquistato sul posto un kebab che lo assaggiassero in Medio Oriente avrebbero finalmente loro le motivazioni per attaccarci via aerea. Il palco è stato sapientemente sistemato di fronte al ristorante argentino (nazione notoriamente amica dei cileni) e di fianco allo stand dei Giovani Democratici. Gli stessi Giovani Democratici, evidentemente consci dell’ossimoro rappresentato dal loro nome, hanno optato per una curiosa scelta cromatica dei loro striscioni, che mette in secondo piano la preposizione articolata “ai”. Le interpretazioni dei presenti di tale grafica visionaria sono molteplici.

stand-giovani-democratici-bolognaSecondo alcuni si tratta di una premonizione stile La Zona Morta o Final Destination su una futura piazza cittadina, da dedicare post mortem al movimento. Per altri è una affermazione non virgolettata di chiunque si trovi un loro corteo in mezzo alle palle il sabato pomeriggio. A me piace pensare sia il possibile manifesto elettorale di quello che ad oggi rimane l’unica figura di riferimento per la mia crescita intellettuale: Largo LaGrande.

Largo LaGrande durante una recente tribuna politica

Largo LaGrande durante una recente tribuna politica

Comunque sia. Chiamare a suonare un gruppo di cileni a ridosso dell’11 settembre è una scelta coraggiosa che non si può che apprezzare. Chiamare un rap(p)er di New York fatto di meth e risentimento, d’altra parte, non avrebbe fatto vendere la stessa quantità di birre agli organizzatori. Naturale quindi optare per la band che con il golpe Pinochet, avvenuto proprio mentre erano in tour in Italia, ha perso praticamente tutto.

Quando arrivo allo stand i posti sono già praticamente esauriti. La platea è composta da una fila di una 50ina di sedie di plastica occupate dai fan della prima ora. Sulle fasce stazionano i figli, mezze ali dal passato protoanarchico pronti a crossare al centro. Lì, nell’area piccola sotto il palco, i nipoti in kefiah e cresta aspettano voraci la palla giusta per inneggiare ad Allende ed alzare il pugno sotto la curva. In panchina i giovani democratici non fanno un cazzo come al solito se non spinottare birre e blaterare di rivoluzione caricata a salve.

inti-illimani-bolognaI toni, fatta eccezione per qualche bandiera cilena e alcuni striscioni contro i regimi, sono pacati. Almeno fino alle hit più attese (Samba Lando ed El pueblo unido), quando sotto il palco partono ingiustificate tarantelle tra i più giovani. Fanno capolino pezzi di Victor Jara e addirittura un Buonanotte fiorellino che lascia sgomenti i più.Uno dei chitarristi riesce anche a far battere le mani al pubblico su un tempo di 7/8. Thumbs up per te.

L’offerta All Inclusive Minuti Veri di tutte queste generazioni di intellettuali combattenti si rivela alla fine dei conti un pacchetto inoffensivo e festante. Guardandomi intorno mi chiedo piuttosto come facciano i venditori ambulanti della Montagnola a non essere miliardari con tutti gli stracci di canapa e i sandali di cuoio fatti a mano che vedo, ma questo è un altro discorso.
[NdA: Per chi all’università fosse stato troppo impegnato a lavarsi per accorgersene, i vestiti di canapa a righe tendenzialmente marroni e gialle sono la divisa ufficiale dei militanti extra-parlamentari. Per chi poi all’università fosse stato troppo impegnato a laurearsi per accorgersene, i militanti extra-parlamentari delle facoltà sono quelli che ora vi vendono il mutuo per la ristrutturazione della casa o gestiscono la fabbrica di famiglia nel Triveneto].

Se tutta la situazione che ho davanti agli occhi fosse un quadrato semiotico la descriverei al prof in sede di esame in questo modo:

quadrato-semiotico-degli-hippie

Scrivetemi per qualunque dubbio o puntualizzazione circa questo schema. Sarò felice di non sapervi dare una risposta dal momento che l’ho disegnato ad un after party alle 7 di mattina mentre un complice stendeva righe di keta.

A parte la sensazione di aver appena partecipato ad un macabro rito di necrofilia uditiva (intendendo con ciò l’attitudine ad ascoltare cose morte da tempo e riesumate per occasioni speciali, un po’ come le risate finte delle sit-com, registrate negli anni’50 e quindi uscite dalla bocca di gente oggi probabilmente morta) esco dal Parco Nord meno turbato di quanto temessi.

Certo, nel nostro Paese le velleità rivoluzionarie che nel Sud America hanno riscritto la storia sono credibili come le pretese di genuinità di un risotto liofilizzato. Ma se riesci a esulare dal contesto grottesco di slogan di cartapesta e hippie a piede libero (letteralmente) intorno a te, puoi provare le stesse sensazioni che provi quando ti propongono all’estero di mangiare la pizza hawaiana con ananas e prosciutto crudo: iniziale disgusto, crescente curiosità per un prodotto così singolare, apprezzamento nel momento dell’assaggio, lieve nausea, buona grazie ma anche basta.

Ecco. Partecipare a questi nostalgici ritrovi intergenerazionali ha il sapore della pizza hawaiana. Tutto sta nel capire a quale livello di nausea siete disposti ad arrivare prima di ammettere: “Buona, grazie, ma anche basta”.

Oroscopo 2013 per stupratori seriali

Il bello del nuovo anno è che nessuno ricorda mai i propositi dell’anno precedente, naufragati di norma dopo poche settimane di tentativi. Se d’altra parte così non fosse, all’urlo di “anno nuovo vita nuova!” arriveremmo alla soglia dei 50 con un bagaglio di personalità multiple da far invidia al miglior Capezzone. L’arrivo del 2013 è però una nuova fantastica opportunità di leggere cosa gli astri hanno in progetto per noi e parlarne a iosa con tutti i nostri amici. Amo gli sciamani televisivi alla Paolo Fox che grazie a complesse pratiche divinatorie possono rivelarti se il colpo in banca andrà bene o le vendite dei tuoi braccialetti di perline e legno supereranno le aspettative.

oroscopo-2013Digitando parole a caso su google tipo oroscopo, astri, previsioni e insicurezza non è raro trovare menti illuminate che anticipano a tutti noi il futuro più prossimo. Congiunzioni astrali, allineamenti di pianeti, passaggi celesti tutto ciò che non può essere verificato va bene per spingerti a investire in quella fabbrica di sigari al cumino o farti avanti con la donna che ad un occhio poco attento sembrerebbe ignara anche solo della tua esistenza. “Urano è sempre in Ariete, regalando un tocco di audacia ai segni di Aria e a quelli di Fuoco”. Sti cazzi, diamojene.

oroscopo-2013-sessoCiò che tuttavia risulta fastidioso è l’incalzante ottimismo che sempre caratterizza le previsioni. Mai un “attento ad attraversare la statale di notte” o “non andate con quella minigonna nel raduno degli Hells Angels di Ozzano Emilia” o meglio “diffida dai tumori”. Andiamo, il mondo là fuori è molto più interessante di come Vogue ci vuole dare a bere, e perciò noi di (this) abbiamo deciso di divinare il futuro dei reietti della società, dando loro una reale interpretazione di ciò che sarà il loro personalissimo 2013.

ARIETE – Saturno viaggia in Scorpione soltanto dall’ottobre precedente, dopo circa tre anni trascorsi in Bilancia. Ciò vuol dire che quest’anno la vostra coca avrà finalmente più successo a patto che la smettiate di tagliarla con talco per il culo. Nettuno in Pesci e Giove in Cancro vi permetteranno di farla franca con più facilità di martedì a patto che decidiate di usare violenza solo su persone il cui nome contiene la lettera R.

TORO – Quel cuba libre che avete rubato ad una ragazza la notte di capodanno lo pagherete caro, amici del Toro. Le spese per la cura del’epatite vi manderanno in bancarotta e quella troia di vostra madre vi denuncerà alle autorità dopo aver trovato quel ragazzino in cantina. Per quelli della seconda decade si apriranno interessanti opportunità di affari con la nuova mafia congolese. Attenti a Plutone in Capricorno e Saturno in Scorpione.

GEMELLI – Sniffare coca dal culo di troie asiatiche è la vostra passione, lo sappiamo bene, ma nel 2013 dovrete limitare i vostri vizi. Soltanto Giove, come ogni anno, traslocherà nel segno successivo, passando da Gemelli in Cancro a fine giugno. Questo vuol dire che il vostro appeal sui papponi verrà meno e dovrete tornare a cercare compagne di giochi fuori dai licei artistici. Negli ultimi mesi dell’anno giocate una tripla sul campionato di basket peruviano, ricche sorprese potrebbero colorare il prossimo Natale.

CANCRO – Sarà un anno di merda, eccezion fatta per quella acuta sifilide che metterà a repentaglio la vostra capacità riproduttiva. Il resto purtroppo andrà male. Cascasse il mondo il 7 di agosto non andate in spiaggia. E ricordate di non stuprare mai nei giorni dispari se indossate calzature bianche.

LEONE – Il miglior anno di sempre, soprattutto perchè avete già raccolto abbastanza sfighe nei precedenti. Il rischio amputazioni ad uno dei vostri familiari è stato scongiurato grazie a Giove in collisione con la via lattea ma la possibilità di una prolassi anale è sempre corposa. Evitate i cibi piccanti il latte di soia e aprite il vostro cuore a ripetizione con bigliettini pre-stampati.

VERGINE – Vi hanno sempre preso per il culo per il vostro segno ma quest’anno avrete la vostra rivalsa. Il vostro compagno di cella smetterà di abusare di voi se durante i feroci amplessi urlerete frasi del Settimo Sigillo di Bergman, e da lì conquistare la stima del branco sarà un attimo. Per quelli non ancora ospiti dello Stato, il mese di Gennaio sarà all’insegna dell’amore per la salute del lavoro. Approfittatene per mandare curriculum a caso.

BILANCIA – Plutone e Urano porteranno molti cambiamenti nella vostra vita. Ricordate perciò di offrirgli il giusto tributo di sangue mestruale da sorseggiare sulla terrazza di un amico ricco. Non è un buon anno per dichiarare guerra all’Oman limitatevi allora ad un bagno caldo con schiuma da fare quando più preferite. Durante le prossime elezioni ricordatevi di dichiarare il falso in caso di intervista per gli exit poll.

SCORPIONE – Saturno è nel vostro segno, Plutone è in sestile, Nettuno in trigono e Giove lo sarà da giugno: in parole semplici, smettete di bere quella merda di vino del supermercato prima che sia lui a smettere voi. Le donne che seguite normalmente nei garage sotterranei quest’anno hanno avuto un oroscopo positivo, quindi a voi non potrà che andare di merda. Ripensate il vostro giudizio sul découpage d’altura e fatene la chiave per il cuore del poliziotto che vi fermerà.

SAGITTARIO – E’ arrivato l’anno in cui sarebbe saggio farsi controllare qui nei che vi sono cresciuti sulle pupille. In caso di diagnosi nefasta, disseppellite i corpicini che tenete in giardino e date un barbeque per tutto il vicinato. Non c’è niente di più lieto che lasciare un bel ricordo di noi alla gente.

CAPRICORNO – Saturno in Scorpione potrebbe creare qualche difficoltà, frapponendo ostacoli tra voi e i vostri obiettivi. Mirate al cuore e non avrete di che proccuparvi. La vostra passione per l’entomologia forense porterà finalmente i risultati attesi, e la vostra copertura non dovrebbe saltare prima di Giugno. A quel punto, Haiti sarà la tappa che più si adatta ai nati nella prima decade. Per quelli della terza, Pesaro dovrebbe andare benissimo.

ACQUARIO – Premesso che Urano quest’anno sarà la vostra personalissma puttana, Giove illumina il principio del 2013. Fate tesoro di queste nozioni quando dovrete spiegare al gioielliere perchè ora l’arma in mano ce l’ha lui e voi siete quello riverso a terra col sangue negli occhi. Prendete di petto le sfide della vita e pulite una volta per tutte i resti di merda dal vostro cesso. No, pisciandoci sopra non va bene.

PESCI – Brutte notizie, nati sotto il segno di Pesci (cit.). La vostra inettitudine con i motori a scoppio causerà un crash di sistema al CUP per cui nessuno potrà mai più prenotare una visita medica. Arraffate tutto ciò che potete prima di darvi alla fuga e ricordate che sporcare la targa spesso non basta per farla franca. Rendete orgogliosi di voi gli zii adottando un chinchillà.

Buon anno a tutti

I R.E.M. si sono sciolti. Is it the end of the world as we know it? Well, I feel fine

I R.E.M. nel 1984, featuring capelli

La prima notizia che il giornale on line mi sottopone stamane è di quelle che fanno tremare le ginocchia. I R.E.M. hanno comunicato lo scioglimento. “Abbiamo costruito qualcosa di straordinario”, scrive il cantante Michael Stipe, “ma tutto ha una fine. E noi abbiamo deciso di chiudere a modo nostro”. Che poi sarebbe scriverlo sul proprio sito (che eccentrici!) grazie a post individuali nemmeno troppo coordinati tra loro. Come dire, lascio mia moglie tramite una e-mail, dopo 30 anni di matrimonio, e ne mando pure una ai miei zii per comunicarglielo. Ma ci vogliamo ancora davvero bene, eh. Fonti certe parlano di un Dj Mingo dell’Estragon distrutto, sull’orlo di una crisi di nervi: quale band gli darà ora i singoli da proporre in heavy rotation? “Dovremo mettere una volta di più right about now, the funk soul brother, check it out now, the funk soul brother adesso – pare abbia commentato coi suoi fumando nervosamente – non posso mica trovarmi un gruppo nuovo da aggiungere alla playlist!”. Se poi i Bandabardò decideranno di fare la stessa fine dei mai troppo compianti R.E.M. (ma poi davvero erano ancora in attività??) siamo certi che il tasso di suicidi all’interno del collettivo aumenterà vertiginosamente.

Scherzi a parte, per chi come me ha abbastanza anni da aver visto la parabola dei R.E.M. sprofondare senza appello nei programmi sempre più late night dei canali musicali, il dramma è comunque relativo. Ieri il messicano sotto casa aveva finito la salsa piccante e ho dovuto mangiare un burrito intero senza il mio amato chipotle. Wow, gente, quello sì che è un dramma che meriterebbe più attenzione. Il numero 176-761 della Banda Bassotti Disney, invece, ha commentato caustico “Forse adesso la smetterà di copiarmi il make up”. Come dargli torto.

E’ un peccato che il qualunquismo pop abbia aggredito orrendamente le pareti delle canzoni della band della Georgia. Ammetto che fino ad Up, il sound, benchè mai troppo originale, fosse a tratti piacevole e le canzoni avessero melodie discrete. La formula è sempre stata quella di qualche canzone riuscita per album, e video studiati in effetti bene, per nascondere comunque la miseria del resto del lavoro. Il gruppo si basava sul carisma del leader Michael Stipe e la prematura uscita dal gruppo del batterista Bill Berry per aneurisma non aveva comunque intaccato la natura e l’immagine della band. Fino a quel momento, buoni episodi nell’underground indie come Murmur e Reckoning valsero loro il rispetto della critica musicale e di molti appassionati del pop a 360°.

Niente di nuovo quando pochi anni dopo firmarono con una major. Buoni album (fra tutti ovviamente Out of Time e Monster, che se avete frequentato un qualunque rock club avrete sentito snocciolare più volte) e la nomea di band santona i cui testi criptici (ma in realtà spesso senza senso) di Stipe aiutarono a diffondere il mito della band un pò intellettuale ma anche un pò per tutti. Easy listening e testi su cui riflettere. Mix vincente.

Sono le sei – l’ora della TV. | Non fatevi prendere in una torre straniera. | Apertura e bruciatura, ritorno, ti ascolti ribollire. | Rinchiudilo in uniforme e bruciare di libro, sangue in affitto. | S’intensifica ogni movente. | Incenerire automovente. | Accendi una candela, accendi un voto. | Un passo in basso, un passo in basso. | Guarda una folla di tacchi, folla. Uh oh, ciò significa niente paura – disinvolto. | Rinnegato e stai alla larga! | Un torneo, un torneo, un torneo di bugie. | Offrimi soluzioni, offrimi alternative e io declino.

Chiaro.

La farsa non poteva andare ancora avanti. 31 anni possono essere abbastanza io credo.

“Ma cosa dici? Losing my religion rimane un classico!”. E’ vero, ma anche What’s up delle 4 Non Blondes, e nessuno ha pianto quando se ne sono andate affanculo.

“Sono stati sulla cresta dell’onda 30 anni, guarda quanti video e singoli hano sfornato”. Falso, anche Paola Turci fa dei video per Mtv ma non la definirei “sulla cresta dell’onda”. La permanenza in alto si valuta in base all’attività live, e la loro parla chiaro (addirittura dopo l’uscita dell’album Colapse into now nel marzo 2011 dichiararono di non voler fare dei live di presentazione del disco, giusto perchè loro i loro fan li amano)

“I testi di Michael Stipe hanno segnato una generazione”. Sì eh? Bè vuol dire che non capisci l’inglese, quindi affanculo te ce manno in italiano.

Un peccato perchè comunque rimangono gli autori di uno dei miei videoclip preferiti di sempre, Imitation of Life, ma tant’è. Ora avanti con le raccolte di singoli. Per almeno un paio di mesi ce le dovremo sorbire, come da regolamento. Chiudiamo con un accorato appello scritto proprio da Stipe in un suo pezzo del 1992:

“Non lasciarti andare | tutti piangono | e tutti soffrono | a volte | qualche volta tutto è sbagliato | ed è tempo di cantare insieme…”

Chitarre acustiche e canzonieri in mano, gente. D’ora in poi i R.E.M. vivranno solo nei nostri ricordi intorno al fuoco.
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REM – Imitation Of Life by djoik