Edizioni Zero Bologna – GOMEZ live all’Estragon

gomez-bologna13 aprile 2012 – Avevo promesso a mia mamma di non ascoltare più indie rock. Le avevo anche promesso di smettere col chinotto, in effetti. Sulla seconda ci lavorerò, ma la prima la vedo dura: arrivano i Gomez in città. Loro però credo facciano eccezione, dai. Niente accordi dissonanti e caschetti sbarazzini, ma solo 100 gr di blues, 150 di britpop, elettronica quanto basta e una manciata di nostalgia beatlesiana. A fuoco medio per sei album. E via andare. La ricetta dell’amore. O di un gran bel disco. O dell’amore per un gran bel disco. Fate voi. Rimane il fatto che non uscirete da questo live a pancia vuota.

13 aprile 2012
Estragon
Via Stalingrado, 83 – Bologna

€ 20
22:00

Danilo di Capua

(Leggi e spamma da qui l’articolo originale)

Shaun of the dead, ovvero come sostituire Ozzy con una Zombie Parade senza mai dimenticare Voltron

Il qualunquismo da bar ne fa sparare tante, di stronzate. Una fra tutte, “il giorno dopo una sbornia fatti un bel sorsaccio di vodka poi vedrai che starai benone”. Certo. Il sedicente dottorino di turno aggiungerà pareri illustri per confermare la bizzarra teoria, ma in realtà, fidatevi, non l’ha mai testata su se stesso. Un amico di un amico lo ha fatto, ovviamente, e pare che dopo stesse da dio. Bukowski credo facesse di cognome. Provate dunque a sfidarlo quando avrà un hungover da urlo a imbracciare la boccia di vodka, sedersi, concedersi una sentita sorsata e poi uscire come niente fosse per andare là fuori a produrre il proprio stipendio.

Ad ogni modo.

Una delle altre stronzate da bar più comuni è “mai incontrare il proprio eroe di gioventù”. Pare che tutte le glorificazioni costruite negli anni si sgretolino di fronte a quel vecchio panciuto e stempiato che proprio ora vicino a te si sta strofinanfo il naso con la manica mentre cerca di tirarsi su i calzoni sbrindellati con la mano già occupata a sorreggere una lattina di birra calda. Bah. Io francamente non ho mai incontrato nè Gianluca VialliBrian May nè tantomeno il leone blu di Voltron, quindi non posso dire se questa roba sia vera. Poi due giorni fa ho visto che in una libreria di Haight Street c’era Ozzy Osbourne che autografava cose.

“Wow – ho pensato – non sarà stato l’idolo della mia gioventù, ma fa comunque parte di quell’olimpo di rockstar che ha contribuito a tenere lontani i giovani dal rap!”. Tanto basta. Andiamo a ‘sta libreria. Già 5 o 6 ore prima adolescenti e non con magliette tributo per il divora-pipistrelli stazionano emozionati sul marciapiede. Brufoli e metal da sempre vanno a braccetto, se poi li sistemiamo tutti nel reparto fumetti il pacchetto è completo. Scopriamo tuttavia con fastidio che l’astuto Ozzy non ci autograferà cd o vinili,  ma solo una copia del suo libro che dovremo preventivamente acquistare all’entrata per 30 dollari. “Trust Me, I’m Dr. Ozzy“, si chiama, che poi a me suona più come una minaccia che come una rassicurazione. In sostanza è una raccolta di tutti gli articoli apparsi nella sua rubrica di Rolling Stone, dove spiega alle nuove generazioni come spappolarsi il fegato con droghe e alcool e redimersi a un passo dalla tomba. Decidiamo senza pensarci troppo su di mandare affanculo Ozzy e di andare a mangiare qualcosa in zona. Finito di rimpinzarci ripassiamo davanti alla libreria per vedere quanti fan hanno ceduto al ricatto e si sono accaparrati il libro pur di vedere da vicino il dead man walking del black metal. Tanti, a quanto pare. Assistiamo addirittura all’arrivo di Ozzy in auto, vediamo la sua testa intrufolarsi tra la folla acclamante e scomparire tra gli scaffali. La polizia ci fa sgombrare la strada. Senza rendercene conto ci eravamo anche noi avvicinati all’auto per strappare un fotogramma di quella che alla fine dei conti rimane pur sempre una leggenda del rock. Niente da fare. Pochi secondi e quella nuca con un’evidente ricrescita bianca scompare dal raggio visivo. Per soli 30 dollari potremmo vederla da vicino nell’anonimo retrobottega di una libreria del quartiere hippie della città, ma decido di tenermi questo bonus per un eventuale concerto. Chissà, se si sono riformati tutti, dai Take That agli Stone Roses, magari Iommi e Ozzy rimetteranno su il carrozzone. Con l’aiuto del roadie insostituibile in questi casi, Polmone D’Acciaio.

De Niro ci aveva già spiegato come trattare i nostri eroi

Deluso dall’occasione sprecata ritorno a casa con la coda tra le gambe. Nel frattempo Jason, un tamarro italo-americano conosciuto a Brooklin con tanto di canottiera a coste e catene penzolanti, mi contatta per dirmi che stavolta è certo: Lady Gaga sarà la nuova cantante dei Queen. Pare che il suo ultimo singolo sia stato composto insieme a Brian May e la collaborazione abbia portato a grandi risultati. Ascolto il pezzo. Non mi pare proprio. Decido di non contraddirlo e gli assicuro che mi informerò. “Cristo santo – penso – Vialli è andato a giocare alla Juve, Brian May sostituisce Mercury con Lady Gaga e alla fine dei conti il leone blu di Voltron non ha mai risposto alle mie letterine. Forse è vero ciò che si dice al bar sui tuoi miti dell’infanzia. BASTARDI”. Che se uno avesse avuto Ozzy come mito poi oggi ci sarebbe rimasto ancora peggio, rincoglionito come è, col pannolone e impossibilitato anche solo a salutare i fan in attesa sotto il sole (tutti in maglietta nera, tra l’altro) da 5 ore. Sti cazzi.

Alice in Zombieland

La sera decido di andare alla zombie parade. In un modo o nell’altro, il mio incontro con un non-morto oggi me lo sono concesso. Palma d’oro per Alice in Zombieland ma anche il nano sfigurato che mormorava storto “Braaaains..or cigareeeeettes” mi è piaciuto molto.

E’ dunque deciso. La prossima sbornia la combatterò con il bicchiere del mattino dopo. Croissant e vodka tonic dovrà essere. Per forza. Forse quella del bar è vera saggezza popolare. Quella che tanto ci faceva ammirare i nostri nonni, anche quando forse ne raccontavano una di troppo. Tanto, come recitava un cartelo dalla parade, “Shoots happen”. Tanto vale cogliere l’occasione al volo, e strappare i poster dal muro della nostra cameretta. I nostri miti non terrebbero mai una nostra foto sul comodino, figuriamoci appesa al muro con le puntine.

Summer time, and the livin’ is easy.. la TOP 10 di (this)

I ragazzi di (this) festeggiano l'estate

Il mese di luglio volge sudato al termine e, come da retaggio scolastico, la voglia di fare nulla aumenta. Il nostro primo anno accademico di vita si conclude con l’estate 2011, e il bilancio registrato è davvero ottimo. Merito, forse sì, dei tanti parenti che sono stati obbligati ad aumentare il ranking del sito, ma è indubbio che molti di voi ci abbiano seguito con affetto per questi primi 9 mesi di vita.

Ecco perchè, riconoscenti, solidali, o forse senza troppa voglia di scrivere cose nuove, vi regaliamo l’imperdibile TOP 10 dei post più popolari di quest’anno.

Una sorta di bignami da leggere sotto il vostro ombrellone, da assaporare, condividere, ignorare, schernire, commentare, ipaddare, mantecare o anche solo usare come scusa per non fare sesso con il vostro fidanzato.

– I sintomi del Natale 1/Il panettone (leggi)

– Intervista con Willie Bullshit, candidato sindaco di Bologna (leggi)

– Non solo Forum. La lista completa dei ringraziamenti al Nostro Presidente (leggi)

– Trucebaldazzi & Spitty Cash live @ Millennium – Bologna (leggi)

– No Vasco, io non ci casco (leggi)

– Fauna da concerto: quando lo show è in platea (leggi)

– Guess who’s (NOT) coming to dinner. L’harakiri dek rock’n roll abbronzato (leggi)

– Elogio funebre preventivo: Vasco Brondi (1984 – 2045) (leggi)

– Ermeneutica della sala prove bolognese (leggi)

– Volevo vedere Jon Spencer (leggi)

Un ringraziamento speciale alla tag “ciucciacazzi a tradimento”, inserita per goliardia verso novembre e tutt’ora la principale chiave di ricerca che porta a (this). non so cosa cerchiate su google, ragazzi, ma di certo non lo troverete qui. Keep on trust in us, anyway!

Scriveteci se credete che il vostro post preferito non sia stato messo in classifica. Non faremo nulla, ma avrete speso in maniera creativa un paio di minuti

A presto

Top five

Gli elenchi di Arbasino, le “dieci cose” di Saviano ma prima ancora le top five di Nick Hornby in Alta Fedeltà: arriva un giorno in cui ci si sente in dovere di farla una classifica. Chi non ha mai fatto una classifica? Quella del figo della classe l’abbiamo fatta tutti. Voglio dunque condividere qui la mia prima personalissima top five dei migliori errori, gaffes e misunderstanding della mia vita fino ad oggi. Poiché tutte e cinque le storie sono realmente accadute (niente “i fatti e le persone sono puramente eccetera eccetera..”), ringrazio coloro che mi hanno ispirato e che sono speciali, e non solo perché figurano in questa classifica.

1.       Cinis giapanis tot pricis

La grande somiglianza tra i personaggi dei cartoni animati giapponesi ha provocato ad  F. una delle più belle incomprensioni della storia dei misunderstanding dei testi musicali.
Basta un incomprensione nell’attacco del ritornello “Holly s’allena tirando i rigori, Benji s’allena parando i rigori”del noto cartone manga a sfondo calcistico e non abbiamo più Oliver Hutton e Benjamin Price bensì i grandiosi fratelli SALLENA.

Holly Sallena, tirando i rigori, Benji Sallena, parando i rigori.

Non fa una grinza.

2.       T9

In seguito ad una mia chiamata non risposta, S. mi scrive un sms che recita “paura uomo in piscina”. Il messaggio fa immaginare una di quelle scene da film americani in cui le persone comuni vengono sequestrate all’interno di un edificio, generalmente banca o supermarket, e la nostra eroina/protagonista che per fortuna ha sottomano il cellulare nascondendosi dietro ad una colonna riesce ad inviare una sconnessa richiesta di aiuto.

S. voleva scrivere “scusa sono in piscina.

Spike Lee vs. T9 0 – 1.

3.      La torta giusta

G. è entrata in una pasticceria di New York ed ha chiesto una torta Sacher al commesso.
E fin qui va tutto bene.

Diciamolo in inglese: “Can I have a piece of cake sacher?”

Ps. Per i non anglofoni la parola sacher, letta proprio cosi come la torta e scritta sucker vuole dire cretino.

4.       Pravopis (ovvero spelling, in croato)

In un campeggio in Croazia, correva l’anno 2003, la titolare dell’esercizio mi chiede, per la registrazione come ospiti, se lo spelling del mio nome è esatto: “Francesca, e coretto?” (la e senza accenti, le doppie assenti in pieno stile slavo). Sì, rispondo, sì. Anche N. risponde sì. Ci allontaniamo e N. pensieroso mi confessa che ha un dubbio: anche se ha risposto sì non riesce ancora a spiegarsi come mai la signora l’abbia chiamato Coretto.

5.       Hai l’imbarazzo della scelta

Ho 17 anni ed è la prima volta che S. conosce il mio primo fidanzato. La ripetizione della parola primo rende l’idea dell’agitazione per l’incontro. Il caso vuole che il fidanzato abbia un compito in classe il giorno seguente. La risultante dell’indecisione tra l’augurio “In bocca al lupo” ed  “In culo alla balena” da vita al fenomenale lucchetto “In bocca al culo”.

Ancora nel 2011 non è stata trovata una risposta adeguata a tale augurio.