Highway to hell: in viaggio sulla A-14 in direzione mare (parte I)

Sono sempre stato lento a inserire la spesa nelle buste di plastica. La gente in fila lo sa e mi guarda. Mi giudica. Percepisco il loro sguardo infastidito mentre con precisione certosina separo surgelati dalle bottiglie di vetro dalle verdure dalla carne dalle riviste in offerta dal 3×2 di quelle cose che ti fanno cagare bene e sano. Una busta ciascuno non c’è storia. Da quando hanno cambiato i materiali dei sacchetti la possibilità che si rompano per strada si è innalzata come l’erezione di un vecchio mormone a un concerto dei Gazosa. La cassiera accusa tutto il caldo di questo agosto urbano senza pietà. Sudata e con i capelli raccolti in una treccia unta ticchetta nervosamente un anello di bigiotteria sul bancomat, mentre aspetta la ricevuta della transazione e non mi guarda mai in faccia tagliata fuori da una realtà che intimamente si vanta di interpretare in base a quante porzioni di vitello tonnato o di pesto uno prende. L’antropologa della spesa altrui guarda con un sorriso beffardo le mie porzioni monodose di sughi pronti e risotti liofilizzati, confortata nel suo animo obeso di non essere l’unica a trascorrere serate solitarie davanti a commedie romantiche e a quiz dove si sente bravissima se andassi io vincerei sicuro sono brava uno di questi giorni chiamo.. Raccolgo i miei sacchetti e mi avvio verso l’uscita. La Claude Lévi-Strauss dell’Esselunga Santa Viola abbozza un saluto automatico e senza passione a cui non rispondo con altrettanto entusiasmo. Fuori da lì Bologna arde nel suo stesso brodo di umido e afa, stuprata da turisti affannati che andranno via di qui con un paio di foto delle torri, cinque o sei di portici deserti, e la certezza che sì bella ‘sta città ma a parità di clima tanto vale trasferirisi a Manaus.

Mentre percorro i pochi metri che separano il luogo per comprare il cibo a casa mia sento una voce femminile chiamarmi. “Tommy!” urla una ragazza dietro di me, e già sento salire sulla schiena il brivido di terrore che solo chi trascorre l’estate in città conosce. Quel senso di disagio che percepisci incontrando conoscenti con cui normalmente non condividi neanche un sorriso, ma che di fronte alla desolazione della città deserta si sentono giustificati a disturbarti a farti togliere gli auricolari a dirti perchè non sono andati in vacanza o la loro opinione sulle olimpiadi in corso. Un po’ come quando incontri concittadini semi(s)conosciuti all’estero e per uno strano senso di cameratismo ipernazionalistico viene fuori che vi parlate pure invece di ignorarvi alla grande come in tutto il resto dell’anno.
La tipa che mi chiama è una calabrese sui 30 che mi si avvicina ciabattante indossando una maglietta bianca del Social Forum di Nairobi e dei calzoncini multicolor di canapa e lino. Credo di essermela scopata un paio di anni fa strafatto di cointreau e lexotan sui divanetti lerci di un centro sociale che ora non esiste più, anche se tecnicamente fui stuprato dato che riuscii a malapena a sbiascicare un giudizio falso sulle politiche estere yankee prima che mi infilasse la lingua in bocca e cominciasse a darci dentro mentre io mi concentravo per non rovesciare il cocktail che custodivo gelosamente in mano. Droga del cazzo, l’MD, specie quando dato alle donne. Ti farebbe scopare un treno in corsa e ti convincerebbe pure che gli vuoi bene, a quel bastardo squadrato e galoppante. Credo si chiamasse Egle, la tipa. O Lavinia. O un nome del cazzo del genere. Più si avvicina più mi rendo conto che quelli che scodinzolano sulla sua testa sono dread artigianali. Già. Dread fatti in casa e sfoggiati con l’orgoglio di chi non capisce le età giuste per fare le cose giuste. La prima cosa che mi viene da dirle è che sicuramente il mondo aveva bisogno di un altro bianco coi dreadlocks, ma mi fermo in tempo per ricevere due baci umidi sulle guance e una pacca sul culo. “Bella Tommy, quanto tempo eh?? Sono Zelda ti ricordi? Ci siam beccati quella sera al concerto dei Pendulum ricordi?? Maaaaaamma che storta che ero pensa che il giorno dopo non ricordavo quasi nulla ci siamo baciati vero?”. Maschero l’imbarazzo che provo per lei con un sorriso e cambio acrobaticamente argomento chiedendo cosa facesse a quell’ora del pomeriggio per strada. Mi risponde sto andando al mare suona una dj della madonna a Marina di Ravenna orario happy hour insomma per farla breve nel giro di un’ora mi ritrovo in macchina sulla A-14 con 3 nostalgiche di Hailé Selassié che pompano Peter Tosh e Bob Marley dalle casse senza alcun ritegno.
Quella che guida è una fuorisede pugliese con il naso adunco un tic all’occhio sinistro e un vistoso perizoma a vita alta che le esce dai pantaloni militari. Quelle mutande hanno bruciato il cervello di un sacco di gente, sono una promessa spesso non mantenuta di qualcosa di bello che probabilmente se avrai tempo e voglia potrai scoprire. Chi ha un bel culo però non ha bisogno di ingolosirvi con un’esca così evidente, quindi diffidate da chi mette troppo in mostra questi trucchi da travestito di Copacabana. Sui maschi che invece portano i boxer fuori dai pantaloni o meglio comprano i pantaloni con i finti boxer che escono tratterò lungamente a parte nel mio saggio di prossima uscita “101 ragioni per cui è giusto che ci estinguiamo”. L’altra tipa era una silenziosa che ha mandato sms tutto il viaggio e ogni tanto rideva da sola guardando lo schermo del suo smartphone. Sono quasi sicuro che all’altezza di Imola abbia scorreggiato ma non me la son sentita di dir nulla e mi son limitato ad abbassare piano il finestrino. Forse avrei dovuto insospettirmi quando mi aveva chiesto senza guardarmi di tirarle il dito indice.
Comunque.

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Lo zeitgeist del nuovo millennio racchiuso in un unico scatto rubato

In breve siamo al mare le tipe si disperdono a salutare tizi con slip neri e cappellini colorati  le ritrovo un paio d’ore dopo sono intente a prosciugare un annaffiatoio di plastica verde colmo di gin tonic insieme a un cinese e a un tipo forzatamente sorridente che sono certo di aver visto in uno spot per l’impotenza su un canale regionale. Intanto la dj ci dà dentro con pezzi di pura nostalgia anni ’90 mista a hit indie rock che la gente pare apprezzare. Fottuta epoca postmoderna hai rovinato tutto un tempo dovevi scegliere e rimanere coerente. O Beatles o Rolling Stones. O compagno o camerata. O frocio o etero. O direttrice d’asilo o succhiacazzi. O revival o indie rock. Ora tutte queste cose possono convivere in una sola persona. Che spesso mette musica agli happy hour al mare. Io ho finito la sesta vodka e penso seriamente all’opzione di andare a sboccare in mare ma mi risulta troppo lontano quindi opto per farlo nelle docce. Prima che possa andare a sciacquarmi la bocca con un’altra vodka Zelda mi attacca al muro mi dice riprendiamo il discorso dell’altra volta e prima che le possa dire lo abbiamo già terminato a suo tempo lei mi ha aperto i pantaloni e mi sta usando per scoparsi per bene dentro a un cesso dove qualcuno deve aver cagato da poco. Penso che il romanticismo è davvero morto del tutto mentre le vengo in faccia sudando come un minatore cileno e mi appoggio esausto al muro. Mi chiedo anche quali malattie io possa aver aggiunto al mio carnet dopo aver scopato due volte una tipa che abusa così facilmente della debolezza maschile e mentre la dj si lancia in una Patti Smith d’annata esco dal cesso accendendomi l’ennesima sigaretta e canticchiando because the night belongs to lovers because the night belongs to AIDS.

Fine prima parte

Radiohead live a Bologna, tra cronaca reale e necrofilia spicciola

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Fasi salienti del live dei Radiohead a Bologna – luglio 2012

Mi chiamo Tommaso per gli amici Tommy per mia madre Tommaso sono un correttore di testi per annunci erotici vado pazzo per il chinotto e martedì 3 luglio 2012 ero a Bologna per il concerto dei Radiohead. Vivo in un paese senza troppe pretese vicino Alessandria, si chiama Novi Ligure lo so ora direte magari ammazzi tua madre e il tuo fratellino ma no manco per il cazzo voglio bene a mia madre e il mio fratellino è alto uno e ottantacinque e l’unica volta che ho provato a dargli uno schiaffo perchè mi aveva finito il fumo mi ha rovesciato su un lato con un calcio che cristo ancora sento la fitta allo stomaco.
Ho comprato il biglietto per i Radiohead perchè la mia vicina che è Sara va pazza per loro a me fregava il giusto ma tant’è ho pensato ne prendo due uno glielo regalo ci facciamo due giorni a Bologna magari ci scappa un pompino comunque sicuro è felice io le voglio bene però certo se ci scappa un pompino è meglio. Sara fa l’infermiera in una clinica per vecchi che stanno morendo quando ci troviamo sul tetto del nostro palazzo per fumare un po’ di erba mi dice cose della sua vita tipo che una volta ha pulito la merda di uno che era appena morto perchè mi ha detto quando muori ti caghi addosso. Ho comprato il biglietto per il concerto cristo carissimo più l’aereo per andare a Bologna che lei ha la para del treno che tanti anni fa dalle nostre parti c’era uno che struprava le troie nei cessi dei treni io le dico cazzo tu non sei una troia e poi il tipo credo lo abbiano preso però insomma io per evitare discussioni le metto in una busta il biglietto dei Radiohead e quello dell’aereo glielo sto per dare quando venerdì 15 giugno 2012 lei mi dice sai Tommy ti devo dire una kosa mi sono messa kon Tafano ke pazza ke sono proprio Tafano ke pheeqo 6 felice per me 6 il primo a cui lo diko il primo luglio mi porta a Civitanova Marke ke ha una casa. Io penso che culo Civitanova Marche spero vi schiantiate all’uscita dell’autostrada te e quel finocchio di Tafano col cazzo ti do il biglietto ci vado da solo.

Piglio l’aereo prenotazione per due quella troia al check in mi dice pure ma qui ci son due reservescions lei è da solo io le sputo su una mano dico fatti i cazzi tuoi mi piace viaggiare largo. Arrivo a Bologna mi fermo nell’unico ostello a tipo mille chilometri dal centro passo un lunedì tranquillo vedo le torri rubacchio da Feltrinelli e mangio crescenta troppo unta e la sera finisco in un giardino interno coi portici mi dicono si dice quadriportico la musica non è male bevo parecchio e torno a piedi tipo all’alba in ostello. Martedì 3 luglio 2012 i Radiohead suonano a Bologna non più in piazza ma in una arena lontanissima dal centro cazzo di bolognesi devi fare chilometri per ogni cosa comunque dalle 16 sono già lì benzinato di birra e vodka la gente arriva in gruppetti provo a far conoscenza. Trovo un gruppo di pugliesi tra questi una tipa bionda mi guarda mentre parlo al suo amico frocio allora le dico ciao sono Tommy posso offrirti una drink. Le offro una birra lei non pulisce la merda dei morti ma studia economia dice voglio mettere su una start up io non so neanche che cazzo sia una start up ma annuisco alla grande le guardo le tette e penso magari il pompino lo rimedio comunque. Comincia il concerto e perdo il gruppo di pugliesi meglio così sono troppo sbronzo per far finta di essere interessato ai loro discorsi universitari peccato per la bionda però Thom Yorke è sul palco e inizia il live con 15 steps.

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Thom Yorke sul palco dell’Arena Parco Nord, Bologna – luglio 2012

Johnny Greenwood sfoggia un ciuffo invidiabile abbinato ad una t-shirt dei Mad Season, mentre il fratello Colin appare intimorito dalla bolgia che tributa l’entrata della band con cori vivaci. O’Brien e Selway si scambiano una birra schiumosa e un cinque, prima di prendere posto. La scenografia come sempre è impeccabile: giochi di luce fluorescente rendono l’arena una navicella spaziale in rotta verso la serata più emozionante di questa afosa estate 2012. My Iron Lung e Street Spirit vengono eseguite in sequenza senza pausa, dimostrando ancora una volta la grinta che la band inglese mette nei suoi live, mentre Weird Fishes, Jigsaw Falling Into Place e All I Need vengono sparate in faccia una dietro l’altra testimoniando la bontà nella resa live di In Rainbows. Da Ok Computer viene estratta solo Karma Police, suonata in acustico e terribilmente emozionante per i giochi di luci bianche e verdi e per l’accompagnamento costante del pubblico (non sempre intonatissimo, va detto). Dopo circa un’ora di live Yorke rimane solo sul palco e accompagnandosi con una chitarra acustica dedica un inedito alle popolazioni dell’Emilia colpite dal  terremoto, raccogliendo applausi ancora più sentiti. Momento emozionante che viene interrotto da un duetto di pezzi da Kid A che smuove nuovamente il pubblico forse un po’ intorpidito dal caldo asfissiante (circa 40 gradi percepiti) e dalla lotta costante con gli insetti che popolano queste latitudini. Dopo circa un’ora e mezza di live la band non cenna a diminuire l’intensitbasta dopo due ore di live finalmente han finito di suonare io non mi reggo in piedi ho sboccato sull’invicta di una riccia con una maglia dei Total Chaos e credo che un finocchio mi abbia infilato la lingua in bocca. Troppa gente caldo caos e sudore devi andare al cesso ma la fila è troppo lunga quindi decidi di riutilizzare il bicchiere finito di birra e fai felici quei cazzo di ecologisti. La serata è finita ma ti manca qualcosa oltre ad un passaggio per l’ostello lo sai e mentre ci pensi passa la bionda pugliese tu la guardi lei ti guarda vi guardate va a finire che un pompino ci scappa. Lei parla male sbanda si mangia tutte le S e le V non capisci cosa cazzo dice però hai deciso che ci sta e allora la porti dietro il cartellone della Heineken le sfili i pantaloni lei dice che cazzo fai ma non si muove. Ti metti sopra di lei, la gente passa dice grande non capisce che la stai stuprando e forse oltre al culo le fotterai anche i soldi che sti fuorisede figli di papà sono imballati e non gli servono come a te che il 13 hai la rata della Fiesta. Quando stai per fartela lei si gira di scatto, prende un sasso te lo sbatte in faccia e un getto caldo rosso scende sul tuo viso cristo puttanella gridi ora ti faccio vedere ti taglio la faccia tiri fuori la lama e le fai uno sfregio sulla guancia che lei urla come un porco sgozzato sta svenendo. Un suo amico arriva per aiutarla e spaccarti il culo si crede Steven Seagal gli tagli tre dita della mano piange come un bambino gli apri i calzoni e gli tagli il cazzo mentre quell’altra striscia via come il verme che è. Il neo eunuco vomita sangue non la smette lo prendi a schiaffi mentre gli disegni roba con la lama sul petto è finita non si muove più. Serata del cazzo io manco ci volevo venire in sta cazzo di Bologna nemmeno un pompino però forse il cadavere di sto coglione può tornare utile provo a scoparlo nel moncherino non entra glielo metto in bocca ed è tutto rosso e appiccicoso di morte. Non capisco più niente svengo sul posto troppi drink Bologna carogna non mi avrai mai più che poi forse io nemmeno ci son mai venuto e forse i Radiohead non han suonato e io non ho ammazzato un fuorisede coi dread che voleva fare l’eroe.