Arctic Monkeys in arrivo all’I-Day Festival 2011 di Bologna

In attesa del nuovo album previsto per la fine della primavera, gli Arctic Monkeys sono stati annunciati come headliner dell’Independent Days Festival 2011 di Bologna. Il palcoscenico che ha ospitato gente come Joe Strummer, Bad Religion, Queens of the Stone Age, Tool, Cramps, Deftones e un miliardo di altre band si apre ora agli ex-sbarbi prodigio di Sheffield.

Una scelta azzardata, che forse fa presagire una scaletta non proprio zeppa di nomi eccelsi. Niente di nuovo, comunque, dato che l’anno scorso la line up era stata scritta da un tredicenne skater di san diego (Sum 41, Simple Plan, Blink 182).

Qualche tempo fa le scimmie artiche relegarono a ruolo di spalla i Them Crooked Vultures di Josh Homme, John Paul Jones e Dave Grohl, lasciando piuttosto spiazzati i presenti. Già a quel tempo la ragion di Major, parafrasando Machiavelli, ebbe il suo tributo di decenza. Ad ogni modo aspetterò il nuovo album per dare un giudizio ben definito: è indubbio che la produzione di Josh Homme sul loro ultimo lavoro abbia dato un timbro più forte e maturo,  sintomo forse di una crescita effettiva della band.

Il nuovo album sarà prodotto da James Ford (Simian Mobile Disco), già produttore del secondo LP della band Favourite Worst Nightmare, ma le sonorità non sembrano essere regredite a quelle del 2007.  Per ora dobbiamo comunque accontentarci del video del nuovo singolo. A voi il giudizio.

Nel frattempo ci godremo i Fu Manchu al bronson, carrettate di dischi venduti in quasi 25 anni di carriera, e un live organizzato in un nido di periferia che conterrà al massimo 200 persone.

That’s the way i like it!!

 

Elogio funebre preventivo: Vasco Brondi (1984 – 2045)

Si sono spente oggi le luci della Centrale Elettrica.
Si è spenta anche la gigantesca scritta Coop, e i CCCP non ci sono più.

Portami a bere dalle pozzanghere, cantava, portami a bere dalle pozzanghere. Lo stomaco umano tollera una grande quantità di sporcizia, ma anche lo stomaco più resistente può essere messo seriamente alla prova se le pozzanghere sono contaminate da benzina o da altre sostanze chimiche.

E così per ora noi la chiameremo morte ma forse potremmo anche chiamarla felicità, quella di Vasco Brondi, mentre con l’ultima sorsata di acqua piovana ha finalmente capito qual è l’incubo dei pesci rossi, morire annegati ecco qual è. E anche morire in branchie di tela, no forse quello era l’incubo degli squali,  squali? Squelli. Vabbè.

Il cuore di Vasco ha smesso di battere. E lui che voleva venisse misurato con il sismografo è morto al grado zero della scala Richter.

La camera ardente è stata allestita in una stanza di merda addobbata con la stagnola in via Petroni, accanto al feretro madonne bulimiche ed anoressiche, rose lisergiche e anche alcune rose delle stelle. Però quelle Vasco le voleva tra le costole, tra le sue occhiaie azzurre.

Prima della sepoltura verranno sventolate delle radiografie per non confondersi, i convitati si disegneranno addosso giubbotti antiproiettile e verrà costruito un monumento assurdo per il nostro amico scomparso.
Un gatto egocentrico scappato da un condominio ci ha già fatto la pipì.

E nel frattempo, mentre Vasco diventava finalmente solo quello della Coca Cola, e dell’ “eeeh” e della vita spericolata, un notiziario annunciava di “venti forti nei deserti libici,  i venti che incendiano i campi nomadi, i meteoriti le navi ferme immobili”.

Un po’ ci ricorderemo di te, anche se non so che cosa racconteremo della tua cazzo di musica.

Io  comunque alla cerimonia c’ero e se avevo gli occhi lucidi era per la congiuntivite.

Ps.
Domani Vasco Brondi suona qui, a Bologna. Poi però non venitemi a dire che avreste fatto una figura migliore a a continuare a bere e annegare sabato sera nel Tevere.  Ve l’aveva detto anche lui tra l’altro.

Ps2.
Invece del video di Cara Catastrofe, che non lo posso proprio vedere e se ancora siete convinti ve lo andate a vedere voi qui, fareste meglio a guardarvi questo qui sotto. Il concetto è quello eh. A me piace parecchio perché è girato in una rotonda di Forlì che è la mia città e c’è un ragazzo a cui piace molto ravanare. E balla proprio bene eh!

Artefiera. Art First?

Giovedì 27 gennaio sono andata al vernissage di Arte Fiera.
Premetto che per me il mondo dell’arte (poi quella contemporanea) è un universo ignoto, dunque fin dal primo istante mi sono sentita come Giacobbo ad un convegno di analisi matematica.
Sappiate innanzitutto che al posto mio a questa occasione mondana e glamour doveva esserci la ex Miss Italia, quasi Miss Universo, valletta di Mike “the walking dead” Bongiorno e neomamma Roberta Capua, la quale però è stata colpita improvvisamente da un art attack altresì noto come Squarhaus.
Già colpevole di incolmabili mancanze e assolutamente priva della fisicità della “Robi”, mi sono trovata a combattere con la grave colpa di avere meno di trent’anni e la deprecabile idea di voler veramente vedere le opere delle oltre 200 gallerie partecipanti ad Artefiera 2011.
In un’atmosfera lunare con luci da banco frigo della Coop sfilavano infatti giovedì sera platesse bolognesi congelate da iniezioni di botox, pericolanti su tacchi smisurati ed accompagnate da Ken “Vernissage Party” in giacca con capello alla Ridge Forrester.
In un carillon di pubbliche relazioni ed un acceso contest di leccata libera poco spazio alle gallerie internazionali (semi – vuote) ed alla novità, molto spazio allo champagne rosée (con un deca si prendeva il più economico: e pensare che il povero Max Pezzali un deca voleva pure farselo bastare in pizzeria!).
Presenziano all’opening, insieme agli altri comuni mortali, Vittorio Sgarbi accompagnato da due cariatidi, l’”artista” bolognese Sissi con il suo abito feat. peli sotto le ascelle in pura lana, Philippe Daverio che c’era sì sì eh perchè c’era ma non si è visto e (last but not least) il Cavaliere del Lavoro, Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Commendatore dell’Ordine della Legion d’Onore e Balì Gran Croce d’Onore e Devozione al Sovrano Militare Ordine di Malta (sì, è tutto questo, verificare su wikipedia per credere) Luca Cordero di Montezemolo.
Le tendenze? Tele monocolor, annunciazioni pixelate, peni in pompa magna, Adolfi Hitler che abbracciano Ludovichi Van ed ovviamente gli immancabili neon.
In definitiva potrei dire, parafrasando Franco Battiato, a questa amena serata preferisco l’insalata.
Per fortuna, come direbbe il Principe Antonio de Curtis è intervenuta la grande LIVELLA del pagamento del parcheggio, che ha costretto tutti, VIP, imprenditori, curatori d’arte e cialtroni freelance ad una coda di un’ora e mezzo sotto la pioggia.
Thumbs up invece per Artefiera OFF ed Art White Night (Abramovic! Ericailcane! Tante cose!).

Bluegrass eve. Simbolismo o svarione?

No, non sappiamo se avremo voglia di fare delle top 10 su musica eventi o cialtronerie dell’anno; io tra l’altro ho la febbre quindi bè insomma mi sa che ascolterò musica improponibile e attenderò suggerimenti sul da-farsi. Ultimamente sono stato investito dal ciclone bluegrass rock e south soul. Lo so, sudisti, bifolchi, incesto, bla bla. Sti cazzi. Questa perla suggeritami da un degno compagno di merenda raccoglie in pieno il mood. Hayseed Dixie. Il nome meriterebbe già una menzione speciale agli awards. Che ne sai, magari sarà il loro Killer Grass l’album dell’anno. Comunque. Vado a farmi sodomizzare da una tachipirina. Enjoy your last night eve!

Un pò amante, un pò puttana..

.. ecco cos’è la tua band preferita. Quando poi idolatri una zoccola come Jack White ti abitui al fatto che sempre più spesso tra i suoi mille progetti ne caghi fuori alcuni veramente non sense, partoriti da uno stomaco ulcerato colmo di McRoyal Deluxe e agitazione pornobrutal. Certe volte, nel buio della mia cameretta, sentendo i progetti all star dei VIP del rock, piango in silenzio. A volte poi capita che i Them Crooked Vultures, dio-li-benedica, composti da messia della musica suonata come si deve (Josh Homme, Dave Grohl, e John Paul Jones) facciano alla Brixton Academy da spalla agli Arctic Monkeys. Agli Arctic Monkeys. All’attivo nelle vendite i dischi che solo Jones ha smazzato con gli Zeppelin in un mese di carriera. Ora il cane si rimorde la coda. Ed è uno degli Arctic (bravi eh, però checcazzo) che fa una all star band, con membri di Libertines, Babyshambles e Super Furry Animals. Meritocraticamente mi disorienta quasi come il Greatest Hits di Cesare Cremonini. Certe volte, nel buio della mia cameretta, mi sento come il bambino dei palloncini di Don Hertzfeldt