Ho usato WeChat per una settimana ma continuo a non capire il sexting

Da quando sono bambino ho il timore che qualche sconosciuto possa regalarmi delle caramelle drogate. Crescendo, a dire il vero, ho iniziato a sperarci, ma ho visto troppi film horror e Tg1 per non temere di svegliarmi nel letto di uno psicopatico nudo e armato di machete che cerca di convertirmi al Movimento 5 stelle. Non che non sia successo, sia chiaro, ma non credo vi interessi come investo con Favia la paghetta il mercoledì sera.

Ad ogni modo, ogni volta che un estraneo mi propina qualcosa (un drink, un cinque alto, un’opinione) non riesco a non essere imbarazzato. Succede anche con i consigli dei commessi. Figuriamoci con le foto di tette e culi.

Uno sconosciuto

Uno sconosciuto

Faccio però un passo indietro.

Una settima fa, dopo un massacro mediatico da campagna elettorale pre-par condicio scarico l’app di WeChat. Subisco sempre le pubblicità martellanti, specie se sopra la scrivania ho almeno tre foto della testimonial nuda lo spot è girato molto bene. Negli anni ’90 non scelsi a caso Omnitel come compagnia telefonica (Ciao Megan, come stai? Ti ricordi di me?). Dalla scorsa estate prima Messi e poi Belen Rodriguez hanno invaso il mio spazio televisivo protetto (contestualizzato tra la puntata di Futurama e quella dei Simpson) con i loro spot martellanti. Belen, per chi se la fosse dimenticata, è questa qui. Complice un momentaneo crash di Whatsapp vado fiducioso nello store e scarico l’app. Fin qui tutto bene. Apro, inserisco i miei dati, mi registro, e gli concedo pure di controllare la mia rubrica. Metti che quelli con cui stavo organizzando il calcetto sull’altra app fossero anche lì..

Lo scenario era invece sconsolante. Una notte buia e tempestosa 2.0. Una specie di Google+ versione instant messaging. “4 dei tuoi 327 contatti in rubrica hanno già WeChat. Comincia a chattare!”. Nessuno di loro, per la cronaca, aveva completato l’iscrizione. Demoralizzato, capisco che quella settimana non avrei potuto far parte del match al Dopolavoro. Di certo una delle peggiori perdite per il mondo del calcio dai tempi del prematuro addio di Van Basten.

Appoggio il telefono e continuo a menomare zombie alla Xbox. Dopo pochi minuti vibra tutto.

“Ciao! Kurioso il tuo niknameeeee!! kome ti khiami??” (N.d.A. sono serio, k e h insieme)

Una tipa che aveva messo la foto di sua madre in reggiseno mi stava scrivendo. Le rispondo perplesso. Non mi pareva di conoscere il nome.

“Ciao.. Lo strano niK è il mio nome. Tu chi sei?? Ci conosciamo?”

“AAHAHAHAHAHAAHAH ma daiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Nn dirmi ke sei nuovo! Io sono  ***** piacere. D dv 6?”

“Ciao *****. Bologna e sì, temo di essere un novellino. Ma il numero 66 nel tuo nick cosa rappresenta? Il tuo sostegno alle Pantere Nere? Un accenno di satanismo borghese? Curiosa anche la tua foto, tua madre deve esser stata una gran bella donna”.

Una volta letti i 75 messaggi di insulti successivi capisco che ***** ha 47 anni e le garba farsi selfie al cesso in reggiseno. A occhio e croce non disdegna neanche il salame di cioccolata e le ciambelle.

Imparo così che WeChat, prima app di messaggistica in Cina e prima per aumento download anche in Europa è un ibrido tra Whatsapp, Badoo e Chat Roulette. Qualcosa di simile a Tinder e Grindr, ma molto più pettinata. In sostanza esiste un’opzione, “Persone Vicine”, che localizza la tua posizione e ti mostra tutti i single ingrifati gli utenti nei paraggi. Selezioni il sesso di chi vorresti conoscere (al netto di maschi gay e transgender che si registrano come donne, quei burloni), vedi chi è più vicino, gli fai le quattro domande standard (nome, provenienza, impiego, situazione sentimentale) e poi se pronto a, tipo, boh. Citofonare nella notte a casa sua presentandosi come Alex83? Mandare foto compromettenti con cui spassarsela il giorno dopo nei cessi dell’ufficio? Intrecciare rapporti epistolari infiniti sul cinema di Fassbinder con gente che non hai visto e non vedrai mai?

Evidentemente sì. Tutte e tre le cose. Insieme. L’invio di selfie al cesso è lo standard per tenere sul pezzo l’interlocutore. Una tetta se non rispondi per 30 minuti. Due per un’ora. Culi con mutandazze bianche se ti sei azzardato ad andare a lavorare e non le hai risposto per un giorno intero, che così “vedi che ti sei perso”. “Pivello”. Sexting si chiama. Mandare cioè messaggi sconci con foto hot a gente (s)conosciuta per noia e diletto. Ma sono sicuro che non vi sto dicendo nulla di nuovo, brutti maiali.

Ho usato WeChat per una settimana ma continuo a non capire il sextingPoco dopo mi scrive #####96

“Ciaooooooooo!! Che bella la tua foto di che zona sei??! Anche tu fai il classico al Minghetti?”

Ecco per l’agente della polizia postale che sta leggendo tutto ciò, io a lei non ho risposto. Sia chiaro. Anche se nella foto dimostrava ben più anni, agente. Anche se pure lei, al mio posto.. Va bene ma sua figlia non lo farebbe mai.. Di che anno ha detto che è la sua figliuola? Molto bene. Va al Minghetti immagino..

Per farla breve, nel giro di una settimana vengo importunato da:

– Madre 50enne che cercava nuovi posti (??) dove trovare un nuovo padre (?????) per suo figlio calciatore (allegati: foto di talentuoso figlio, video di gol di talentuoso figlio, cassetto biancheria)

– Studentessa 18enne di istituto tecnico (ma vicino casa mia non esiste nessun istituto tecnico!! che razza di geolocalizzazione è??) con la passione per la pubblicità (allegati: foto di tavole grafiche, foto di biancheria su tavole grafiche, foto di biancheria su ragazza 18enne)

– Operaia cassaintegrata 39enne che si demoralizza appena scopre che ho un lavoro e smette di scrivermi (allegato: rancore)

– Groupie 29enne interessata a cosa penso quando compongo (?) la mia musica (???) (allegato: video youtube di un suo live a San Polo Matese)

– Numero 4 studentesse fuorisede in paranoia per l’esame

– Numero 3 ragazzi che “scusa pensavo fossi una ragazza però ciao, già che ci sono, piacere”

– Numero 1 trans (che, per dovere di cronaca, ha subito ammesso le sue intenzioni. In maniera piuttosto sfacciata, ma le ha ammesse)

– Numero 2 commesse di negozi sotto casa in pausa pranzo (“Che taglia porti?”)

– Numero 4 indecise che han chiesto di contattarmi ma non mi hanno mai più scritto

In tutto questo trambusto, un 80% di “persone vicine” che scrivevano in cinese e che avevano facce tipicamente cinesi. Probabilmente, ho dedotto, cinesi.  Tutt’ora, controllando, la statistica dà ragione a loro. Sono molti di più. Ai miei amati complottari l’onere di far luce su questa anomalia.

Stanotte è una settimana che sono iscritto a WeChat. Domani la cancellerò. Non sono stato un degno interlocutore dato che nessuna Jemma91 mi ha citofonato e il cinema di Fassbinder lo reputo sopravvalutato. Non sono riuscito a contattare Belen e nemmeno Messi. Probabilmente faccio parte di una sacca generazionale che è condannata a non godere dei vantaggi della chat porno (troppo vecchio e snob per le chat di MTv a fine anni ’90, troppo giovane per Badoo oggi).

Per fortuna ho riavviato il telefono e Whatsapp si è rianimata. Ci siete ancora ragazzi? A che ora per il calcetto?

Come sempre ringrazio Mindtapes per i preziosi contributi fotografici

Edizioni Zero Bologna – Rob Zombie e Marilyn Manson @ Unipol Arena (BO)

rob-zombie-marilyn-manson-unipol-arena-live-bologna12 dicembre 2012 – Immaginate la fine degli anni ’80. La guerra fredda volge al termine, così come la trilogia di Ritorno al Futuro.  Umberto Tozzi e i Duran Duran impazzano nelle radio mentre i bambini giocano col Grillo Parlante. Ecco. E’ in questo contesto di edonismo colorato che negli Stati Uniti escono i primi album di Rob Zombie (al tempo con i White Zombie) e Marilyn Manson. Alternative rock metal il primo, più industrial il secondo. Entrambi però parlano la stessa lingua. Quella di un immaginario cupo e secco che prende alla sprovvista i cotonatissimi rockettari di quegli anni. Capiamoci, di dark e goth ce ne erano già, ma con questi due non si scherza, e l’industrial diventa affare mondiale. Il primo viene da una adolescenza segnata dalla passione per l’horror e il metal che lo ha portato anche a girare film capolavoro come La Casa dei 1000 Corpi e Devil’s Rejects. Il secondo ha avuto l’infanzia mutilata da un nonno zoofilo e pederasta che gli prestava eccessive attenzioni. Entrambi hanno incanalato nel metal più sperimentale le loro sensazioni più torbide fino a professarsi (Marilyn) il vero anticristo. Vedremo che ruolo avranno nella imminente fine del mondo. Nel frattempo ce li godiamo entrambi live a Bologna. Un buon modo per dare l’addio al 2012 e alla nostra innocenza.


12 dicembre 2012
Unipol Arena (Casalecchio Di Reno)
Via G. Cervi, 2 – Casalecchio Di Reno
€ 50/40 + d.p.
19:00

Danilo di Capua

(Leggi e spamma da qui l’articolo originale)

Radiohead live a Bologna, tra cronaca reale e necrofilia spicciola

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Fasi salienti del live dei Radiohead a Bologna – luglio 2012

Mi chiamo Tommaso per gli amici Tommy per mia madre Tommaso sono un correttore di testi per annunci erotici vado pazzo per il chinotto e martedì 3 luglio 2012 ero a Bologna per il concerto dei Radiohead. Vivo in un paese senza troppe pretese vicino Alessandria, si chiama Novi Ligure lo so ora direte magari ammazzi tua madre e il tuo fratellino ma no manco per il cazzo voglio bene a mia madre e il mio fratellino è alto uno e ottantacinque e l’unica volta che ho provato a dargli uno schiaffo perchè mi aveva finito il fumo mi ha rovesciato su un lato con un calcio che cristo ancora sento la fitta allo stomaco.
Ho comprato il biglietto per i Radiohead perchè la mia vicina che è Sara va pazza per loro a me fregava il giusto ma tant’è ho pensato ne prendo due uno glielo regalo ci facciamo due giorni a Bologna magari ci scappa un pompino comunque sicuro è felice io le voglio bene però certo se ci scappa un pompino è meglio. Sara fa l’infermiera in una clinica per vecchi che stanno morendo quando ci troviamo sul tetto del nostro palazzo per fumare un po’ di erba mi dice cose della sua vita tipo che una volta ha pulito la merda di uno che era appena morto perchè mi ha detto quando muori ti caghi addosso. Ho comprato il biglietto per il concerto cristo carissimo più l’aereo per andare a Bologna che lei ha la para del treno che tanti anni fa dalle nostre parti c’era uno che struprava le troie nei cessi dei treni io le dico cazzo tu non sei una troia e poi il tipo credo lo abbiano preso però insomma io per evitare discussioni le metto in una busta il biglietto dei Radiohead e quello dell’aereo glielo sto per dare quando venerdì 15 giugno 2012 lei mi dice sai Tommy ti devo dire una kosa mi sono messa kon Tafano ke pazza ke sono proprio Tafano ke pheeqo 6 felice per me 6 il primo a cui lo diko il primo luglio mi porta a Civitanova Marke ke ha una casa. Io penso che culo Civitanova Marche spero vi schiantiate all’uscita dell’autostrada te e quel finocchio di Tafano col cazzo ti do il biglietto ci vado da solo.

Piglio l’aereo prenotazione per due quella troia al check in mi dice pure ma qui ci son due reservescions lei è da solo io le sputo su una mano dico fatti i cazzi tuoi mi piace viaggiare largo. Arrivo a Bologna mi fermo nell’unico ostello a tipo mille chilometri dal centro passo un lunedì tranquillo vedo le torri rubacchio da Feltrinelli e mangio crescenta troppo unta e la sera finisco in un giardino interno coi portici mi dicono si dice quadriportico la musica non è male bevo parecchio e torno a piedi tipo all’alba in ostello. Martedì 3 luglio 2012 i Radiohead suonano a Bologna non più in piazza ma in una arena lontanissima dal centro cazzo di bolognesi devi fare chilometri per ogni cosa comunque dalle 16 sono già lì benzinato di birra e vodka la gente arriva in gruppetti provo a far conoscenza. Trovo un gruppo di pugliesi tra questi una tipa bionda mi guarda mentre parlo al suo amico frocio allora le dico ciao sono Tommy posso offrirti una drink. Le offro una birra lei non pulisce la merda dei morti ma studia economia dice voglio mettere su una start up io non so neanche che cazzo sia una start up ma annuisco alla grande le guardo le tette e penso magari il pompino lo rimedio comunque. Comincia il concerto e perdo il gruppo di pugliesi meglio così sono troppo sbronzo per far finta di essere interessato ai loro discorsi universitari peccato per la bionda però Thom Yorke è sul palco e inizia il live con 15 steps.

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Thom Yorke sul palco dell’Arena Parco Nord, Bologna – luglio 2012

Johnny Greenwood sfoggia un ciuffo invidiabile abbinato ad una t-shirt dei Mad Season, mentre il fratello Colin appare intimorito dalla bolgia che tributa l’entrata della band con cori vivaci. O’Brien e Selway si scambiano una birra schiumosa e un cinque, prima di prendere posto. La scenografia come sempre è impeccabile: giochi di luce fluorescente rendono l’arena una navicella spaziale in rotta verso la serata più emozionante di questa afosa estate 2012. My Iron Lung e Street Spirit vengono eseguite in sequenza senza pausa, dimostrando ancora una volta la grinta che la band inglese mette nei suoi live, mentre Weird Fishes, Jigsaw Falling Into Place e All I Need vengono sparate in faccia una dietro l’altra testimoniando la bontà nella resa live di In Rainbows. Da Ok Computer viene estratta solo Karma Police, suonata in acustico e terribilmente emozionante per i giochi di luci bianche e verdi e per l’accompagnamento costante del pubblico (non sempre intonatissimo, va detto). Dopo circa un’ora di live Yorke rimane solo sul palco e accompagnandosi con una chitarra acustica dedica un inedito alle popolazioni dell’Emilia colpite dal  terremoto, raccogliendo applausi ancora più sentiti. Momento emozionante che viene interrotto da un duetto di pezzi da Kid A che smuove nuovamente il pubblico forse un po’ intorpidito dal caldo asfissiante (circa 40 gradi percepiti) e dalla lotta costante con gli insetti che popolano queste latitudini. Dopo circa un’ora e mezza di live la band non cenna a diminuire l’intensitbasta dopo due ore di live finalmente han finito di suonare io non mi reggo in piedi ho sboccato sull’invicta di una riccia con una maglia dei Total Chaos e credo che un finocchio mi abbia infilato la lingua in bocca. Troppa gente caldo caos e sudore devi andare al cesso ma la fila è troppo lunga quindi decidi di riutilizzare il bicchiere finito di birra e fai felici quei cazzo di ecologisti. La serata è finita ma ti manca qualcosa oltre ad un passaggio per l’ostello lo sai e mentre ci pensi passa la bionda pugliese tu la guardi lei ti guarda vi guardate va a finire che un pompino ci scappa. Lei parla male sbanda si mangia tutte le S e le V non capisci cosa cazzo dice però hai deciso che ci sta e allora la porti dietro il cartellone della Heineken le sfili i pantaloni lei dice che cazzo fai ma non si muove. Ti metti sopra di lei, la gente passa dice grande non capisce che la stai stuprando e forse oltre al culo le fotterai anche i soldi che sti fuorisede figli di papà sono imballati e non gli servono come a te che il 13 hai la rata della Fiesta. Quando stai per fartela lei si gira di scatto, prende un sasso te lo sbatte in faccia e un getto caldo rosso scende sul tuo viso cristo puttanella gridi ora ti faccio vedere ti taglio la faccia tiri fuori la lama e le fai uno sfregio sulla guancia che lei urla come un porco sgozzato sta svenendo. Un suo amico arriva per aiutarla e spaccarti il culo si crede Steven Seagal gli tagli tre dita della mano piange come un bambino gli apri i calzoni e gli tagli il cazzo mentre quell’altra striscia via come il verme che è. Il neo eunuco vomita sangue non la smette lo prendi a schiaffi mentre gli disegni roba con la lama sul petto è finita non si muove più. Serata del cazzo io manco ci volevo venire in sta cazzo di Bologna nemmeno un pompino però forse il cadavere di sto coglione può tornare utile provo a scoparlo nel moncherino non entra glielo metto in bocca ed è tutto rosso e appiccicoso di morte. Non capisco più niente svengo sul posto troppi drink Bologna carogna non mi avrai mai più che poi forse io nemmeno ci son mai venuto e forse i Radiohead non han suonato e io non ho ammazzato un fuorisede coi dread che voleva fare l’eroe.