William&Kate vs Messi&Ronaldo. Come fare finta di niente e sopravvivere felici.

Fino a ieri sera, ogni volta che aprivo il cassetto dove getto ogni anno il bollettino del canone RAI, mi veniva un vaghissimo senso di colpa. “E’ giusto privare l’azienda madre del mio contributo economico? – mi chiedevo – E soprattutto che ne è stato del credo pagare meno pagare tutti??”. Grazie al cielo la Tv pubblica riesce sempre a dare “di tutto, di più”, ed ecco che sempre nuove motivazioni per boicottare la loro estorsione coatta vengono vomitate addosso al povero telespettatore, troppo lontano dal telecomando per cambiare in tempo.

La Barbie creata ad immagine e somiglianza della dolce Kate

Pare insomma che questa sera trasmetteranno un film tv sulla storia d’amore tra il principino William di Galles e la sua adorabile fidanzatina Kate Middleton. Non entrerò nel merito dell’onda di gadget ideati per l’evento (dalle tazze alle Barbie, voci mormorano anche di biancheria masticabile al sapore di ex-proletariato), ma fino a che la cosa rimaneva un servizio di chiusura di Studio Aperto o di Verissimo poteva toccarmi il giusto. Quando invece la prima serata del canale ammiraglio della Tv pubblica viene impiegata per trasmettere questo spreco di pellicola e megabyte, il disgusto comincia a risalire teso e determinato lungo la mia trachea. Già il fatto che un regista abbia messo il proprio nome su questa merda, mi fa capire quanto Renè Ferretti sia in realtà un idealtipo estremamente attuale e veritiero. Ma che poi siano andati fino in Nuova Zelanda per pescare l’unico vero sosia del principino, è veramente patetico. Almeno gli Occhi del Cuore era una produzione a basso costo.

Prodotta per il canale americano Lifetime e poi distribuita nel mondo dalla tedesca SevenOne International, questa negazione dell’evoluzione della specie andrà in onda in contemporanea alla semifinale di Champions League tra Barcellona e Real Madrid. Già mi vedo le discussioni tra amanti di periferia che si contendono l’unico televisore di casa a colpi di baci rubati all’Università di St.Andrews e cross illuminanti di Xavi e Iniesta.

Un applauso a Mazza e Minzolini per le gestione del primo canale, e pacche sulle spalle a Tiraboschi di Italia 1 che sicuramente avrebbe venduto la figlia per avere questa esclusiva sul suo canale di intellettuali e illuminati. Cosa avrebbe fatto Signorini per avere un’intervista esclusiva, invece, non lo voglio proprio sapere.

Mi chiedo quali spot passeranno nell’intervallo. Quali aziende avranno pagato milioni di euro per catturare l’attenzione dei telespettatori sul pezzo del matrimonio che testate normalmente affidabili hanno definito “l’evento del secolo”. E soprattutto per reclamizzare COSA?

Il matrimonio, invece, pare sarà celebrato in diretta su Youtube. Dopo l’insediamento di Obama, un altro evento epocale trasmesso dal sito web più broadcast yourself del mondo. Il popolo britannico, quando vuole, riesce a essere di un’ottusità disarmante. E noi con loro, a parlare su tutti i media di quei due macachi e di come si vestono, ormai da mesi.  Argomenti buoni per saziare le menti aride di chi non riesce a finire di leggere nemmeno l’articolo di apertura di un giornale. Tranquilli, non stiamo bombardando la Libia. Non ci stanno soffiando il potere sovrano con trucchi da prestigiatore di fiera. Non andiamo verso il negazionismo dell’eroismo partigiano. Perchè il principino d’oltreManica si sposa. E quindi tutto va bene.

Quasi quasi esco a fare due passi.

Tira anche una bella brezza primaverile.

Magari mi imbatto in una orrida principessa cui curare l’immagine e con cui sposarmi nella cattedrale più imponente del mondo, sorridendo e fingendo amore incondizionato. Certo, a me il Ken non lo dedicherebbero di certo.

Ma non si può volere tutto, al mondo..

Guess who’s (NOT) coming to dinner. L’harakiri del rock’n roll abbronzato

Se quella maledetta monetina non avesse mandato Ritchie Valens sull’aereo con Buddy Holly e Big Bopper, ma il meno promettente Tommy Allsup, forse oggi staremmo raccontando un’altra storia. Certo, definire quella notte The Day the Music Died è forse un azzardo, ma la maglietta “grunge is dead” indossata con disinvoltura da Kurt Cobain dimostra come la morte nella musica sia il migliore spot possibile. Certo, tra il ’50 e il ’60, contemporaneamente al tragico incidente aereo, il rock’n roll aveva subito colpi da knock out davvero niente male: mentre Elvis arruolava il suo ciuffo impomatato, Little Richards si ritirava per andare a predicare dogmi religiosi, e Jerry Lee Lewis e Chuck Berry difendevano i loro culi libidinosi in tribunale. Lo scandalo payola, infine, piazzava sapientemente una bella pallottola nel cranio della musica che tanto piaceva ai giovanotti stanchi del perbenismo alla Eddie Fisher.

In quegli anni, negli Stati Uniti del maccartismo più paranoico e della ghettizzazione razziale, la musica era un bene di consumo soprattutto per i bianchi. Motivo per il quale molti visi pallidi scimmiottavano il jazz, il boogie woogie e lo swing. Era certo più facile vendere i dischi di un ragazzino ariano con rassicuranti occhialini, piuttosto che quelli di un Roy Brown o di un Big Joe Turner. Buona sorte ha voluto che la lezione sia stata appresa per bene dagli alunni in cadillac; tanto bene che dagli anni di Happy Days e American Graffiti in poi, la parola del rock’n roll in tutte le sue mille sfaccettature pare sia divenuta proprietà dei figli dei coloni. Piuttosto ironico, considerando che le sue più remote origini si fanno risalire ai canti degli schiavi neri nelle piantagioni di cotone.

Il rock’n roll, ad ogni modo, si è ripreso con vigore da quegli anni di sfighe a raffica, e negli ultimi 40 anni ha mutato forma come forse solo il T-1000 di Terminator 2.  E’ però purtroppo un dato di fatto che nel panorama internazionale (non parliamo chiaramente di quello nostrano) i musicisti neri abbiano abbandonato la loro forse più longeva creatura, per darsi ad altri generi comunque di prima fascia. (No, i Living Colour non valgono, Andre). Certo, ci sarà sempre un bassista bravo come Cass degli Skunk Anansie, un batterista che sa fare il suo mestiere come Gary Powell dei Libertines, o un eccentrico front man come Kyp Malone (non prendo neanche in considerazione il balordo dei Bloc Party), ma avete capito cosa intendo. Va bene, 2step e r&b portano un sacco di soldi, ma vuoi mettere la soddisfazione di sudare su di una pentatonica double-stops a ritmo hambone??

Dai ragazzi, tornate sul pezzo. Prometto che se lo farete bene tornerò ad acquistare legalmente musica.

Ah, se Bonz degli Stuck Mojo ci stai leggendo, per favore, smettila di cantare testi sudisti. O quantomeno leggili prima di sbraitarli. Sei nero. Non fai il tuo gioco.