La gerontofilia musicale non è più reato

Mentre un triste fotomontaggio di Gerry Scotti con la gamba calzante le converse grande quanto la sua faccia mi informa che Paolo Limiti ha deciso di portarci a conoscenza delle canzoni segrete scritte da Papa Wojtila – titoli accattivanti: Attore, Operaio di una fabbrica automobilistica, Il negro (si, Il negro!) e l’albero ferito – un evento mi rende sempre più fermamente convinto delle mie posizioni indipendentiste: una ragazza legge in bus il libro di Alfonso Luigi Marra.

Intanto, mentre quel pacioccone del ministro della cultura minaccia di andarsene, poi ritratta e poi se ne va ma alla fine è ancora li, ecco che per i linguisti necrofili riemerge una parola ormai dimenticata da tempo a cui nessuno attribuiva più alcuna importanza: SIAE.

Il consiglio di amministrazione della SIAE

Non mi soffermo a inveire sull’inutilità di questa società, dei suoi soci – tra i quali vorrei ricordare Robi Facchinetti come membro del CdA – e dei suoi picciotti. Nessuna divagazione antropo socio semio psicologica sul significato di cultura, solo constatazione che prima del coma quasi sempre c’è l’agonia e quale metodo migliore per favorire l’eutanasia di un settore se non quello di affidare la guida di una delle strutture più inutili, complicate e proprio per questo potenti a un signore di novantuno anni?

Giusto per fare il punto della situazione: da parecchi mesi la SIAE non riesce ad eleggere un cazzo di organismo di controllo il cui unico compito dovrebbe essere quello di contare i soldi che gli agenti riscossori del pizzo portano ogni settimana nelle casse di questa loggia massonica legalizzata. Divergenze tra autori ed editori: nello specifico le votazioni sono andate tutte a vuoto. Evidentemente erano tutti impegnati nei controlli a sorpresa per evitare che l’orchestra della festa di paese eseguisse tutte le canzoni citate nel borderò e guai a sgarrare con la cover della mazurka di periferia.

Ah, dimenticavo, pare che i debiti della SIAE nei confronti degli iscritti ammontino a circa 800 milioni di euro. Come fa ad accumulare debiti un organismo che deve solamente succhiare soldi non si sa. So solo che quel faccia di cazzo di agente di zona della siae del mio paese quest’estate mi ha chiesto Come mai non ti iscrivi alla siae? È utile sai? E poi non pensare che io qua prendo soldi e basta! La musica è morta, oggi non si inventa più niente, occhio veniamo col registratore, perché sei contro la musica legale? e un’altra marea di puttanate che solo provare a ricordarmele per scriverle mi vien voglia di lanciarlo nudo in mezzo al pogo degli Slayer al prossimo Gods of metal – non lo so se ci saranno ma ci sono sempre gli Slayer al Gods of metal, sono come Albano a Sanremo.

Comunque, vorrei che questa faccia di merda che fa tanto il simpatico quando la mia amica che fa la cassiera al cinema gli porta gli assegni per i film di merda che proiettano all’Ariston avesse ora il coraggio di ridirmi tutte quelle puttanate con cui ha tentato di convincermi della bontà del suo lavoro.

Per quale cazzo di motivo mi dovrei registrare alla SIAE e farmi amministrare i diritti che mai mi darete da un rotto in culo di novantuno anni?

Alle spalle, i futuri iscritti alla SIAE

Gianluigi Rondi è nato prima di Elvis e nello stesso anno di buona parte dei partigiani italiani – se andate qua e vedete il numero di croci vicino ai nomi vi fate un’idea – e infatti egli stesso fu membro del Movimento dei Cattolici Comunisti. Un po’ confuso il giovanotto.

Io lo conobbi tempo addietro in televisione, nelle vesti di presidente della fondazione festa del cinema di Roma – toh, un posto a caso dove non ti passa nemmeno un quattrino sotto il naso – come opinionista a Cinematografo con Gigi Marzullo e Anselma dall’Olio – alla quale vorrei ricordare che non è necessario sottolineare le proprie origini amerigane anche quando si cita Harry Potter – avvolto da quella splendida sciarpa bianca che ricorda tanto il Berlusconi pre-Forza Italia.

Accetto per amore della cultura. Con queste dolci e soavi parole Rondi ha accettato il delicatissimo compito di capire come e quando dividersi i proventi delle vendite dei dischi di Sanremo. Comunque io, sarà che sono all’antica, però ecco, per amore della cultura evito di iscrivermi alla SIAE. Non si sa mai.

A questo punto, nella prima stesura di questo pezzo, ci sarebbe dovuta essere una mezza pagina buona di bestemmie e di auguri di morte al sopracitato, ma l’ho eliminata perché non sia mai che prima che tiri le cuoia questo qua oltre che la liquidazione come commissario straordinario – si perché se vi aspettate che faccia qualcosa state freschi, questo tra due mesi si dimette con una buonuscita di due o tre milioni di euro e compra qualche villa in Toscana ai nipotini con annessa orchestra sinfonica della buonanotte. Dicevo, non vorrei che oltre alla buonuscita gli venga in mente di rovinarmi la vita con qualche richiesta di risarcimento.

Ho trovato però un simpatico epigramma che gli dedicò tempo addietro nientemeno che Pierpaolo Pasolini. Pensandoci bene, io lo attualizzerei pure nei confronti di Vincenzo Mollica, ma per fare il ganzo volevo citare l’originale che recita più o meno cosi:

sei così ipocrita

che quando l’ipocrisia ti avrà ucciso,

sarai all’inferno,

ma ti dirai in paradiso.

Auguri alla nuova musica italiana.