Breve guida all’elettrice del 2014

Mi chiamo Tommy sono alto 1 e 79 e ho meno anni di Michael Hutchence degli INXS prima che si ammazzasse al Ritz di Sidney con una cintura al collo mentre praticava autoerotismo. Domenica scorsa sono andato a votare perchè parlare di politica fa scopare scriverne ancora di più farla invece mi sa che te lo fa fare solo a pagamento coi travestiti con tettazze enormi io questa cosa non l’ho mica capita bene.

A me piace la politica perchè in campagna elettorale tutti parlano dei candidati tutti si interessano tutti si informano tutti dibattono dei dibattiti. A me personalmente frega zero della politica che tanto lavoro in nero vivo in una doppia subaffittata senza contratto non ho un mezzo intestato mai versato contributi praticamente per lo Stato non esisto quindi figurati cazzo gliene frega di venire ad aiutare me che sono il fantasma del fallimento del welfare state.

Io seguo la politica perchè la politica è un ottimo argomento per conoscere ragazze insicure che nascondono dietro il cartello YABASTA un vuoto cosmico insanabile dato dall’intima consapevolezza che tanto tutto quel volantinaggio l’urlare nei megafoni il manifestare fuori dalla scuola non cambierà gli equilibri economici globali non darà un burrito al piccolo Ramirez del Nicaragua nè tantomeno darà sostanza al proprio sogno di studiare in una università americana con un axolotl o un loris lento come mascotte della squadra di football.

William_Hogarth_032In campagna elettorale è facile scopare se sai che domande fare alle ragazze e quindi come stimolare i suoi ferormoni chapanequi o imperialisti. Questo un esempio di quiz da sottoporre alle ragazze incontrate di sera due settimane prima delle elezioni. In base alle possibili risposte capirete la loro appartenenza politica e di conseguenza gli argomenti da sviscerare con sincera passione mentre pensate a come caricarla sullo scooter per portarla il prima possibile a casa vostra.

1) L’altra sera ho visto almeno tre programmi tv di approfondimento preleettorale e ho capito che in realtà questa classe politica non vuole ascoltare le mie necessità ma solo sfruttarne il potenziale mediatico per creare proclami da prima pagina. Non ti senti soffocare certe volte?

Risposta 1: sì.
Risposta 2: no.
Risposta 3: questa retorica della classe politica che non mi rappresenta ha rotto il cazzo non è mai esistita una classe politica specchio del popolo italiano credi che Fanfani fosse visto dagli elettori come il ragazzo della porta accanto Obama ci ha rovinato con sta stronzata del politico compagnone voce dei più disagiati lo odio e odio pure te ora che ci rifletto
Risposta 4: perchè sei senza pantaloni?
Risposta 5: offrimi un altro Moskow Mule e possiamo andare a scopare senza più far finta di scambiare opinioni

2) Credo che la messa in secondo piano delle tematiche ecologiste nei programmi elettorali sia un errore di valutazione che pagheremo caro tra 50 anni. Tu guidi un mezzo elettrico?

Risposta 1: sì.
Risposta 2: no.
Risposta3: la vera domanda è dove è finito il buco nell’ozono perchè negli anni ’80/’90 non si parlava d’altro e ora è stato soppiantato da un orso bianco che galleggia su un pezzo di ghiaccio alla deriva nei mari del nord se ci fai caso è dal nuovo millennio cioè dopo la caduta delle torri gemelle che non se ne parla più ma si parla solo del surriscaldamento globale che certo è collegato ma parliamo di un rapporto di causa-effetto tra i due allora da dopo le torri si parla solo di effetto ci scordiamo delle cause potrebbe essere una coincidenza ma forse no
Risposta 4: il mezzo elettrico è per finocchi
Risposta 5: non ho i soldi per pagarmi le fette biscottate col marchio coop dell’euro che ride figurati un mezzo elettrico anzi mi paghi un altro giro a me alla mia amica?

3) La gestione degli spazi televisivi è spesso  squilibrata verso i partiti di maggioranza e lascia poco spazio ai partiti minori che in questo modo non potranno mai sfruttare quel megafono mediatico che ancora oggi influenza il 70% dell’opinione pubblica. Tu guardi la tv?

Risposta 1: sì.
Risposta 2: no
Risposta 3: la tv è per finocchi e per mia nonna che guarda i quiz su RaiUno
Risposta 4: la tv è l’oppio dei popoli del nuovo millennio non capisci ora con la rete hai accesso ad un pluralismo spontaneo che certo magari non verifica sempre le fonti ma offre spunti di riflessione in continuazione e lascia spazio ad un vero dibattito che può creare qualcosa di bellissimo
Risposta 5: io non ho tv troppo mainstream meglio un live degli Einstürzende Neubauten su un canale di video broadcasting indipendente con server in Islanda crittografato in Esperanto

In base ad un sistema di punteggi ancora da stabilire, le risposte date forniranno un preciso profilo dell’elettrice che si nasconde dietro quel bicchiere ormai a metà. Ad esempio:

L’oltranzista
Questa categoria è anche detta pornocomunista. Non disdegna lo shopping ma sostiene con forza il ritorno della politica nelle piazze. Si scatta foto che chiama selfie con hashtag di sostegno al politico incensurato di turno, scrive status politici in prossimità delle elezioni che poi sconfesserà poche settimane dopo con check-in in locali in riviera alla moda. Alcune di queste mostrano il proprio corpo per raccattare i voti degli elettori più deboli. Nonostante sia chiaro a tutti che non è una militante va avanti per la sua strada oltre ogni ragionevole decenza e prova a convincere le sue amiche che sì le sue nuove meches sono fighe ma ci pensi mai all’Electrolux?
Chi vota: partiti della sinistra a caso o riformatori con poco appeal

L’indignata
Non ne può più della classe politica attuale e sogna di andare a Berlino a maturare la sua vena artistica. Ragiona in base a statistiche su occupazione e fallimento delle startup. Ogni punto dei programmi politici è risibile se confrontato con quelli  dei Grandi del passato e ingolla litri di superalcoolici tenendo banco sul perchè siamo un Paese di merda che merita di sprofondare nell’Adriatico. Alla fine rimane comunque in Italia.
Chi vota: boicotta il voto e ci tiene che tutti lo sappiano

L’affiliata
Non ha una sua idea precisa ma mamma e papà sostengono quelli lì quindi se ne sbatte e per quieto vivere molla il voto senza particolari ripensamenti o sensi di colpa. Quando si parla di politica si attacca a Whatsapp e si eclissa in una chat di gruppo dove regnano sovrane emoticon buffe e messaggi vocali di pochi secondi.
Chi vota: destra riformista ma anche sinistra qualunquista

L’antipatica
Deve per forza mettersi contro fino a sostenere tesi impossibili come lo sparare ai barconi dei migranti non perchè ci creda ma per esser quella che si discosta dal pensiero dominante. Non ama i negri o i gay ma nemmeno i politici viscidi, il sushi e le canzoni pop.
Chi vota: direi Lega ma non sono ancora riuscito a ricollegarle ad un partito

La grillina
Basta non se ne può più è ora di fare un repulisti cambiamo il mondo chattiamo finchè l’Italia non torna in pista esclamiamo banniamo proponiamo cancelliamo assaltiamo sconcertiamo riscriviamo educhiamo maleduchiamo sospettiamo complottiamo e scie chimiche. Tante. Troppe.
Chi vota: movimento 5 stelle

Che poi la soluzione sarebbe quella di lasciar parlar di politica chi ha quantomeno studiato per farlo ed evitare di riempirsi la bocca con teorie sentite dire per caso che facciamo nostre solo per mostrare di avere un punto di vista originale. Ci sono anche i Mondiali in arrivo. C’è il giro d’Italia. C’è la guerra alle porte. Gli argomenti da bar non mancano. Per favore, quindi. Non fate finta che vi interessi. Provate a fare una prova. Provate a immaginare le cose che dite in bocca ad un’altra persona. Non vi sembrerebbe un pallone gonfiato del cazzo che non sa di cosa sta parlando?

Ecco.

 

Come ho sconfitto i Maya e salvato l’umanità dalle fiamme dell’inferno

“Non credi che questo sia un po’ troppo?” mi chiede perplessa la vicina di casa mentre danzo intorno a lei vestito solo di un copricapo maya. Improvviso una danza della fertilità fatta di parole tronche e tic facciali. Il bicchiere di terracotta con radici di pejote, semi di tabebuia chrysotricha e sangue di serpente mi guarda ancora intonso. Mi sfida. Completa il rituale, stronzo. Vediamo se hai le palle. Non ce l’ho fatta.

Previously, on (this):
Tutto è iniziato qualche giorno fa, quando ho capito che la minaccia della fine del mondo era una roba seria, da non prendere con leggerezza. Ho intravisto un paio di presagi (roba tipo il ritorno dell’anticristo in diretta su Canale 5 di domenica pomeriggio, il nuovo singolo di Trucebaldazzi, il secondo film dei soliti idioti, il Bologna corsaro al San Paolo di Napoli) e ho capito che era il caso di contrattaccare. Una roba tipo chuck norris in Invasion USA ma con meno uzi o sovietici e alcuni rituali ancora da sviluppare.

fine-del-mondo-mayaHo comprato tutti i libri di Giacobbo, ho visto ogni puntata di Mistero, ho seguito il twitter di Alberto Angela e nel dubbio ho visto pure un programma del cazzo chiamato Archimede dove spiegano la scienza con la stessa dovizia con cui un bambino down aggiusterebbe un reattore nucleare mentre recita l’ave maria al contrario. Mi sono sentito pronto ho acquistato della stagnola per farmi un cappello ed evitare che i maya mi leggessero in testa (nell’entusiasmo devo aver confuso i metodi anticomplottismo da bar) ho creato un piccolo altarino per imbonirmi Atahualpa e mi sono dato alla principale attività dei nativi centroamericani. Gettare vergini morte da altissime piramidi per baciare un po’ il culo alla madre terra.

Il problema principale è stato trovare vergini che avessero almeno 13 anni maledetta generazione di ninfomani succhiacazzi quindi ho ripiegato a mio vantaggio la regola e ho pensato che andava bene anche una che non scopasse da almeno 13 anni. Ho chiamato la vecchia del piano di sopra che ogni sera si guarda Sottovoce a volume inaccettabile e ho pensato che forse nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. Ho preso un appuntamento per il giorno dopo e allora ho pensato mi faccio bello nel caso venga fuori che poi  le devi pure deflorare ste vittime sacrificali. Non ho niente contro la gerontofilia ma ammetto di aver passato un paio d’ore brutte a cercare biancheria che potesse piacere a una che quando aveva la mia età doveva scappare dai nazisti poi ho pensato che anche io sabato scorso son scappato dalla manifestazione di Casa Pound dove mi ero infiltrato per beccare giovanotte nostalgiche con personalità malleabile quindi ho detto va bene rimango così.

Ritorniamo quindi a me che improvviso una danza della fertilità però non del tutto certo che la cosa possa andare a buon fine anche perchè nel frattempo la vecchia si è presa bene e ora cerca di afferrarmi con scatti lentissimi alternati a colpi di tosse. Mi dice robe sporche mi vien da sboccare. Ripenso a quando da ragazzino volevo andare con una più grande per sentirmi un uomo vissuto cerco di tratteggiare mentalmente i contorni della più bella modella possibile dico lo faccio per l’umanità intera un giorno faranno un film su questa scena speriamo usino Colin Farrell per interpretare il mio ruolo. Alla fine la vecchia mi afferra il cazzo io ho un conato cado per terra e mi apro la tempia contro il comodino. Quando mi risveglio lei non c’è più il bicchiere di terracotta è vuoto prendo il telefono e leggo che in Nuova Zelanda è già il 21 dicembre è non è successo un cazzo di niente.

Ce l’ho fatta. Sono riuscito a salvare il mondo dall’Apocalisse imminente. Sono il nuovo presidente degli stati uniti in independence day che spacca il culo agli alieni usando una fine strategia e un paio di kamikaze proletari sono bruce willis in armageddon sono la tipa di dante’s peak e twister sono l’esercito americano che fa fuori godzilla sono lo spoiler che ti evita la visione di un film di merda sono l’elicottero che in jurassic park porta tutti via dall’isola.

Ho vinto io. E anche se non ricordo bene a che prezzo (ho segni di morsi sul collo e sulle gambe e le dita dei piedi sono gonfie e rosse) posso uscire là fuori e dirlo al mondo intero. E’ fatta. Ho vinto io.

Ho vinto io.

La sigla di Sottovoce irrompe dal piano di sopra e sovrasta i miei pensieri.

Stasera si festeggia.

Stasera non le busso con la scopa per farle abbassare il volume.

Stasera ho vinto io.

Gli X-Mary all’XM, con il Manifesto sottobraccio

A me leggere il Manifesto piace davvero tantissimo, però, ecco, vorrei consigliare ai redattori che magari ogni tanto potrebbero anche dedicare qualche spazio in meno all’analisi storica della rivolta Pugacevscina del 1773.

Mi scusino i puristi se non ho utilizzato i giusti caratteri cirillici ma è stato complicato anche solo copiare l’esatta sequenza di lettere.

Per carità, non che non sia interessante accrescere il proprio bagaglio culturale e allargare il campo delle conoscenze, però ecco, il sabato quando c’è Alias come inserto c’è talmente tanta di quella roba in mezzo che Le Monde Diplomatique in confronto sembra un inserto del Cioè.

Ci pensavo perché di solito quando prendo il Manifesto di Sabato, che c’è Alias, poi la notte la finisco ubriaco a blaterare di analisi di film che non ho mai visto e di cui per altro non capisco un cazzo perché le analisi concettuali dei film mi hanno sempre fatto un po’ cagare.

Quindi mi domandavo chissà di che finirò a parlare questo Sabato, dato che si prospetta una gran serata all’XM 24, che compie dieci anni (e visti i progetti di cosiddetta riqualificazione della zona probabilmente saranno pure gli ultimi) e i festeggiamenti iniziano proprio questo week-end.

E’ gradito l’abito elegante recita il volantino. Non so voi, ma io mi ci metterò d’impegno perchè non ho alcuna intenzione di sfigurare a confronto col Sindaco Willie.

Comunque, dicevo, suonano gli X-Mary, che hanno appena concluso la registrazione del nuovo disco Green Tuba. Ecco, non so perché ma io ce li vedo al Sabato pomeriggio a leggere il Manifesto seduti al bar davanti alla chiesa di San Colombano al Lambro. Poi magari anche no eh, però sai com’è.

Tra l’altro mi sembra doveroso sottolineare che a San Colombano al Lambro ogni anno si svolge il festival canoro Videofestivallive, di cui consigliamo un’attenta analisi tramite i video presenti su youtube.

Gli X-Mary comunque non possono non leggere il Manifesto. Basta pensare ai temi che affrontano nelle loro canzoni: dall’abuso di droga al complicato tema della sessualità umana, passando ovviamente per la cultura e i problemi della chiesa romana. Insomma, sarei proprio curioso di fermare Cristiano per chiedergli se ha letto la nuova retrospettiva sul cinema situazionista russo di inizio novecento.

Che poi, discutere dei temi de il Manifesto è cosa che capita ad ogni serata all’XM, esclusa la volta in cui mi sono messo a bisticciare con gli spacciatori nigeriani e la volta in cui ho bisticciato con un pitbull. E pure quella in cui sono scivolato culo a terra nel cesso lercio.

Però non sono mai finito a vedere incontri di wrestling femminile boliviano così come ha fatto Manunza due anni fa.

In ogni caso, per farla breve: c’è questa cazzo di serata Sabato sera, all’XM 24, che festeggia i dieci anni di attività con un concerto della madonna. E se tenete un pochettino ancora a questa cazzo di città che è Bologna è obbligatorio esserci.

Altrimenti vi regaliamo un biglietto omaggio per il concerto di Gatto Panceri.

Ho (quasi) visto Jon Spencer. E a Parma non è che si stia così tanto bene

Certo che ieri a Parma è stata una serata strana. Che tu dici strana, vabbè, ne ho fatte di serate strane, sarà mica quella di ieri a Parma ad esser strana.

Sarà un caso, ma ogni volta che c’è Jon Spencer di mezzo finisco sempre ad avere a che fare coi bar di merda. Prima a Bologna, ora a Parma, chissà che la prossima volta non rischio di perdermelo pure al Bar Sport del mio paese. Che in Sardegna ogni paese che si rispetti ha un Bar Sport, o un Bar Centrale. Il mio in effetti non ha né un Bar Sport né un Bar Centrale, e infatti Jon Spencer non è mai venuto a suonare al mio paese.

Anche qua a Parma non c’è il Bar Sport, e tantomeno il Bar Centrale. Però sono finito al Red Bar e dopo devo andare al Bar Gianni. Che in fin dei conti dire Bar Gianni è un po’ come dire Bar Sport.

E la situazione insomma è piuttosto strana. Una situazione da Bar Sport appunto. Una festa di paese con una strada chiusa, i tavoloni di legno, ventidue spine che spillano birra e i gazebo con panini alla porchetta e alla mortadella. E un gruppo americano che suona. Ma un gruppo americano che mica fa musica da porchetta e mortadella. Che magari c’è pure chi suona con la porchetta, però ecco, da Jon Spencer tutto mi sarei aspettato tranne che vedermelo al bar con la porchetta e la mortadella. È una cosa un po’ strana. Sentire tutti gli wooooooooahhh e i fffffffffffff con la porchetta e la mortadella a fianco, non so, mi sembra una cosa un po’ strana.

Sai cosa, dev’essere che si sta bene a Parma. Oh, una cosa strana, davvero, tutti dicono che si sta bene. Che so, al Red Bar, arriva quello che in un qualsiasi Bar Centrale verrebbe considerato come il matto del paese. Però qua sei al Red Bar, e dato che  in fin dei conti si sta bene, magari non è poi così tanto matto.

Facciamo un brindisi, dice, perché lui, dice, lui nella vita sta bene. Sta proprio bene eh, a parte il mal di schiena a volte, che sai, ci può stare, però ecco, lui sta bene nella vita. Per carità, ne siamo tutti felici e contenti che stia bene nella vita, però ecco, io sto aspettando il concerto gratuito di Jon Spencer a venti metri da qui nel bar concorrente di questo Red, e non vedo l’ora di fare finalmente woooooahhhh insieme a Jon Spencer che fa fffffffffffff sul microfono e invece siam qua a bere della birra in un posto dove dicono che si sta bene. Che poi oh, gli van così bene le cose a questo qui, che il babbo è pure partito a Cuba e non deve più fare il saldatore. Sta a Cuba e c’ha pure facebook, pensa te se non sta bene.

Sai cosa, dev’essere l’aria a Parma. Dev’essere proprio l’aria che ti fa star bene. Lo dice pure il proprietario del Red Bar. Ah ma qua si sta bene. Ho aperto da due mesi, dice, due mesi di vita e ci sono già le foto nella Gazzetta di Parma. Che han fatto una serata che era andata proprio bene dice.

O ma com’è che a Parma va tutto così bene? Cazzo ci faccio ancora a Bologna?

Che queste foto erano della cena di sabato. Nella Gazzetta di Parma, c’erano le foto del compleanno di Momo. Che io non so bene, però sprecare tutto quest’inchiostro su un giornale per pubblicare le foto dei bar e del compleanno di Momo, non so voi, però a me sembra proprio una gran cazzata.

Che poi non è che ne son sicuro che gli vada tutto bene a questo tizio di Parma eh. Che a sentir lui il Red Bar va proprio bene, però a sentir bene tutte le preghiere per la pioggia che faceva, per rovinare il concerto dove io volevo andare a sentire Jon Spencer fare ffffffffffff mentre io facevo woooooaahhhh, non so, forse aveva un po’ di astio nei confronti di Gianni.

E alla fine comunque ci siamo andati al Bar Gianni eh. Mica son scemo, che già me lo sono perso qualche mese fa a Verona, ed avevo pure il biglietto gratis per sentire Jon Spencer, e infatti il tizio che era venuto da Torino mi ha detto sei un coglione, hai il biglietto gratis e non vai a sentirti Jon Spencer fare woooooaaaahhh. Lo so che sono un coglione, ma come vedi ora sono qui, mica me lo lascio scappare un concerto di Jon Spencer gratis dopo che non l’ho visto a Verona. Secondo te me lo perdo? Poi si sta così bene a Parma.

È iniziata così bene questa serata strana a Parma. Siam saliti in bus e tutti e sette avevamo il biglietto e i controllori ci han fatto pure i complimenti. Oh, pensa te quanto si sta bene a Parma che i controllori ti fanno pure i complimenti.

Dicevo, è iniziata così bene, saranno mica le due gocce di pioggia a rovinarla questa serata. Che lo si sa da quattro giorni che stasera piove a Parma, che anche se piove, avranno messo un telo sul palco, figurati. Si sa da quattro giorni che piove, e vuoi che in una città dove i controllori ti fanno i complimenti, vuoi che non abbiano un telone sul palco?

No, in effetti il telone sul palco non c’era. E ora comincio a pensare che a Parma, forse, non è che si sta così bene. Che qualcuno l’ha pure detto in bus,  che a Parma non è che si sta così tanto bene. E una tizia di Oristano – pensa te, sei in bus a Parma e c’è una ragazza di Oristano sul bus, che strano – questa tizia dice che a Parma si sta bene, sempre meglio che a Oristano insomma.

Sai cosa, ora comincio ad avere qualche dubbio.

Che qua mi sa che stanno smontando il palco. Tolgono tutto. Tolgono tutto per due gocce di pioggia. Ma mica se la danno per vinta eh. Pensa te, con tutta la gente che è venuta qua per sentire il microfono in saturazione di Jon Spencer ora, secondo te, vuoi che non suonino per due gocce di pioggia che si sapeva da quattro giorni che doveva piovere?

E infatti Jon Spencer ha una splendida idea. Oddio, splendida mica tanto. Magari un’idea un po’ strana. Suonare sotto il telone del Bar Gianni.

Che suonare sotto il telone del Bar Gianni, quello li, giallo, vecchiotto, un po’ bruttino, ecco, suonare li sotto quel telone sarebbe come quando al Bar Centrale fanno il karaoke con l’artista del paese che suona con dietro le sue locandine con su scritto domani gran serata di karaoke con Christian T.

Che Christian T mica te lo fa ffffffffffffff al microfono e tu mica puoi fare woooooahhh quando canta Christian T. O forse qualcuno lo fa, ma di certo non c’è gente che scavalca il Tirreno per andare a vedere Christan T al Bar Sport o al Bar Centrale.

Però mi sa che non suonano nemmeno sotto il telone. Di montato non c’è niente, Jon Spencer è al telefono, quell’ubriacone di Russel Simins stringe mani e fa cenno di tagliare la gola. Che non so se voleva tagliare la gola a Gianni o voleva dire che rischiavano di schiattare. Comunque quel Whattafuck e il So Sorry di Jon, cazzo, mi danno da pensare che forse qui a Parma, non è che si sta cosi tanto bene.

E infatti dopo mezz’ora di scenetta sotto quel telone li, quello giallo e un po’ bruttino, se ne vanno. Una cosa un po’ strana, però se ne vanno. Pensa te, l’altra volta avevo il biglietto gratis, stavolta il concerto era gratis, e Jon Spencer non lo vedo nemmeno stavolta.

Che tu dici, vabbè, magari stanno provando a vedere se il palco è asciutto, e invece no. Finito, a nanna, Russel Simins con gli occhiali a specchio a mezzanotte se ne va. Se ne va pure Jon Spencer. Niente wooooaahhh, niente ffffffff e niente concerto. Che si stava cosi bene a Parma guarda, che se avessero anche suonato, magari sarebbe stata una serata meno strana. E invece niente wooooaaaah e niente microfoni in saturazione. Solo le balle in saturazione.

Guarda, io non ne sono tanto sicuro, però mi sa che alla fine a Jon Spencer, a Parma, le cose, mica gli sono andate molto bene.

Infamare Jon Spencer: ha duettato con Eros Ramazzotti su questa canzone

Ogni dramma inventato riflette un dramma che non s’inventa. Epitaffio per il teatro Duse di Bologna

Ciò che ho sempre trovato di più bello a teatro, sentenziava Baudelaire, è il lampadario.

Brutta storia, pensarono i bolognesi: l’Arena del Sole neanche li aveva.

Poco male, hanno invece pensato gli amministratori della cultura nostrana: tanto li facciamo chiudere tutti.

Personalmente non sono mai stato un grande frequentatore di teatro. come circa l’80% dei miei coetanei. In realtà di under-50 che frequentano le arene se ne vedono proprio pochi. fatta eccezione certo per le scolaresche portate a vedere la giara o la patente di pirandello. ever green della fuga per una mattinata dalle aule.

Anyway.

Il nuovo anno ha portato a bologna la grande novità della chiusura del Duse. stesso amaro destino sulle note di nuovo cinema paradiso era già capitato ai teatri La Soffitta, San Martino, Comunale e Teatro 1763. Vuoi che sia chiusura coatta, vuoi che sia taglio fondi, l’omicidio rimane comunque preterintenzionale. Qui i dettagli dell’ultimo atto della sua storia.

L’autogestione da parte di compagnie volenterose rimane l’ultima bombola di ossigeno possibile per queste istituzioni della cultura classica, e non siamo certo qui a fare della retorica sulla supremazia artistica del teatro rispetto al cinema (cosa che oltretutto non penso). Semplicemente segnaliamo l’ennesimo sopruso ai danni delle attività culturali e ricreative imposto da chi dovrebbe governare e migliorare le nostre città.

Nonostante l’Osservatorio dello spettacolo della SIAE si sia affrettato a dire che nello scorso anno gli spettatori teatrali siano aumentati ben del 4,8%, siamo inequivocabilmente di fronte ad un collasso inarrestabile. La gente semplicemente non va a teatro. Non è comunque mia opinione che intervenire sulla quantità sia più intelligente che operare sulla qualità.

Chiudere alcuni teatri per preservarne altri non è più efficace che migliorare (abbassando magari i prezzi) i programmi di chi già opera nel settore. E’ la solita storia della lunga coda di Chris Anderson. Meglio tanti che promuovono a poco, piuttosto che pochi accentratori. Meglio tanti Oscar Wilde messi su dalle compagnie scolastiche, che poche Coefore imbastite per vecchiardi nostalgici.

Domenica sono andato al Duse a vedere la rappresentazione del malato immaginario di molière. L’ultima volta che lo vidi avevo meno anni di un qualunque governo prodi, e l’unica cosa che ricordi erano i mikado della bambina coi capelli rossi di fianco a me. alla fine l’oscuro processo di rielaborazione dei ricordi di un bambino mi ha fatto credere per anni che Argante in realtà volesse solo degli snack al cioccolato per sentirsi meglio. Comunque sia, domenica  l’opera è stata messa in scena da una compagnia indipendente (Teatroaperto) che ha in programma ancora un paio di rappresentazioni. Tra l’altro c’è Guido Ferrarini, uno spettacolare incrocio genetico tra Benny Hill, l’orso Yoghi e il Piccolo aiutante di Babbo Natale.

Eravamo in 27.

Domenica 13 marzo sarà la volta de Il cardinale Lambertini, vera istituzione della commedia bolognese. Dopo questo ultimo tentativo di respirazione bocca a bocca, il Duse chiuderà, forse per sempre. Io ci andrò. Piuttosto che inviare SMS di solidarietà ai terremotati di turno per arricchire non si sa bene chi, un gesto civico verso la grassa e spesso troppo stupida città che ci accoglie potrebbe dare più soddisfazione.

Merda!