Quando avevo poco più di 12 anni, un compagno di classe mi chiamò da lui per farmi vedere una cosa incredibile. “Roba forte, non sono sicuro sarai in grado di apprezzarla”. Salutai mia madre in tutta fretta e saltai rapido sulla BMX, pedalando a più non posso, smosso da una curiosità innata che era stata stuzzicata nei suoi punti di pressione più sensibili. Le ipotesi si alternavano veloci nella mia testa mentre dribblavo le auto lungo la strada di periferia che separava le nostre case. Una Magic rarissima, in edizione limitata per il mercato nordeuropeo? Un manga ultraviolento ancora inedito nel nostro negozio di fiducia? Il corpo di un qualche animale alieno nascosto alle autorità? Arrivai trafelato nel cortile di casa sua, gettai la bici sul vialetto di ghiaia e corsi le scale saltandone a due a due (trovandomi regolarmente l’ultimo gradino singolo a rovinarmi il ritmo, maledette rampe con scale in numeri dispari). Arrivato nella sua stanza trovai una scena torbida che ancora oggi mi fa svegliare nel sonno orrendamente sudato. Con le braghe un pò calate il mio ormai ex-amico mi invitava a vedere un VHS pornografico, più dettagliatamente di genere “geriatric”, chiamato “Geriatric Valley Girl”. La storia in sostanza girava intorno a delle arzille vecchiette che facevano roba ai ragazzini di un liceo americano. Non ho mai voluto indagare su come si fosse procurato quel video, nè sul perchè volesse condividere con me quel momento di cameratismo preadolescenziale. Ciò che conta, è che per gli anni a seguire, la mia considerazione degli anziani è stata irrimediabilmente contaminata dalle immagini di quello spogliatoio della palestra. Non riuscivo nemmeno a cedere il mio posto sul bus ad una vecchia, senza pensarla invischiata in qualche becera pratica contorsionistica finalizzata al demolire in toto il fanciullesco rispetto giovane-anziano.
Questo fino a venerdì sera.
La redazione di (this) nella sua quasi completezza si è infatti recata al Bronson di Madonna dell’Albero (RA) per vedere il concerto-evento dei Sonics, gruppo garage rock con alle spalle più di 50 anni di carriera musicale, finalmente riunito e proposto alla platea più eterogenea che abbia mai visto. Già un’ora prima dell’apertura dei cancelli, ragazzini ribelli trotterellavano vicino ai genitori nostalgici che attendevano di vedere la band della loro gioventù; gruppi di commercialisti con passato da rocker stiravano sulla pancia il vecchio giacchetto di pelle riesumato per l’occorrenza, ormai troppo stretto per non evidenziare gli anni a sgobbare su una scrivania; hipster pettinatissimi commentavano saggi il suono fuzz dei primi album degli anni’60, mentre sessantenni spaesati guardavano increduli i loro alter-ego-40-anni-dopo con non poca apprensione. Dentro il locale, una vecchia signora americana davvero troppo simile alla mia insegnante di educazione artistica spacciava cd e magliette, dispensando sorrisi educati che ti aspetteresti più dalla tua salumiera che dalla venditrice di gadget e memorabilia. Tutto sommato, comunque, mi ispirava abbastanza fiducia dal non immaginarla intenta in pratiche sessuali perverse e immorali.
Il live è stato aperto dai bolognesi Tunas, highlander del garage rock bolognese che hanno dato per l’ennesima volta prova del proprio talento e della loro abilità nel far sembrare semplice lineare e naturale tutto ciò che non lo è. Poco meno di un’ora di live, e altra bandierina piantata nel loro già eccezionale palmares di collaborazioni live, una su tutte quella con i Buzzcocks di qualche anno fa. Il tempo di una birra da 0,3 a 5 euro e sul palco cominciava a muoversi qualcosa. “Un girello” per qualcuno. “Un polmone d’acciaio” per altri. L’ironia si spreca sempre quando ci sono i Sonics di mezzo. D’altra parte, un gruppo che con due album all’attivo in 50 anni di carriera (non contiamo gli innumerevoli singoli, cover e compilation) è arrivato ad essere un’icona del genere, al pari di Fuzztones e Wailers, non può che stimolare commenti di amore/odio. Gli scettici che temevano saltassero dentiere e cateteri durante i pezzi più tirati come Cinderella, Psycho o Strychnine sono rimasti piuttosto delusi. Una carica come quella espressa dalla band di Tacoma non la si vedeva da un bel pezzo, e chi si aspettava tutti i singoloni non è rimasto deluso (l’unico lasciato fuori è risultato alla fine Do You Love Me, comunque cover dei Contours). Un’ora e mezza di live dall’intensità sempre crescente, dove il nuovo bassista (comunque ultrasessantenne) e il tastierista si sono alternati alle voci con perfezione chirurgica. Lo show non ha deluso nessuno. Adulti pogheggianti e signore applaudenti compresi. Unico neo forse il sassofonista che pensava più a promuove il nuovo cd o le magliette tra una canzone e l’altra piuttosto che virtuoseggiare come comunque sa fare. “A chi compra una maglietta regaliamo un cd!” urlava roco con fare da venditore di ortaggi al mercato del sabato.
Marketing a parte, comunque, il messaggio è stato devastante. Un nuovo cd dopo 30 anni di silenzio? Cercando nella rete si trovano ben pochi commenti e recensioni su questa registrazione, e quel che si trova non prescinde dalle critiche su età, poca originalità e paraculaggine. Tutto vero. Oltretutto sono 8 canzoni di cui 4 live delle solite note. Ma le prime 4 no. Le prime 4 sono eccezionali ruggiti del leone anziano, che vuole ricordare ai giovani che il synth pop è roba di cui ci dimenticheremo presto e l’indie pop è roba da ascoltare da H&M mentre ci proviamo una sciarpa e nulla più. Bad Attitude ha una linea di chitarra elementare ma davvero efficace su cui Roslie strazia le proprie corde vocali manco avesse 25 anni. Don’t Back Down strizza l’occhio ai Rolling Stones e al blues rock 70’s in un quattro quarti che scivola via senza stanchezze e virtuosismi di chi vorrebbe rinnovare un genere che ha contribuito a creare. La dissonante Vampire Kiss è forse la più contaminata dalla musica degli ultimi decenni ma risulta comunque per chi scrive una perla da insegnare a chi vuole avvicinarsi al mondo della chitarra blues.
La combo live+nuovo album, in sostanza, ha convinto chiunque fosse presente che i Sonics non sono quei dinosauri che si vuol far credere (la performance al Festival Beat di due anni fa pare non fosse stata all’altessa delle aspettative). Grinta, autoironia e capacità di saper gestire un tesoretto in effetti piccolo vista la lunga carriera, ma comunque immortale. Io, per quel che può contare, oggi ho ceduto il posto sul bus ad una vecchietta. Ho pensato fosse una amabile nonnina che andava dai nipoti a portare dolci presi al mercatino di Santa Lucia. Niente roba strana. Niente incubi la notte. La terza età si può reinventare al suono di una pentatonica maggiore. Basta rimanere fedeli alla linea. Ed evitare di scimmiottare roba che ormai è per altre generazioni. Le vecchie pornostar e Axl Rose sono avvisati.
big up per Axl Roses!